Unione Europea divisa sullo stato di diritto

Un’Unione Europea divisa sullo stato di diritto, questo ciò che emerge dal secondo report annuale presentato martedì dalla Commissione. L’analisi condotta da Bruxelles ha evidenziato una situazione in complessivo peggioramento.

Il documento approvato dal Collegio dei Commissari mette nero su bianco le performance dei 27 membri in varie aree: sistemi giudiziari, meccanismi anti-corruzione, libertà e pluralità dell’informazione, bilanciamento e controllo dei poteri governativi.

I progressi mostrati da alcuni Paesi, tra cui Malta, Slovacchia e Romania, sono oscurati dalle forti preoccupazioni emerse per la svolta anti-democratica intrapresa da Polonia e Ungheria. In questi Stati, nell’ultimo anno, le fondamenta democratiche hanno vacillato. Il rapporto di Palazzo Berlyamont ha inoltre posto l’accento sulle nuove sfide alla democrazia emerse negli ultimi dodici mesi, come per esempio in Slovenia.

La pubblicazione del report avviene in un momento significativo per l’Unione Europea in materia di stato di diritto. Tra le priorità di Bruxelles figurati infatti sempre più spesso l’attuazione di misure volte ad arrestare la regressione democratica.

Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione Europea

Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione, ha affermato che l’Unione deve intensificare le misure per sostenere lo stato di diritto. Prendendo atto delle conclusioni del rapporto, la sovrintendente alla trasparenza ha sostenuto che “né l’Unione, né i membri sono immuni dalle forze che sfidano le fondamenta dei Paesi democratici”.

Stato di diritto: i promossi

Il documento ha illustrato i passi avanti compiuti da alcuni Stati membri, tra i quali figurano Malta, Romania e Slovacchia. La Commissione giudica positivamente il rafforzamento dell’indipendenza della magistratura avvenuto a La Valletta. I progressi di Malta sono da ricercare nell’attuazione delle riforme varate nel 2020.

Bruxelles approva anche l’azione intrapresa a Bucarest per porre rimedio alle riforme del triennio 2017-2019. Tali misure avevano avuto un impatto negativo sul sistema giudiziario e sulla lotta alla corruzione.

Stato di diritto: i rimandati

I Paesi finiti sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea sono numerosi. Dalla Polonia alla Slovenia, la lista di Stati membri che hanno ricevuto almeno un avvertimento dall’Unione è lunga.

Didier Reynders, Commissario per la giustizia, ha minacciato sanzioni finanziarie contro la Polonia se il Paese non si conformerà alle misure provvisorie della Corte di Giustizia europea. Una recente sentenza europea ha inoltre messo nero su bianco il fatto che la procedura disciplinare di Varsavia per i giudici viola il diritto europeo.

L’Unione ha espresso preoccupazione per la libertà di stampa in Slovenia. Il governo sloveno è accusato di influenzare i media e di far pressione sui giornalisti. Secondo il rapporto europeo, nel Paese degli orsi stanno aumentando le molestie e le minacce online nei confronti dei giornalisti. Il documento europeo ha evidenziato le conseguenze negative del mancato finanziamento alla “Slovenian Press Agency” (STA). Nel 2021 infatti, il governo presieduto da Ivan Janša si è rifiutato di sovvenzionare quella che è tradizionalmente considerata una solida fonte di notizie indipendenti.

Le accuse di Bruxelles a Budapest

Non sorprende che le critiche maggiori dell’Unione siano rivolte all’Ungheria. Da mesi Bruxelles e Budapest sono in rotta di collisione a causa di una serie di misure adottate dal governo ungherese. Le fondamenta democratiche dello Stato ungherese sono state messe in seria discussione soprattutto a causa di Viktor Orbán, che diversi analisti e commentatori politici non hanno esitato a definire “neo-dittatore”.

Il report di Palazzo Berlyamont ha posto l’accento soprattutto sulle carenze del sistema giudiziario. Secondo la Commissione, l’indipendenza dei tribunali ungheresi continua ad essere minata da provvedimenti finalizzati al controllo da parte del governo. 

Da Bruxelles filtra inoltre una crescente preoccupazione per la libertà di stampa. Il numero di intimidazioni contro giornalisti e media ungheresi è infatti in costante aumento.

La risposta ungherese

La replica dell’Ungheria alle accuse contenute nel rapporto non è tardata ad arrivare. Judit Varga ha affermato che il rapporto non si fonda su dati oggettivi e su un lavoro professionale, ma fa eco alle critiche di ONG prevenute nei confronti dell’Ungheria.

La titolare del dicastero della giustizia ha affidato a Twitter la propria risposta. “Le nostre intuizioni si sono rivelate ancora una volta corrette.” – ha scritto Judit Varga – “Il report fa parte di una campagna volta in cui lo stato di diritto non è un principio, ma un mezzo di estorsione.”

Le conclusioni del rapporto sullo stato di diritto

La relazione sul rispetto del Rule of Law ha evidenziato come la pandemia abbia costituito un banco di prova importante per i Paesi membri in termini di rispetto dello stato di diritto. Alcuni Stati hanno mostrato un certo grado di resilienza e sono stati capaci di mantenere alti standard democratici nonostante le misure d’emergenza per affrontare il COVID-19.

Al contrario, in alcuni Paesi si sono riscontrate profonde e preoccupanti violazioni. In certi contesti la pandemia ha addirittura acuito i problemi già esistenti nelle aree sotto osservazione. 

Emerge dunque un quadro molto frammentato all’interno dell’Unione Europea. Se alcuni membri sembrano ben avviati verso un rafforzamento e miglioramento del processo democratico, altri Stati hanno intrapreso il percorso inverso.

Anche per fermare tale tendenza, la Commissione auspica una proficua collaborazione con il Parlamento e il Consiglio dell’Unione, oltre che ovviamente con le singole capitali.