Perché il reddito di cittadinanza è incostituzionale
Nuove ombre si allungano sul reddito di cittadinanza in prossimità dell’esordio. La misura targata 5 Stelle – nella sua formulazione attuale – potrebbe rivelarsi incostituzionale.
Reddito di Cittadinanza: soggiornanti di lungo periodo
Il problema principale in questo senso è il paletto relativo ai titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo. Infatti, la Corte Costituzionale potrebbe intervenire sul requisito che impone agli stranieri extra UE di essere residenti da minimo 10 anni in Italia. E di questi 10 anni gli ultimi due devono essere consecutivi. In altre occasioni, limitazioni molto superiori ai 5 anni – periodo minimo per ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo – hanno incontrato la bocciatura degli alti giudici.
Dal punto di vista tecnico, fornisce delle puntuali precisazione l’Asgi (Associazione studi giuridici per l’immigrazione). Quest’ultima ricorda come diverse sentenze – in linea con la Costituzione – stabiliscano che le prestazioni riguardanti il sostentamento della persona non possano essere soggette a limitazioni di alcun tipo. A maggior ragione, non possono essere soggette a limitazioni riguardanti la nazionalità e il titolo di soggiorno.
Il Reddito di cittadinanza, tra l’altro, potrebbe finire anche sotto la scure della Corte di Strasburgo. Come è già accaduto quando l’Italia riconosceva l’assegno a sostegno delle famiglie numerose solo agli italiani. Anche la Corte Europea potrebbe voler dire la sua, dato che in teoria violerebbe alcune direttive di Bruxelles che impongono la parità di trattamento di soggiornanti di lungo periodo e cittadini degli stati membri.
Reddito di Cittadinanza: limiti ragionevoli
Ora, per Luigi Di Maio il reddito partirà comunque nel giro di un paio di mesi. Tuttavia, cresce la preoccupazione dei tecnici pentastellati. In un dossier, che per primo ha riportato il Sole24Ore, hanno evidenziato come la Corte Costituzionale abbia spesso rilevato che “le politiche sociali possono richiedere un radicamento territoriale continuativo e ulteriore rispetto alla sola residenza ma a patto che sia contenuto entro limiti non arbitrari e irragionevoli”.
Dunque, è semplice capire come la Consulta ritenga che: “lo status di cittadino non sia di per sé sufficiente al legislatore per operare nei suoi confronti erogazioni privilegiate di servizi sociali rispetto allo straniero legalmente risiedente da lungo periodo”.
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