Si tratta di una elaborazione di Visual Capitalist su una analisi della banca d’affari londinese Standard Chartered.
L’obiettivo è provare a immaginare come sarà la classifica del PIL mondiale (aggiustato per il valore d’acquisto) nel 2030.
Negli ultimi anni la globalizzazione e la rapida crescita dei Paesi emergenti hanno cambiato le gerarchie nell’economia mondiale. Ciò è successo più in fretta di quanto fosse accaduto nel Dopoguerra, quando la grande crescita economica aveva coinvolto solo l’Ovest e il Giappone.
Naturalmente ha una influenza anche l’aumento demografico. I Paesi con una crescita maggiore delle nascite sono destinati anche ad avere un PIL che salirà più in fretta.
È anche per questo che è l’Asia la vincitrice del prossimo decennio. Rappresentava nel 2010 il 20% del PIL mondiale, divenuto il 28% nel 2017, ma sarà il 35% nel 2030.
A scivolare indietro Paesi come USA e Germania.
Economia mondiale, l’Egitto crescerà più di tutti
Gli USA passeranno dall’attuale secondo al terzo posto nel 2030. Passerà da un PIL di 19 mila miliardi a uno di 31 mila. Ma nel frattempo la Cina, sempre prima, arriverà a 64.200, partendo da 23.200. E l’India supererà gli americani con uno spettacolare aumento da 9.500 miliardi di dollari a 46.300. Ovvero con un +387% in 13 anni.
Del resto sono le città indiane quelle che, con una crescita annuale del 8-9%, saranno protagoniste del prossimo decennio. Città forse sconosciute in Europa, da Nagpur a Rajkot a Surat, ma che saranno sempre più decisive per l’economia mondiale.
Al quarto e quinto posto vi saranno due grandi Paesi musulmani, Indonesia e Turchia. Che scavalcherano il Brasile.
Ma è l’Egitto, trainato anche dalla crescita demografica, che avrà l’incremento maggiore: +583% che lo porterà da un PIL di 1.200 miliardi a uno di 8.200.
Supererà la Russia, che a sua volta sopravanzerà Giappone e Germania, che saranno solo noni e decimi, con progressi del 33% e del 64%.
Non pervenuti tra i primi dieci Italia, Regno Unito, Francia. Non è e soprattutto non sarà più il tempo dell’Europa, a quanto pare.
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