Chi è Paolo Antonacci
Ha 24 anni, da poco si è laureato in Scienze della Comunicazione alla Iulm di Milano Paolo Antonacci. E farà presto il suo esordio al Festival di Sanremo. Infatti, è l’autore della canzone portata in concorso da Nek intitolata “Mi farò trovare pronto”.
Paolo Antonacci: tale padre (tale nonno)
Paolo Antonacci è il figlio primogenito di Biagio Antonacci e Marianna Morandi, figlia di Gianni. Dunque, un talento ereditato il suo da due importanti figure della canzone italiana. Paolo ha scritto delle canzoni per tanti artisti emergenti e non solo della scena musicale nostrana. Ha firmato il brano “La stessa” di Alessandra Amoroso, “Dov’è che si va” di Annalisa, “Sceglimi” di Irama, “Due volontà” per Eros Ramazzotti. Una carriera – ha un contratto in esclusiva con le edizioni Eclectic/Curci – finora esclusivamente dietro le quinte, anche se non è escluso che possa passare davanti al microfono – come il padre e il nonno – prima o poi per cantare i suoi stessi testi.
Paolo Antonacci: golden boy
La stampa specializzata gli ha già affibbiato l’etichetta di Golden Boy anche se lui, ricordando come l’ultimo anno sia stato molto importante, in un’intervista a Soundsblog ammette di essere solo agli inizi. “Ho vissuto la musica sin dalla tenerissima età e ho sempre sognato di riuscire a rendere la forma-canzone il mio mestiere. Solo che fino a un anno e mezzo fa questa concezione era diventata abbastanza distante – racconta sempre Paolo Antonacci – ho fatto l’Università, mi sono laureato e nella mia testa questo desiderio si era un po’ allontanato. Alla fine ho tirato così tante testate al muro che ho aperto gli occhi”.
Il rapporto con la famiglia è ottimo ma, dal punto di vista professionale, il nome che porta potrebbe essere un fardello pesante. Se gli si domanda “avevi paura che dicessero ‘ecco, ora canta anche il figlio di Biagio?”, lui risponde onestamente: “avevo paura. Allora ho pensato che la vera forma meritocratica di far canzone fosse quella dell’autorato. Ho provato a far venire prima la mia musica del mio ego. La smania del riflettore può fare bene, ma può anche uccidere e fare del male”.
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