Stipendio e busta paga, cosa pensano gli italiani
La busta paga del mese è tra le più attese tra i lavoratori, molti dei quali però guardano al proprio stipendio con un po’ di insoddisfazione. La retribuzione percepita scontenta, ma l’aspetto maggiormente preso in esame dai lavoratori riguarda la meritocrazia, una componente che sembra ancora mancare a dovere nel mondo professionale. I risultati derivano da un recente report stilato dall’Osservatorio JobPricing con Spring Professional, ovvero il Salary Satisfaction Report. Che si è basato su circa 2 mila questionari online, tracciando schemi che rilevano un trend in leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti, sebbene sul lato stipendi non sono tutte rose e fiori.
Busta paga e stipendio: cosa fa la differenza
Lo studio, citato da Repubblica, punta l’attenzione sulla motivazione del lavoratore, sugli incentivi legati alla produttività e sull’aspetto retributivo, che va a convincere i soggetti a dare di più anche per avere di più. In caso contrario il lavoratore risulta meno motivato e dunque cala anche la componente produttiva. Il risultato dell’indagine è comunque lapalissiano. “Solo il 41% dei lavoratori dà un giudizio di soddisfazione e solo il 3,4% dichiara di essere pienamente soddisfatto”. Al tempo stesso il 20,6% “dichiara di esserne fortemente insoddisfatto”. Ma la risposta alla domanda su “quanto sei soddisfatto in generale del tuo pacchetto retributivo” è impietosa, visto che i lavoratori dipendenti del settore privato danno un punteggio piuttosto basso: 4,1/10.
Busta paga: chi è soddisfatto del proprio stipendio?
Il report dell’Osservatorio JobPricing traccia così il seguente schema delineando il grado di soddisfazione dei lavoratori dipendenti del settore privato nei confronti dei loro stipendi. Segnalando anche le variazioni rispetto all’ultimo triennio e all’anno precedente. Il dato che viene fuori è il seguente.
Variabile | Descrizione variabile | Indice 2019 | Trend 2019-2016 | Trend 2019-2018 |
---|---|---|---|---|
Competitività esterna | Il livello retributivo che mi garantisce l’azienda è in linea con realtà simili concorrenti | 5,0 | +0,3 | +0,2 |
Trasparenza | Mi sono noti i motivi per cui in azienda si prevede un riconoscimento di merito (premio, bonus…) | 5,0 | +0,5 | +0,9 |
Equità interna | Sono retribuito equamente rispetto alle altre persone che in azienda svolgono il mio stesso lavoro | 4,6 | -0,3 | -0,4 |
Soddisfazione complessiva | Sono soddisfatto in generale del mio pacchetto retributivo | 4,1 | +0,3 | +0,4 |
Performance e retribuzione | Sono retribuito secondo il mio reale contributo al raggiungimento degli obiettivi | 4,1 | +0,4 | +0,4 |
Fiducia e comprensione | Le motivazioni alla base del riconoscimento di merito nella mia azienda sono condivisibili | 4,0 | (Nuovo) | (Nuovo) |
Meritocrazia | C’è meritocrazia nell’azienda per cui lavoro (le promozioni vanno a chi merita di più) | 3,6 | -0,2 | +0,3 |
Busta paga e stipendio: considerazioni
Il bonus produttività e gli incentivi individuali restano tra gli elementi più favorevoli per migliorare il livello di soddisfazione del proprio pacchetto retributivo. Scandagliando più all’interno e cogliendo altre sfumature, si arriva poi ad alcune considerazioni abbastanza prevedibili. I più soddisfatti del proprio stipendio? I dirigenti (5,4). I meno soddisfatti? Gli impiegati (3,7). Non sono indici positivi sconcertanti, ma seguono il leggero miglioramento del trend che si può vedere nella tabella soprastante relativamente alle variazioni con gli anni passati. Altra considerazione che emerge dall’indagine: la maggiore insoddisfazione si registra al Sud e nelle isole, nei rami delle piccole imprese e nel settore del commercio e servizi.
Busta paga e stipendio: manca la meritocrazia
L’aspetto più rilevante, però, è quello relativo alla meritocrazia. Il punteggio dato alla componente per il 2019, comunque in rialzo rispetto al 2018 ma in leggero ribasso rispetto al triennio, è di 3,6. Una sonora bocciatura, come commenta anche il CEO di JobPricing Alessandro Fiorelli e riportato da Repubblica: “Il merito, ancora una volta, è il nervo più scoperto. La percezione è che aumenti retributivi, gratifiche, bonus, possibilità di carriera e via dicendo non vadano ai migliori”. Da qui la bassa fiducia nei confronti delle politiche retributive e la scarsa soddisfazione nei confronti del proprio stipendio in busta paga.
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