Atti persecutori: reato e significato, quando c’è l’assoluzione

Che cos’è il reato di atti persecutori (o stalking) e quali sono le finalità della sua previsione normativa. Che cosa può fare la vittima per tutelarsi.

Atti persecutori: reato e significato, quando c’è l’assoluzione

Il reato di atti persecutori, anche comunemente detto reato di stalkingsegue una disciplina introdotta abbastanza recentemente nel Codice Penale (con la legge n. 39 del 2009, che lo ha inserito all’art. 612 bis). Vediamo di seguito di che si tratta e quali sono le finalità di tutela della persona vittima di questa condotta illecita.

Atti persecutori: qual è la finalità della previsione di tale reato

Il legislatore ha ritenuto opportuno l’inserimento di questo illecito specifico, nel sistema del Codice Penale, al fine di proteggere in modo più deciso, tutte quelle persone – negli ultimi anni in netto aumento – che ricevono o hanno ricevuto atti di violenza persecutoria ed aggressione personale. Infatti, precedentemente, tali comportamenti erano ricondotti ad altri differenti illeciti (come ad esempio al reato di minaccia). Mancando in passato una esplicita previsione normativa, è chiaro che tutela e risposta sanzionatoria non erano adeguate.

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Atti persecutori: come si manifesta la condotta illecita

Dicevamo appunto che sinonimo di atti persecutori è la parola inglese “stalking”. Essi si realizzano attraverso tutta una serie di comportamenti che hanno la finalità di invadere indebitamente la sfera privata altrui. Ad esempio i pedinamenti o le telefonate continue. Essi danneggiano la vittima del reato, in quanto ne minano la libertà; e la pongono in uno stato di soggezione psicologica e di paura per la propria salute psicofisica.

Tali condotte fondamentalmente sono integrate da minacce o molestie (e infatti in passato tale illecito era ricondotto a quelle fattispecie di reato specifiche). Per minaccia, intendiamo il promettere alla vittima un futuro male ingiusto, che mette quest’ultima in uno stato di paura e di timore. Con il termine molestie intendiamo invece una serie di atti finalizzati a pregiudicare la condizione psichica della vittima. È da chiarire che il reato di atti persecutori è caratterizzato da una condotta ripetuta nel tempo. Ciò significa che l’eventuale ipotesi di un solo atto di minaccia o molestia, integrerebbe il mero delitto di minaccia o la contravvenzione della molestia o disturbo alle persone.

Inoltre il legislatore, al fine della sussistenza di tale reato, prevede che dagli atti persecutori ripetuti ed insistenti, deve conseguire almeno uno dei tre eventi seguenti: un grave disagio psichico e paura, oppure un fondato timore per la propria incolumità o, ancora, la modificazione – indotta dall’esterno – delle proprie abitudini di vita e della propria libertà.

Atti persecutori: querela e la questione dell’assoluzione

Il reato in oggetto segue la regola della punibilità, attraverso querela della persona offesa, la quale deve attivarsi e rivolgersi all’autorità giudiziaria per segnalare gli atti subiti e chiedere tutela. Ciò salvo i casi, particolarmente gravi, in cui si procede di ufficio. Vale a dire i casi di reato commesso verso un minore degli anni diciotto o una persona disabile o reato connesso con un altro per il quale si deve procedere d’ufficio).

Per quanto riguarda la questione di una eventuale assoluzione dello stalker, ovvero il soggetto che ha posto in essere reiterati atti persecutori, sarà cura della vittima portare in giudizio tutti gli elementi probatori idonei ad incastrare l’autore del reato (telefonate, messaggi, foto e video dei pedinamenti ecc.). I quali sono idonei – da un punto di vista oggettivo – a integrare la condotta di stalking. In mancanza di prove concrete, si aprirebbe la strada dell’assoluzione. La vittima dovrà cioè dimostrare che tali atti hanno prodotto uno dei tre eventi suddetti, i quali hanno alterato in modo lesivo il suo status psicofisico.

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