L’amore è una dittatura: testo e spiegazione canzone The Zen Circus a Sanremo 2019

L’amore è una dittatura è la canzone con cui i The Zen Circus approdano per la prima volta al Festival di Sanremo 2019. Testo e significato

L'amore è una dittatura testo e spiegazione canzone The Zen Circus a Sanremo 2019
L’amore è una dittatura: testo e spiegazione canzone The Zen Circus a Sanremo 2019

Spiegazione canzone Zen Circus


La 69esima edizione del Festival di Sanremo è una prima volta per i The Zen Circus. La band, con venti anni di carriera alle spalle, ha deciso di festeggiare il successo partecipando alla kermesse musicale con L’amore è una dittatura. Definita più volte un canzone politica, L’amore è una dittatura parla d’amore in senso lato, affrontandolo in un modo disincantato ed anche polemico.

Abbi cura di me di Simone Cristicchi: testo e spiegazione|Sanremo 2019

L’amore è una dittatura, testo canzone

Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia 
Ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare 
Il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree 
Le porte aperte, i porti chiusi, e sorrisi agli sconosciuti 
Che ci guardano attoniti mentre ci baciamo, 
Da uomo a uomo, mano nella mano 
Una sigaretta non lo racconta ci vuole forse una vita intera 
O una canzone non certo questa, 
Altri maestri, altri genitori 
Che non rinfacciano quello che sei, quello che vuoi 
Quello che eri 
Esistere è giusto un momento 
Chi vive nel tempo muore contento 
E sì, ci hanno visti contare le pietre di questo deserto 
Pazienza, perdere tempo con il cielo, farlo di lavoro 
Pagati per immaginare qualcosa che non puoi fotografare 
Mi spiego meglio, senza nascondermi dietro a cazzate 
Scritte per caso in questa palestra dell’orrore 
Ecco la pietra, ecco il peccato, 
Un cane pastore lo fa per amore, 
Non per denaro, non per rancore, 
Non per la lana esiste il gregge 
Né per la legge 
Siamo delle antenne, dei televisori 
Emettiamo storie che fanno rumore 
Cerchiamo la donna della vita o l’uomo della morte 
Strade interrotte, eterni sorrisi, figli sangue del nostro lavoro 
Non ci somiglieranno, figli ormai del mondo intero 
E perdere la monotonia di quando tutto era al suo posto 
I topi cacciati, debellati, mostri tutti sotto al letto 
E lasciar volare via quell’abbraccio conosciuto 
Di chi in nome del tuo bene ha distrutto il tuo passato 
Quando arrivi tu se ne vanno gli altri 
Sai che non va bene ma ti piace arrangiarti 
Come fanno in quei paesi che non sappiamo pronunciare 
Ma che ci piace addomesticare a parole 
Ero presente al momento dei fatti 
Il fatto non sussiste 
Mettetelo agli atti 
Ma non hai paura di nessuno 
Se non della tua statura 
Hai la democrazia dentro al cuore 
Ma l’amore è una dittatura 
Fatta di imperativi categorici 
Ma nessuna esecuzione 
Mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione 
Tu stammi vicino, anzi lontano abbastanza 
Per guardarti il viso dalla stanza dei miei occhi 
Aperti o chiusi, non importa 
Sono occhi quindi comunque una porta aperta 
Il tempo passa lo senti da questo orologio 
Mentre lavori dentro un bar, ad una pressa o in un ufficio e… 
E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti, 
Non per chiederti dei soldi, neanche per derubarti, 
Non per venderti la droga e soffiarti il posto di lavoro 
Ma per urlarti in faccia, che sei l’unica, sei il solo 
Sei l’unica, sei il solo.

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