A pochi giorni dall’auto-proclamazione di Juan Guaidò a presidente del paese continua lo scontro politico in Venezuela. Il contesto è quello di continue tensioni di piazza. Ma anche di un allargamento su scala globale della crisi politica in corso. Un contesto in cui a contare sono sempre più anche le volontà della comunità internazionale. Il contestato Presidente del paese Maduro ha infatti dispiegato nel paese numeroso materiale bellico ricevuto dalla Russia. In una mossa che oltre a cautelarsi dal punto di vista militare, mette in chiaro come il paese non si trovi isolato a livello diplomatico.
Venezuela, ultime notizie: le mosse di Maduro
Maduro ha affermato di essere vittima di una “guerra economica” mossa da Washington nei suoi confronti. L’erede di Chavez ha inoltre ribadito la sua posizione sulla crisi. Questa legge nell’auto-proclamazione di Guaidò nient’altro che un tentativo di golpe promosso dagli Stati Uniti. Golpe che sarebbe stato architettato in particolare da figure come John Bolton. Parliamo dell’attuale Consigliere per la Sicurezza Nazionale del paese. Inoltre, l’enfasi sulla dimensione bellica sembra avere lo scopo di intimorire le opposizioni. Vale a dire, a ricordare chi detenga nel paese il monopolio della forza e la fedeltà delle Forze Armate. L’esercito di Caracas terrà dal 10 al 15 febbraio prossimi nuove esercitazioni militari.
Secondo Maduro, le cui parole sono state riportate dall’agenzia Reuters, sarebbe in corso anche un tentativo di seminare ribellione nell’esercito. Ciò avverrebbe tramite invio ai militari di decine di messaggi al giorno. Messaggi che inviterebbero alla diserzione, spediti attraverso piattaforme come Whatsapp. Da parte sua Juan Guaidò procede nel chiedere ai militari supporto verso la propria figura. Appellandosi alle Forze Armate affinché queste non intervengano nei confronti dei manifestanti. E allo stesso tempo, promettendo amnistia per tutti coloro che si siano “macchiati di crimini” sotto il governo Maduro.
Venezuela, ultime notizie: Guaidò cerca l’appoggio internazionale
Guaidò sembra però in questa fase essere interessato soprattutto a guadagnare il più ampio riconoscimento estero possibile. Nella giornata di domenica altri due stretti alleati degli Stati Uniti, Israele ed Australia, hanno riconosciuto la sua leadership. Nel frattempo, il già citato Bolton minacciava il Venezuela di risposta in caso di eventuali provocazioni. Sia nei confronti del personale diplomatico americano, sia verso l’autoproclamato nuovo presidente.
Inoltre, il presidente USA Trump ha nominato Carlos Alfredo Vecchio, noto nome dell’opposizione venezuelana, come referente diplomatico americano nel paese. Guaidò ha inoltre richiesto alle autorità inglesi di bloccare la possibilità per Maduro di accedere alle riserve auree custodite alla Banca d’Inghilterra. In ciò cercando di rendere plastico l’appello americano a “disconnettere” il Venezuela dalla comunità finanziaria internazionale.
Quanto sta avvenendo in Venezuela sta facendo emergere però anche una mutata configurazione dei rapporti di forza globali. Nonostante gli Usa abbiano richiesto alla comunità internazionale di prendere posizione nella crisi, accusando l’esperimento socialista venezuelano di aver portato l’economia del paese al collasso, Russia e Cina hanno infatti fortemente appoggiato Maduro. In particolare, durante il dibattito alle Nazioni Unite sulla situazione venezuelana.
Lo hanno fatto sia approfittando del loro potere di veto, sia rigettando insieme ai venezuelani l’appello a convocare nuove elezioni entro otto giorni. A lanciare l’appello, diversi paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna). Ma anche dalla maggioranza degli stati latinoamericani (tra cui non figurano però Messico, Bolivia e Cuba). Maduro si è scagliato con veemenza contro le nazioni europee, definite arroganti e accusandole di razzismo di stampo coloniale. Il Ministro degli Esteri Arreaza ha rincarato la dose, chiedendosi da dove derivasse per le nazioni europee in esame il potere di emettere simili ultimatum.
Venezuela, ultime notizie: la posizione allineata di Cina e Russia
Una coesione diplomatica, quella tra Cina-Russia e Venezuela, che è destinata a durare. Sia per ragioni geopolitiche (Mosca e Pechino hanno un forte scontro in atto con Washington), sia per ragioni economiche. La Cina ha infatti fortemente sostenuto il Venezuela negli ultimi anni attraverso ingenti acquisti di forniture petrolifere, fondamentali per la tenuta della sua economia. Mosca è invece il maggior partner in termini bellici di Caracas. Secondo alcune voci, smentite dal Cremlino, diversi consiglieri militari russi sarebbero già di stanza in Venezuela in questo momento.
La posizione delle Forze Armate sembra dunque essere la variabile decisiva per capire come evolverà la situazione. Non a caso finora la situazione economica emergenziale del paese non ha prodotto alcun cambiamento istituzionale. Questo nonostante i circa tre milioni di persone che hanno lasciato il paese negli ultimi anni e il tasso di inflazione schizzato fino al 10.000.000% quest’anno. Nella giornata di sabato però la defezione di un importante esponente delle Forze Armate venezuelane di stanza a Washington, Jose Luis Silva, potrebbe aver significato una rottura del consenso unanime dell’esercito nei confronti di Maduro. In attesa di prossimi sviluppi, per mercoledì e sabato prossimi sono in programma nuove manifestazioni da parte dell’opposizione.
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