Da alcuni anni si è interrotta in Europa la crescita, fino al 2006 quasi costante, del consumo di energia da parte di case e imprese.
È il risultato di un mix di fattori. Da un lato la crisi economica che alla fine del decennio scorso e all’inizio di questo ha colpito quasi tutti i Paesi, chi più chi meno. Dall’altro hanno influito i progressi tecnologici che hanno aumentato l’efficienza energetica e quindi diminuito i consumi a parità di prestazioni. Soprattutto in presenza di una sostanziale stabilità demografica e del passaggio da un’economia industriale e una dei servizi. Ma anche il clima ha il suo ruolo.
Ma non dappertutto i trend sono gli stessi. Lo possiamo vedere nell’infografica selezionando l’anno di riferimento e osservando quanto per ogni Paese i consumi sono cambiati.
Nel 2017 quelli italiani per esempio sono cresciuti solo del 0,7%. In Francia sono invece scesi, del 0,3%, e ancora di più nel Regno Unito, del 1,6%. Giù anche in Svezia e Finlandia. Sono stati quasi fermi, con un +0,2%, in Germania. Mentre si sono registrate crescite più decise, superiori quasi sempre al 3%, nell’Est e nella penisola Iberica.
È chiaro che la crescita economica in questi ultimi casi ha giocato un suo ruolo, mentre in Scandinavia e in Germania, dove pure il PIL è aumentato, ha un ruolo maggiore la tecnologia per il risparmio energetico.
Consumo di energia, l’effetto della crisi – infografiche
Negli anni precedenti le cose erano andate diversamente. È evidente l’importanza del clima nelle oscillazioni dei conumi. Il 2003, che ebbe primavera ed estate caldissime, vide un segno più quasi uniforme. L’Italia arrivò a un +5,4%.
Il 2009 invece è l’anno della crisi finanziaria. Molte industrie esportatrici si bloccano. L’Europa va in rosso, con decrementi che in Italia arrivano al 6,8%. Dopo la ripresa del 2010 tra 2011 e 2014 il nostro Paese ogni anno consuma meno energia di quello precedente, con un calo del 6,2% nel 2014. Quando, a differenza di 2012 e 2013 un po’ in tutta Europa i consumi cadono.
È anche l’effetto di un inverno più mite dei precedenti, mentre altri più rigidi provocano un maggiore uso di carburanti per riscaldamento.
Anzi, possiamo affermare che senza espansione industriale o demografica gli effetti di inverni freddi o estati calde saranno più evidenti di prima.
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