Vox, l’estrema destra spagnola finanziata dalla resistenza iraniana

Pubblicato il 13 Febbraio 2019 alle 12:30 Autore: Alessandro Faggiano

Vox: l’estrema destra spagnola finanziata dalla resistenza iraniana. Ne parliamo con il giornalista Joaquín Gil e il numero 3 di Vox, Ivan Espinosa.

Vox, l’estrema destra spagnola finanziata dalla resistenza iraniana

Le elezioni europee del 2019 saranno segnate dall’irruzione in pompa magna delle forze di estrema nel Parlamento Europeo. Tra i partiti che hanno acquisito maggior vigore e che sono entrati di netto sul palco dell’arena mediatica troviamo Vox, il partito conservatore e reazionario che sta sconvolgendo gli equilibri nel sistema politico spagnolo.

Nato nel 2014 da una “costola” del PP (una piccola scissione operata da alcuni degli esponenti più conservatori del Partido Popular), dopo un lustro è riuscito ad entrare per la prima volta in un parlamento regionale, quello andaluso. E lo ha fatto con una gran dimostrazione di forza: superando il 10% dei consensi espressi.

I 12 deputati di Vox sono stati determinanti per permettere la formazione di un governo a guida PP. Sotto la guida di Santiago Abascal, Vox ha raggiunto – nelle intenzioni di voto – il 6,5%. Nelle ultime elezioni generali (26 giugno 2016) ottenne a malapena il 0,2%. Il discorso utilizzato è fortemente nazionalista; favorevole alla chiusura delle frontiere e alle espulsioni; liberale sul piano economico, ultra-conservatore su temi civili. Prima di Abascal, il leader di Vox e candidato numero 1 alle europee del 2014 era Alejo Vidal-Quadras, ex PP, tra i fondatori di Vox e passato, finalmente, a ingrossare le file di Ciudadanos.

Dopo l’exploit alle ultime elezioni andaluse (dicembre 2018), Vox è finito sotto i riflettori e ha visto un notevole incremento di popolarità e visibilità mediatica. È così, che la squadra di investigación de El País, guidata da Joaquín Gil, ha scavato a fondo, agli albori di Vox, di come è nato e come sia stato finanziato. Risultava decisamente interessante – a detta di Joaquín Gil – che un partito con così pochi affiliati avesse ricevuto somme vicino al milione di euro alle ultime europee.

Da questo dubbio, Joaquín Gil è riuscito a scavare nella contabilità del partito e a dimostrare come, durante le ultime elezioni europee, l’80% del ricavato destinato alla campagna provenisse da un gruppo di autoesiliati iraniani, oppositori dell’attuale regime. Precisamente, il CNRI (Consiglio Nazionale di Resistenza Iraniana), strettamente relazionato con i mujahidin del popolo, organizzazione inclusa nella blacklist del terrorismo sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea fino a pochi anni fa. I mujahidin del popolo hanno perpetrato attentati terroristici prevalentemente in Iran e Iraq.

Vi presentiamo, a seguire, la versione dei fatti di Joaquín Gil e, in seguito, la replica offerta da Iván Espinosa de Los Monteros, numero 3 di Vox e attuale segretario di Relazioni Internazionali del partito.

Intervista esclusiva a Joaquín Gil. Il nazionalismo di Vox finanziato dalla dissidenza iraniana

Joaquín, in primo luogo grazie per concederci questa intervista. Comincio con il chiederti, perché hai cominciato a investigare sul finanziamento di Vox per la campagna delle europee del 2014?

Perché a dicembre ha conseguito 12 deputati nel parlamento autonomico andaluso. Pertanto, non è un partito marginale o residuale, e ci sembrava interessante osservarlo. Vox ha presunto di finanziarsi, alle europee del 2014, attraverso il crowdfunding. Nel giro di poco tempo, affermarono di aver raccolto all’incirca mezzo milione di euro.

Questo è stato quindi il “segnale”, l’indizio, che vi ha fatto insistere nell’investigazione?

Certo. Ottenne 10 volte tanto ciò che raccolse Podemos, che a quel tempo era già un partito con molta visibilità. Considerando l’importanza che avrà Vox, ci sembrava interessante e doveroso investigarlo, sapere chi c’è dietro questo partito. Tra l’altro, a maggio ci saranno elezioni europee, municipali e regionali, pertanto risulta un tema decisamente importante.

