Mercoledì 14 luglio, in Senato, si è iniziato a discutere circa l’approvazione del Ddl Zan. Fin da subito i toni, tra maggioranza ed opposizione, sono stati accesi e nessuna delle due fazioni si è piegata al confronto. Per questo, l’iter di approvazione del Ddl contro l’omotrasfobia si preannuncia in salita.
L’arrivo del Ddl Zan in Senato
Che le sorti del Ddl non fossero facili si è capito subito. Il disegno di legge è arrivato al Senato dopo che nella giornata di martedì 13 luglio la Lega aveva cercato di rimandare il testo in commissione Giustizia. Difatti, il Ddl ha “soggiornato” in commissione Giustizia per sette mesi. Tale permanenza è dovuta all’ostruzionismo da parte dei partiti di destra dopo che il Ddl è stato approvato dalla Camera nel mese di novembre.
L’ultimo tentativo presentato in extremis dall’opposizione è stato quello di votare circa le pregiudiziali di costituzionalità. Questo voto viene richiesto quando vi sia il sentore che un certo argomento non debba essere discusso perché in contrasto con la Costituzione. Anche in questo caso, le pregiudiziali non son state accolte e si è proceduto con la discussione in aula del disegno di legge.
Una maggioranza risicata
La maggioranza che sostiene la legge è tutt’altro che ampia. Soprattutto da quando Italia Viva, il partito capeggiato da Matteo Renzi, ha deciso di invertire rotta e di sostenere la linea del compromesso e mediazione con la destra.
Il leader di IV sostiene che senza una mediazione non sia possibile trovare l’accordo con la destra. Ha proposto così di modificare la legge nei punti in cui viene inserito il concetto di identità di genere tra i motivi di discriminazione.
Dura la reazione da parte di Pd e 5s. Secondo gli esponenti dei partiti di maggioranza, infatti, Renzi vorrebbe solo affossare la legge. Senza il voto dei 17 senatori di Italia Viva, verranno a mancare i numeri necessari ad approvare il Ddl. Soprattutto in considerazione del fatto che, quando è previsto il voto per le leggi che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali, lo stesso avvenga in segreto. Il voto segreto, però, pone il problema dei cosiddetti franchi tiratori; ossia quei politici che votano in maniera difforme rispetto all’orientamento del proprio partito.
Una valanga di emendamenti
A partire dall’apertura della discussione in Senato e fino a martedì 20 è stato possibile presentare gli emendamenti alla legge. Risultato? Sono stati presentati oltre mille emendamenti. La Lega, dal canto suo, ha presentato 672 emendamenti, 134 di Forza Italia, 127 di Fratelli d’Italia, 80 dall’UdC e 4 da parte di Italia Viva.
Ancora non è dato sapere con certezza quali saranno le sorti del Ddl Zan, ma sembra si prospetti un rinvio della discussione a settembre, ossia a dopo la pausa estiva.
La posizione netta della Lega
Fin da subito la Lega si è detta contraria e pronta all’ostruzionismo nel caso in cui non Pd e 5 stelle non si fossero aperti al al confronto. E così è stato.
Il partito di Matteo Salvini vorrebbe eliminare dal disegno di legge il concetto di identità di genere per non includerlo tra le fattispecie di discriminazione per le quali la legge prevederebbe l’aggravante. Oltre a ciò, la Lega vuole anche che siano modificati l’articolo che tutela la libertà di espressione e quello che introduce la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia nelle scuole.
Alcune motivazioni a sostegno della cancellazione del concetto di identità di genere arrivano dai banchi della Lega. La senatrice Faggi ha dichiarato:
“Mai andare oltre quello che ci è stato consentito, altrimenti si perde il concetto di essere umano. Se il Signore ci avesse voluto così molteplici, così diversi, avrebbe fatto in modo che da soli potessimo cambiare il nostro sesso e il nostro modo di fare. Invece non siamo così. Noi siamo come Dio ci ha fatto e dobbiamo accettarci. Non possiamo spingerci oltre, mai spingersi oltre la natura”.