Numero familiari per reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza ha assunto diverse accezioni nel corso del tempo. Dall’impianto teorico a una proposta concreta del Movimento 5 Stelle; tuttavia, oggi è molto diverso da come era stato pensato inizialmente come potete leggere in questo approfondimento. Ecco come, la versione attuale, modificata in alcuni dei suoi aspetti originari, è per certi versi rischiosa dal finanziariamente e penalizzante per alcuni soggetti.
Dai 780 euro elargiti ai cittadini, si è passati a un importo inferiore e a requisiti stringenti da rispettare per poter accedere al beneficio, il che già inficia negativamente sul termine “reddito di cittadinanza”. Tale strumento è diventato piuttosto una evoluzione del Rei, un beneficio di sostegno per le persone bisognose, con lo stimolo principale del reinserimento professionale attraverso una riforma dei centri per l’impiego che tuttavia potrebbe prendere più tempo del previsto.
Reddito di cittadinanza: chi penalizza
Come riporta Il Sole 24 Ore il reddito di cittadinanza potrebbe risultare penalizzante anche per alcuni nuclei familiari. Il quotidiano economico fa notare che da 780 euro mensili si è passati a un contributo da 500 euro al mese integrati da 280 euro che possono essere utilizzati per pagare l’affitto. Stando a un’indagine dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani il reddito di cittadinanza così com’è oggi potrebbe essere penalizzante per le famiglie numerose, poiché il contributo per l’affitto ammontante a 280 euro mensili è fisso. Ovvero, non viene aumentato o ridotto in base al numero dei componenti del nucleo familiare.
Infatti, nella relazione succitata Andrea Gorga fa notare che “il risparmio per le casse dello Stato è nell’ordine dei 3,5 miliardi di euro l’anno”. Questo equivale a “minori risorse” che vengono elargite alle famiglie numerose.
Reddito di cittadinanza: il punto debole della scala di equivalenza
Altro aspetto da valutare è il sistema di coefficienti alla base dell’importo da erogare alle famiglie numerose. Nell’impianto originario del reddito di cittadinanza targato M5S questo sistema si basava sulla scala di equivalenza dell’Ocse, mentre il Rei si basava sulla scala dell’Isee. Il sistema di coefficienti utilizzato per il reddito attuale, invece, appare piuttosto penalizzante rispetto alle scale di equivalenza sopraccitate, poiché che il nucleo sia composta da una sola persona o da 7 adulti la variazione della cifra erogabile non è così considerevole (all’incirca 400 euro).
Ed è così che l’Osservatorio quantifica questa ulteriore penalizzazione nei confronti dei nuclei familiari numerosi in circa 2,1 miliardi di euro l’anno. Sommandoli a quelli sopra riportati, si arriva così a 5,6 miliardi di euro.
Reddito di cittadinanza: da dove nasce
E poi arrivano i fantomatici requisiti. L’idea originale e storica del reddito di cittadinanza, risalente addirittura alla fine del settecento grazie a un testo del filosofo illuminista inglese Thomas Paine ed evolutosi nel corso del tempo, prevede l’erogazione del beneficio economico agli individui per il solo fatto di essere cittadini di un Paese. Sostanzialmente non viene loro richiesto né di cercarsi un lavoro né di rispettare determinati requisiti.
Reddito di cittadinanza: requisiti stringenti per famiglie numerose
Naturalmente si tratta di un’idea difficilmente realizzabile nel concreto e anche per questo il reddito di cittadinanza assume differenti connotazioni. In Italia si potrà accedere al beneficio rispettando alcuni requisiti.
Si parla in sostanza di valore Isee non superiore a 9.360 euro; di patrimonio immobiliare con valore non superiore a 30.000 euro (abitazione principale esclusa); di un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro, con incrementi in caso di più componenti del nucleo familiare e in presenza di familiari disabili conviventi; infine, di valore del reddito familiare non superiore a 6.000 euro annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza.
Il rapporto dell’Osservatorio sottolinea che quest’ultimo requisito in particolare “rende relativamente più difficile per le famiglie numerose rispettare il requisito del reddito familiare, rispetto alle famiglie composte da un asola persona”. Il vantaggio sarebbe tutto per il singolo o per la famiglia ristretta, piuttosto che per il nucleo familiare numeroso, ovvero quello maggiormente in difficoltà e a rischio (o in condizione) di povertà assoluta rispetto al singolo.
Reddito di cittadinanza: Nord penalizzato, ecco perché
Ultima penalizzazione è quella puramente geografica. E si traduce nella classica distinzione tra Nord (dove il costo della vita è più alto) e Sud. Quindi nel settentrione si andrebbe a sfruttare di meno il beneficio dell’integrazione economica, mentre a Sud si potrebbe trarne più giovamento, nel rapporto tra beneficio erogato e costo della vita.
È così che a ottenere più vantaggi dal reddito di cittadinanza, tirando le somme, risulta essere un piccolo nucleo familiare che risiede nel Mezzogiorno.
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