In che modo avete ottenuto questi risultati? Come siete arrivati a ottenere queste informazioni?

Beh, le fonti, come saprai, sono segrete. In effetti è un’investigazione di fonti. Abbiamo parlato con tante, tantissime persone che hanno avuto a che fare con il finanziamento di Vox, con la campagna per le europee. Pertanto, si trattava di ricostruire i fatti attraverso queste testimonianze, includendo testimonianze fisiche e documentali. Qualsiasi partito che si presenta alle elezioni dovrebbe presentare la documentazione del finanziamento della campagna al tribunale dei conti. Vox assicurò di averlo fatto ma sono stati smentiti immediatamente. Un partito che presume di essere trasparente, che assicura di avere un finanziamento proveniente dai suoi affiliati e che poi si rileva essere stato finanziato da un gruppo che fino al 2012 rientrava nella blacklist del terrorismo internazionale, evidentemente deve dare delle risposte, delle spiegazioni.

Vox ha dato delle risposte soddisfacenti, sul perché di questa finanziazione?E tutto ciò è relazionato con Vidal-Quadras, ex presidente di Vox e candidato alle europee nel 2014? Secondo la ricostruzione e su sua stessa ammissione – dopo la pubblicazione della prima investigazione -, riconobbe di aver avuto contatti frequenti con il CNRI.

In El País abbiamo elaborato finora tre grandi articoli di investigazione. Il primo, sul finanizamento delle europee, che derivava per l’80% dal CNRI; il secondo, specificamente su questo gruppo, e il terzo sul contributo del CNRI alla vera e propria fondazione del partito: dall’affitto del sede, al pagamento dei collaboratori, alle spese organizzative.

Lo diciamo nell’ultimo articolo: tra il 17 dicembre del 2013 e aprile del 2014, ricevono 971.890 euro dal CNRI, e questo denaro non viene utilizzato solo per la campagna ma per la nascita e il funzionamento stesso del partito. Loro, all’inizio, non parlano dell’influenza degli iraniani.

Il segretario del partito, Ortega Smith, riconobbe ai mass-media che avevano ricevuto denaro dal gruppo iraniano ma che avevano trasmesso tutto al tribunale dei conti, che tutto era in ordine. Due giorni dopo, verificammo che il tribunale dei conti non aveva mai ricevuto la documentazione sul finanziamento di Vox per le europee del 2014. In questo caso, quando un partito viene preso in flagrante, ciò che dovrebbe fare è ammettere le proprie responsabilità e prenderne atto.

Inciderà in qualche modo questo caso sul voto a favore di Vox?

Non saprei. Sono casi che castigano maggiormente la sinistra che la destra. Nei partiti di sinistra implica una disilussione e tendenza all’astensionismo. Il voto per Vox, invece, è un voto fortemente ideologizzato. Gli elettori di Vox accusano il PP di flirtare con il PSOE. Il panorama politico spagnolo è cambiato notevolmente dall’ingresso in scena di Ciudadanos, Vox e Podemos.

E che impatto ha avuto questa investigazione nei mezzi di comunicazione? Come la compara con altri casi di un presunto finanziamento illegale, come nel caso di Podemos da parte del governo venezuelano?

In questo caso non si tratta di nulla di presunto. È assolutamente certo e verificato e viene riconosciuto dallo stesso Vox, pur non dicendo tutta la verità. Difatti abbiamo smentito alcune dichiarazioni, come detto prima, sull’entità del finanziamento e la supposta legalità (mai avvalorata dal tribunale dei conti). La ripercussione è stata notevole: le principali catene ne hanno parlato, facendo eco dell’informazione. Ci sono state molte interviste da più media agli esponenti di Vox. Con il caso di Podemos è un tema distinto, perché lì non fu accreditato il finanziamento illegale.

Però se ne parlò molto, in ogni caso.

Si, ma come saprai quell’informazione derivava da una brigata di polizia che si dedicava a intossicare i mass-media con report non ufficiali. Questi arrivarono anche a El País, ma decidemmo di non pubblicarli, perché non presentava alcun timbro, alcuna ufficialità. Altri giornali sì hanno deciso di pubblicarlo e non voglio entrare nel merito. Sì, credo, dal mio punto di vista, che sia molto triste come, in quel periodo da parte del governo, si utilizzò la polizia per intossicare i mezzi di comunicazione.

