Aborto in Italia, i numeri del 2017
Il ricorso all’aborto in Italia continua a diminuire. Questo emerge dalla relazione annuale del Ministero della Salute, che quest’anno è arrivata in ritardo.
Ne sono stati effettuati 80.733 nel nostro Paese nel 2017. Contro gli 84.926 del 2016. La diminuzione è quindi del 4,9%.
È però più significativo parlare di tassi di abortività, ovvero del numero di aborti in relazione al numero di nati e alle donne.
Visto che in generale vi è stato una diminuzione della natalità e della fertilità.
In questo caso permane il calo, ma è minore. Del 2,9% sull’anno precedente. Nel 2017 sono stati abortiti 17,7 feti ogni 100 nati vivi. E sono state effettuate 6,2 interruzioni ogni 1000 donne in età fertile (15-49 anni). Anche in questo caso con una diminuzione.
Rispetto agli altri Paesi in Italia si abortisce un po’ di meno.
Vi sono 7,5 aborti ogni 1000 donne tra i 15 e i 44 anni. Solo in Germania e Svizzera ve ne sono meno. Altrove, per esempio in Francia, in Svezia, in Inghilterra (dove i dati disponibili sono pure del 2017) si arriva a livelli doppi o quasi tripli, fino a 20 aborti per 1000 donne in Svezia.
Aborto in Italia, Puglia e Liguria in testa
In Italia vi sono alcune differenze regionali. Anche se queste sono minori rispetto a un tempo.
È in Liguria che si abortisce di più, 8,1 volte ogni 100 donne tra i 15 e i 49 anni. Viene poi la Puglia con 7,9, l’Emilia Romagna e il Piemonte. Meno invece in provincia di Bolzano, con 4,5 e poi in Veneto e nelle Marche.
A livello di rapporto con i nati vivi il record è pugliese, con 236,3 feti abortiti ogni 100 venuti al mondo.
La Puglia però aveva già più aborti di tutti all’inizio della pratica legale dell’interruzione di gravidanza, nel 1982. E quindi assieme a Umbria, Marche ed Emilia Romagna risulta anche tra quelle in cui il ricorso a questa è maggiormente calato da allora, di più del 70%.
Aborto in Italia, chi interrompe la gravidanza, il caso delle donne straniere
Vi sono differenze qualititative notevole tra le varie catogorie di donne nel loro approccio all’aborto.
Le straniere costituiscono il 30,3% di quante ricorrono all’interruzione di gravidanza. C’è un leggero calo, erano il 33% nel 2014. Sono in ogni caso sovrarappresentate, visto che le donne fertili straniere sul totale in Italia sono non più del 10%.
Abortiscono 15,5 donne straniere ogni 1000 in età fertile. Tra le italiane il tasso è di 5,8.
Di seguito si vede bene il ruolo dell’immigrazione sul fenomeno. Man mano che è diventata una realtà sempre più importante sono scresciuti anche gli aborti di donne straniere. Che poi circa 12 anni fa hanno cominciato a diminuire ma rimanendo una grossa porzione del totale, circa 25 mila su 80 mila, appunto.
Da altre statistiche del resto emerge la correlazione del fenomeno dell’aborto con la marginalità sociale, con una bassa istruzione per esempio. Abortiscono molto di più le donne che hanno fatto solo le elementari o le medie che le laureate.
Aborto in Italia, il ruolo crescente delle pillole
Come si sa da alcuni anni sono disponibili le cosiddette pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo.
Quella dei 5 giorni dopo, ellaOne, ha avuto un grande aumento dopo l’eliminazione tra 2015 e 2016 della prescrizione medica. Si è arrivati a 224.432 vendite nel 2017. Erano 189.589 nel 2016
La pillola del giorno dopo, Norlevo, ha beneficiato anch’essa, dopo una analoga eliminazione della prescrizione, di una crescita degli acquisti. Che tra 2015 e 2017 sono raddoppiati
Non potremo saperlo mai con certezza, ma è ragionevole pensare che questo utilizzo aggiuntivo di queste pillole abbia bloccato gravidanze che poi sarebbero terminate con un aborto. Il cui numero quindi sarebbe stato superiore, forse anche di molto.
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