In parallelo con quella interna, ora focalizzata sulla promozione del reddito di cittadinanza, procede la campagna elettorale europea del Movimento Cinque Stelle. Ad essere oggetto di dibattito e delle manovre pentastellate è la definizione di alleanze su scala continentale verso il voto del prossimo maggio. Alleanze che in questo caso sembrano fare emergere la volontà di recuperare un’immagine di “rottura”. Simile a quella che aveva caratterizzato gli esordi sul fronte interno.
Nella giornata di ieri i due volti più noti del partito, Alessandro Di Battista e Luigi di Maio hanno effettuato una sortita in Francia. Qui hanno incontrato “il leader dei gilet gialli Cristophe Chalençon e i candidati alle elezioni europee della lista RIC di Ingrid Levavasseur.” Così ha riportato lo stesso Di Maio sulla sua pagina Facebook.
Chalencon è però solo uno dei numerosi portavoce del movimento. Altri portavoce in diverse occasioni hanno ribadito l’autonomia dei gilet da ogni dimensione partitica. Volti noti come Eric Drouet e Priscilla Ludosky sono ad esempio di questa opinione.
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Chalencon, da parte sua, è considerato esponente dei gilet gialli su posizioni vicine alla destra radicale. Si è in passato dichiarato a favore di un intervento militare nel paese, finalizzato alla creazione di un governo provvisorio. Inoltre, ha evocato la prospettiva di una guerra civile in assenza di cambiamenti nel sistema politico ed economico francese.
Chalencon ha in un primo tempo affermato di essere “d’accordo su tutto” con i due esponenti dei Cinque Stelle. Smentendo però poche ore dopo chi parlava di intesa raggiunta, affermando che fosse ancora prematuro parlare di matrimonio tra i Cinque Stelle e la nascente formazione francese.
Per Chalencon l’incontro sarebbe stato finalizzato soprattutto a conoscere meglio i grillini. Nonché a capire il posizionamento del partito rispetto alla Lega in vista delle prossime consultazioni continentali, apprezzando la scelta di correre separati dal partito di Salvini. Insomma, l’incontro sembra essere stato solamente di taglio interlocutorio. Un prossimo incontro dovrebbe svolgersi la prossima settimana a Roma. A questo dovrebbe partecipare la stessa Levavasseur.
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Per Di Maio però “il vento del cambiamento” avrebbe valicato le Alpi. Una posizione forte, anche rispetto all’effettivo risultato del vertice. La volontà di entrare in contatto con i gilet gialli va letta anche su altri livelli. In particolare, per i suoi riflessi di politica interna. Da un lato serve a colpire ulteriormente Macron, uno dei bersagli prediletti del governo gialloverde. Dall’altro, è utile a proseguire nella costruzione di una contrapposizione governativa italo-francese che è tattica perseguita anche da Matteo Salvini.
I sondaggi dicono inoltre che un partito dei gilet gialli varrebbe una percentuale del 12%. Ed anche che la sua esistenza favorirebbe per paradosso più Macron che Melenchon o Le Pen. Dato che andrebbe a pescare proprio da quei bacini elettorali, che mai avrebbero votato l’attuale presidente. C’è anche il rischio della dispersione. Sono infatti già tre le liste, tra cui quella del RIC, intenzionate a portare nel Palazzo le ragioni del movimento.
Più che la sua istituzionalizzazione, i partecipanti al movimento sembrerebbero appoggiare la prosecuzione delle proteste di piazza. Lo scorso sabato, il dodicesimo consecutivo di proteste, sono scese in piazza 17000 persone. Le manifestazioni si sono concentrate in particolare sul ricordo dei gilet deceduti durante gli scontri di piazza.
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