La replica di Iván Espinosa, segretario di relazioni internazionali di Vox

Dopo alcuni giorni, riusciamo finalmente a ricevere una replica da parte di Vox. Il 12 febbraio riusciamo ad entrare in contatto con Iván Espinosa – una delle figure più mediatiche del partito – e a intervistarlo.

Iván, abbiamo dialogato con Joaquín Gil che ci ha raccontato dell’investigazione, di come sono arrivati al CNRI. Ne eri al corrente? Dacci la tua opinione.

Prima di tutto, questa non è una novità, perché se ne parlò anche 4 anni e mezzo fa. La notizia è che alcuni mezzi di comunicazione hanno cercato di vendere questa informazione come se ci fosse qualcosa da occultare. Ma non c’è nulla da nascondere. Il finanziamento a cui le fa riferimento proviene da un gruppo di persone iraniane in esilio, oppositori al regime teocratico iraniano e che appoggiavano concretamente Alejo Vidal-Quadras (già vicepresidente del Parlamento Europeo in quota PP). Vidal-Quadras aiutò queste persone nell’esilio, appoggiando la loro causa contro il regime teocratico e terrorista iraniano. Per questo decisero di appoggiare la sua candidatura e si fecero versamenti dai singoli individui di questo gruppo, in maniera totalmente trasparente e legale.

Iván Espinosa (Vox): “supponiamo un pericolo per i partiti progressisti”

4 anni e mezzo fa, questa storia non interessava a nessuno perché Vox non ottenne rappresentazione parlamentaria, mentre adesso sì diventa interessante perché Vox suppone un pericolo per i partiti progressisti. Adesso cercano di attaccarci con qualcosa che non ha né capo né coda. E ti dirò di più: se a partire da oggi otteniamo un appoggio economico dall’opposizione venezuelana, cubana o nord-coreana, l’accetteremo a braccia aperte, sempre e quando si produca all’interno della legalità.

Ortega Smith aveva pubblicamente ammesso – dopo la pubblicazione della prima inchiesta di El País – che gran parte della campagna era stata finanziata da membri del CNRI, ma non disse che avevano contributo economicamente alla stessa fondazione del partito, e che in realtà la documentazione non sia mai arrivata al tribunale dei conti.

Guarda: Vox viene fondato ufficialmente a gennaio 2014. Le elezioni ci sono state a maggio 2014. Quindi tutta l’attività di Vox di quei mesi era destinata a fini elettorali. Da quel gruppo arrivarono circa 800.000 euro, oltre a 200.000 euro circa da persone spagnole. Quindi, è chiaro che gran parte che quel denaro è stato utilizzato per la campagna più, una parte, per la sede. Poi: Vox presentò la documentazione al tribunale dei conti, ma decisero di non procedere alla revisione perché non ottenemmo rappresentazione parlamentaria e perché evidentemente sono lavativi. Possiamo controllarlo quando vuoi.

La relazione tra Vox e il CNRI: appunti finali

Ivan Espinosa afferma che questa notizia – del finanziamento del CNRI a favore di Vox – sia vecchia e non rilevante. Espinosa ha ragione nell’affermare che questo tema sia stato trattato ben quattro anni e mezzo fa – qui, l’articolo originale di El Confidencial Digital -. Tuttavia, secondo ciò che viene riportato in ECD, si parla di “quantità non eccessive” (cantidades no demasiado cuantiosas). Il tribunale dei conti non ha controllato il finanziamento di Vox per la campagna elettorale del 2014 – per legge, non era neccesario -, ma rimane il dubbio sulla presentazione o meno della doucmentazione. Secondo la maggior parte delle fonti (El País, La Sexta, la agenzia EFE), la formazione di Abascal non avrebbe mai consegnato la documentazione. Abascal, Ivan Espinosa e Ortega Smith insistono che, invece, sia stato consegnato tutto il materiale a un’impresa specializzata, la quale avrebbe girato il tutto al tribunale dei conti.

Interviste realizzate e tradotte da Alessandro Faggiano

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
Tutti gli articoli di Alessandro Faggiano →