Crisi economica: a che punto siamo. Di Gobettiano
Le opinioni orientate a ritenere che il peggio della crisi sia passato cominciano ad essere numerose I segnali continuano ad essere altalenanti e si verifica lo strano fenomeno di andamenti delle borse mondiali che si muovono positivamente anche solo per la comunicazione di notizie economiche solo meno peggiori del previsto. Non a caso quello delle borse è un tema toccato all’inizio. In genere le borse tendono ad anticipare i cicli economici e quindi una borsa effervescente dovrebbe essere un segnale positivo.
Le cose stavolta pare non stiano così e lo si comprende guardando ai fondamentali dell’economia ed ai fondamentali di molte aziende quotate per farsi venire dei dubbi. E dubbi ancora più pesanti se teniamo presente che le stratosferiche iniezioni di liquidità immesse nel sistema da Stati e Banche Centrali, le inizioni di capitale che molte banche hanno ricevuto non sono riuscite a smuovere il flusso dei finanziamenti a privati e ad imprese, come sta accadendo nell’eurozona, rimane assai fiacco. Ed il cerchio si chiude, come sostengono molti economisti, con la considerazione che la liquidità iniettata nel sistema sia stata utilizzata da banche ed investitori per operazioni in borsa o di mera finanza.Diventa allora non casuale il focus che la SEC (la CONSOB americana) ha acceso sulle attività di ‘flash trading’ e di ‘dark pool’ tipiche attività finanziarie sofisticate ed‘innovative’riservate a poche e selezionati grandi banche e/o investitori.
Analoghe considerazioni possono essere riferite alla Cina, paese la cui dinamica economica era ed è ritenuta ben più favorevole rispetto alle economie occidentali anche durante questi mesi di crisi. Ed infatti, la liquidità immessa in quel mercato dalle autorità non ha inciso sul rapporto prestiti/depositi rimasto invariato al 66% il che, in automatico, vuol dire liquidità investita in attività finanziarie tra cui la borsa.
Derivanti da attività finanziarie i rilevanti utili di Goldman Sachs e di altri istituti americani. Ed il mercato americano presenta la ‘stranezza’ di un gruppo di banche che hanno ricevuto fiumi di quattrini dall’amministrazione che riservano ancora bonus principeschi ai manager (vedi grafico di seguito) ed una platea di decine e decine di banche in cattive acque come evidenzia anche un grafico elaborato dall’Agenzia federale FDIC. Il livello dell’occupazione rimane ai livelli del 76 con i consumi che non si riprendono
[ad]Girovagando per il pianeta, un’altra economia che sta soffrendo è quella giapponese dove le rondinelle di un lieve rialzo del PIL ed un piccolo incremento mensile nel volume delle esportazioni trovano bilancio in un incremento della disoccupazione e nei prezzi che scendono. Temi a cui il Giappone è ipersensibile essendo stato protagonista del “decennio perduto” ad indicare la durata della crisi di deflazione e stagnazione che flagellò il Giappone negli anni 90. Neppure il panorama europeo è ben messo. Se i modesti aumenti del PIL trimestrale di Francia e Germania possono ascriversi alla ricostituzione delle scorte da parte delle imprese, anche qui è in corso la fase positiva delle borse che però di accompagna ad un sistema bancario che non alimenta la domanda di finanziamenti di privati ed aziende inclusa l’italia. Vale la pena esaminare l’intervento del Governatore Draghi al Meeting di CL a Rimini. A fronte le dichiarazioni del Presidente dall’ACRI Prof. Giuseppe Guzzetti rilasciate sempre al Meeting di CL a Rimini. Questi rassicura che le banche italiane sono impegnate allo spasimo per fare tutto il possibile ed invece crescono i depositi ‘overnight’ delle banche italiane presso la Banca Centrale Europea. Che non sono affatto la conferma delle parole del Prof. Guzzetti. I depositi ‘overnight’ sono remunerati ad un tasso dello 0,25% ma questa destinazione che le banche conferiscono alla liquidità potrebbe voler dire che il sistema bancario non crede finita la crisi e teme aumenti di incagli ed insolvenze dovuti alle difficoltà che le aziende incontrano. Chissà se le strutture di monitoraggio dell’attività bancaria istituite dal Ministero dell’Economie presso le prefetture se ne sono accorte.
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[ad]L’economia mondiale insomma pur essendo cessati i cali drastici del PIL non è fuori dalla fase di difficoltà e non lo è a livello globale il che potrebbe introdurre il tema del ‘decoupling’che ci porterebbe forse troppo lontano. Ma finiti i crolli, peggiora la disoccupazione.
Guardando alle vicende di casa nostra, Quanto alle banche, non si può certo sostenere che il sistema stia facendo il massimo come lo stesso Governatore Draghi ha osservato ma non va neppure sottovalutato che ogni banca ha il sacrosanto diritto ed il dovere nei confronti degli azionisti e del paese di effettuare le confacenti attività istruttorie preliminari a richieste di fido, rinnovi, ampliamenti e quant’altro. Ogni incaglio, ogni insolvenza verificatasi o ragionevolmente prevedibile, impone che vengano costituiti degli accantonamenti finalizzati ad ammortizzare le perdite su crediti che dovessero consuntivarsiancando ad incidere su redditività e patrimonio.
Per il resto è del tutto ragionevole pensare che accada, magari in misura diversa, l’aumento della disoccupazione. E’ un effetto ritardato degli effetti delle cadute del PIL ed in Italia ritardato anche per i benefici della struttura sociale e delle tradizioni del paese. Si tratta di una preoccupazione espressa in varie sedi in sede confindustriale e di Centri Studi e motivata, per l’appunto, dagli scenari economici di cui fin qui. Torna, quindi, a riproporsi con prepotenza il tema degli ammortizzatori sociali che, data la composizione attuale del mercato del lavoro, ha mostrato parecchi limiti lasciando fuori da tutele un cospicuo numero di lavoratori pur considerata la cassa integrazione in deroga ed ogni altro strumento messo in campo.
Un’ultima notazione si impone. L’ISTAT oltre a certificare cali nei consumi interrotti dal piccolo rialzo di Agosto a conferma di quanto espresso dalle organizzazioni del commercio, ha recentissimamente emesso un comunicato sulla diminuzione dei prezzi alla produzione pari a ben il 7,5% rispetto al Luglio 2008. Non è un buon segno in ogni caso. Peggiore leggere che la medesima ISTAT ha segnalato un’inflazione che dopo lo zero di Luglio, è in crescita dello 0,4% ad Agosto. L’incremento sarebbe dovuto ai prezzi dei carburanti ed energetici ed ai prezzi dei servizi. Mettendo insieme il dato con la media dell’inflazione dell’€urozona che si attesta al-0,2% abbiamo l’immediata percezione della diversità nell’elasticità e nell’efficienza del sistema dei prezzi italiano rispetto a quelli europei. Le diversità sono dovute soprattutto alla molto maggiore apertura dei mercati europei rispetto al nostro, alla maggior concorrenza ed alla maggiore libertà dei mercati. Le riflessioni, i dibattiti, gli studi, le analisi in tema si sprecano. Come efficace contributo al contrasto della crisi, forse sarebbe utile passare alla realtà concretandoalmeno qualcuno degli interventi che da troppo tempo il paese attende.
di Gobettiano ed il suo omonimo Blog su “LaStampa.it”.