Il Presidente americano Biden ha invitato il suo omologo ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Washington: il 30 agosto, Zelens’kyj visiterà la Casa Bianca. Cosa c’è di strano in due leader nazionali che si incontrano? Nulla. Ma se parliamo di Stati Uniti e Ucraina, sappiamo che non si può tralasciare la Russia. Scopriamo quindi le implicazioni di questa visita tutt’altro che casuale.
Un passo indietro
Siamo nel 2014 e a febbraio il presidente ucraino Viktor Janukovyč è stato estromesso dal suo ruolo a seguito di forti tensioni sociali, sfociate nelle violenze dell’Euromaidan.
Janukovyč era un alleato di Putin e, in risposta a quello che i russi vedono come un golpe ordito dai pro-Unione Europea, inviano truppe per rispondere alle richieste di aiuto delle autorità locali della Crimea.
Senza entrare troppo nello specifico, la Crimea è una regione della Ucraina a maggioranza etnica russa e a cui erano garantite delle autonomie maggiori rispetto al resto del Paese.
La secessione della Crimea e l’annessione alla Russia
In questo clima rovente, l’undici marzo la Crimea e Sebastopoli (la capitale della regione e città federale, ovvero con una maggiore autonomia rispetto alle città “normali”) unilateralmente, dichiarano la propria indipendenza.
Questo avviene con 78 voti a favore su 100 nel Parlamento della Crimea. Il 16 marzo successivo, si tiene un controverso referendum, i cui quesiti erano
- Sei a favore del ricongiungimento della Crimea con la Russia come soggetto federale della Federazione Russa?
- Sei a favore del ripristino della Costituzione del 1992 e dello status della Crimea come parte dell’Ucraina?
Tra mille polemiche, accuse di brogli e minacce, la prima opzione vince con il 95,32% dei voti. La Russia accetta il risultato di buon grado e due giorni dopo, Putin e i rappresentanti della Crimea e di Sebastopoli firmano il “Trattato tra la Federazione Russa e la Repubblica di Crimea sull’adesione alla Federazione Russa della Repubblica di Crimea”.
Seguono tensioni politiche, minacce di una nuova Guerra Fredda, morti tra i civili e destabilizzazione del Paese, che “perde” anche varie regioni dichiaratesi autonome”.
Un altro passo indietro (meno lungo)
Siamo nel 2019, che anche se sembra distante secoli per via della pandemia, era solo due anni fa.
Mentre in Italia siamo ancora nel pieno del Governo Conte gialloverde, in Ucraina un personaggio televisivo viene eletto presidente. Volodymyr Zelens’kyj decide di svestire i panni di comico, attore, sceneggiatore e regista e si candida alla presidenza del Paese.
E vince.
Chi è Volodymyr Zelens’kyj?
Filo-europeista, fonda il partito Sluha Narodu (Servitore del popolo) sulla scia del successo del suo programma televisivo dallo stesso nome. Subito in testa ai sondaggi di gradimento, vince le elezioni con il 73,22% dei voti e il 20 maggio presta giuramento.
Senza dilungarci troppo nel suo mandato presidenziale, ecco alcune informazioni utili all’articolo:
- ha supportato il movimento di protesta dell’Euromaidan
- ha sostenuto le truppe ucraine nella lotta ai separatisti nel Donbass, anche finanziando un battaglione di volontari
- durante la campagna per le presidenziali, supporta l’ingresso dell’Ucraina come membro dell’Unione Europea e della NATO ma solo tramite voto popolare
Per quanto riguarda la Russia, ha dichiarato di volersi impegnare a trattare con Putin per porre fine alla guerra in Donbass. Con Putin, perché ritiene che i separatisti siano suoi burattini e quindi non avrebbe senso parlare con loro.
Inoltre, ritiene che la Crimea possa realisticamente tornare all’Ucraina solo dopo un cambio di regime in Russia.
L’Ucrainagate
Se parliamo di Stati Uniti, ormai non possiamo non finire a parlare di Donald Trump. Senza ripetere le ben note accuse di interferenze da parte nei russi nelle elezioni che lo hanno visto vincitore, apriamo un altro capitolo di quella storia.
L’Ucrainagate è lo scandalo politico che ha visto coinvolti Trump, vari membri del suo staff, i Biden, Zelens’kyj e in misura minore anche la Russia.
L’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, e il procuratore generale William Barr, hanno fatto pressioni sull’Ucraina (ma non solo) per “convincerli” a screditare gli avversari politici del presidente. Prima fra tutti Joe Biden.
Per merito di una denuncia presentata da un’agente della CIA nell’agosto 2019, sappiamo che durante una telefonata (il cui testo è pubblico) tra i due presidenti, Trump avrebbe chiesto al suo omologo di indagare sul figlio di Biden.
Hunter Biden e l’impeachment di Donald Trump
Il figlio di Biden in questione è Hunter Biden, membro del Consiglio di amministrazione della Burisma Holdings dal 2014 al 2019. Questa società opera nel mercato del petrolio e del gas con particolare riferimento all’Ucraina.
Trump, aveva attaccato Joe Biden accusandolo di aver fatto licenziato un procuratore ucraino che stava indagando su illeciti commessi dal figlio. Tuttavia, non esistono prove di questi illeciti e Hunter Biden non era neanche sotto alcuna indagine.
Per forzare la mano su Zelens’kyj, Trump aveva bloccato l’invio di aiuti finanziari e militari al Paese, impegnato nella continua guerra-non guerra con la Russia.
Questa storia ha poi portato all‘impeachment del presidente.
Perché Zelens’kyj visiterà la Casa Bianca?
La risposta banale sarebbe che è stato invitato ma in politica nulla è banale. Gli Stati Uniti e la Germania stanno per annunciare un accordo sul gasdotto Nord Stream 2. Questo fatto preoccupa l’Ucraina che sperava di non venire lasciata da una parte, con il vicino russo sempre più forte.
Questo accordo si contrappone a quello siglato da Germania e Russia e che la Casa Bianca ha definito “un progetto geopolitico del Cremlino che minaccia la sicurezza energetica europea”. Nei piani di Biden, questo accordo dovrebbe servire il duplice scopo di rassicurare l’Ucraina e non ostacolare il ripristino dei rapporti con il partner tedesco, ai minimi storici dopo l’era Trump.
Come dire “Ucraina, non ci siamo dimenticati di te”. Però questo accordo lascia comunque inquieti i Paesi dell’Europa orientale che temono sempre di più l’espansionismo russo e accusano la mancanza di discussioni sulla loro sicurezza nazionale nell’accordo.
Il clima intorno alla visita
L’Ucraina teme che la data della visita, non coincida casualmente con il blocco dei lavori del Congresso americano. Questo impedirà a Zelens’kyj di incontrare i suoi alleati al Congresso e avere colloqui con gli oppositori all’accordo con la Germania.
Un consigliere di Zelens’kyj ha dichiarato che se il gasdotto fosse stato attivo già nel 2014, la Russia avrebbe conquistato ancora più terreno nel loro Paese.
Ora, il gasdotto Nord Stream 2 permetterebbe al gas russo di non passare attraverso l’Ucraina e quindi farebbe perdere un’importante leva politica al Paese.
In sostanza, una visita che promette scintille.