Le elezioni presidenziali del 2024 sono ancora piuttosto lontane, ma i partiti politici americani stanno già cominciando a guardarsi attorno. Il Partito Repubblicano, in particolare, dovrà decidere che strada seguire. Tra le varie personalità, l’ex vicepresidente Mike Pence pensa al 2024, ma la strada è tutta in salita.
Il fattore Donald
Se nel Partito Democratico l’unica incognita è legata all’età del presidente Biden (avrà 82 anni al momento del voto), nel GOP ci sono più variabili. La più grande di tutte è la nuova candidatura di Donald Trump, che in questo momento sembra avere in mano il partito ma che potrebbe vedere scemare il suo consenso dopo le elezioni midterm del 2022, in caso di sconfitta repubblicana. Se The Donald non dovesse ricandidarsi si aprirebbe la strada per una serie di candidati, alcuni sostenitori di Trump, altri in netto contrasto con l’ex presidente.
La variante Pence
Nel mezzo di queste candidature ci potrebbe essere l’ex vicepresidente Mike Pence. Pur essendo stato il vice di Trump, ha anche garantito il regolare svolgimento del voto durante l’assalto al Campidoglio e ha mostrato un volto istituzionale negli ultimi giorni di mandato. Per questo è rimasto nel radar di molti analisti politici.
Da quando è terminato il suo mandato da vice presidente, Pence non ha partecipato a molti incontri e ha tenuto un profilo abbastanza basso. Continua a sostenere le politiche portate avanti dall’amministrazione Trump e sta, in parte, sostenendo le teorie sui brogli elettorali del 2020, senza, però, particolare enfasi.
Recentemente l’ex vicepresidente è stato accolto piuttosto calorosamente in Iowa, dove ha prima partecipato ad un picnic nel nord-ovest dello Stato, organizzato dal locale Partito Repubblicano per poi prendere parte ad un convegno dei cristiani conservatori a Des Moines.
Proprio i cristiani conservatori potrebbero essere il bacino elettorale per Pence. Ma sondaggi commissariati proprio in Iowa (che è tradizionalmente il primo Stato dove si vota per le primarie) vedevano Pence fermo ad un misero 1%. Alcune esponenti repubblicani dell’Iowa si sono comunque sbilanciati in favore di Mike Pence, anche se alcuni di loro hanno dichiarato che all’ex governatore dell’Indiana manchino carisma e autorevolezza.
Pence pensa al 2024, ma la strada è tutta in salita
A livello nazionale alcuni sondaggi danno Pence al 15% in ipotetiche primarie repubblicane. Abbastanza lontano da figure come Ron DeSantis (governatore della Florida) e Kristi Noem (governatrice del Sud Dakota).
Appare anche difficile pensare che, in caso di nuova candidatura, Donald Trump possa scegliere di nuovo Mike Pence come candidato vice presidente. Il loro rapporto si è piuttosto raffreddato dopo i fatti del 6 gennaio al Campidoglio.
L’assalto al Campidoglio
Proprio l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2020 potrebbe essere lo spartiacque della vita politica di Mike Pence. Con il comportamento tenuto (pienamente rispettoso del ruolo che la Costituzione gli assegnava, è importante ribadirlo) è riuscito a scontentare, in un colpo solo, tutte le anime del Partito Repubblicano. I sostenitori di Trump, che sono la maggioranza all’interno del GOP, non gli perdonano di aver fatto continuare il voto e aver certificato la vittoria di Biden nel collegio elettorale. Gli oppositori dell’ex presidente accusano l’ex vicepresidente di essere stato troppo morbido, rifiutandosi di destituire Trump e limitandosi a far concludere la procedura di certificazione. In un colpo solo, in pratica, Mike Pence sembra essersi giocato buona parte dell’elettorato repubblicano che potenzialmente poteva votarlo.
La possibile situazione nel 2024
C’è anche un’altra questione da tenere in considerazione riguardo alla candidatura di Pence nel 2024. Al momento delle elezioni, l’ex governatore dell’Indiana avrà 65 anni, dovrà sfidare candidati con almeno 10 anni in meno di lui, magari più carismatici e meno invischiati di lui nella presidenza Trump, che non avranno nemmeno la nomea di traditori. Nomea che, appunto, Pence ha per buona parte del partito.
Pence come Quayle?
Un numero crescente di analisti politici comincia a paragonare la figura di Mike Pence a quella di Danforth Quayle, l’inconsistente ex vicepresidente di George Bush Sr. Anche Quayle, come Pence, fu vicepresidente per soli 4 anni e perse la rielezione contro un outsider. Prima ancora fu governatore dell’Indiana e membro della Camera dei Rappresentanti per lo stesso Stato. Stesso percorso politico di Pence. Quayle è entrato nell’immaginario americano come figura inconsistente e incapace. Appare in questa veste in un paio di videogame e in alcuni episodi de I Simpson. Pence, per questi analisti, rischia di diventare l’erede di Dan Quayle piuttosto che di Donald Trump.
Il bravo ragazzo dell’Indiana
Strateghi politici come Stuart Spencer, già collaboratore di Reagan, hanno sottolineato come Pence possa essere considerato un politico rigoroso e un “bravo ragazzo”. Non ha ceduto alle richieste di Trump, ma questo probabilmente gli è costato il proseguo della carriera politica.
Le possibilità per il 2024
Mike Pence sembra avere solo due possibilità per avere successo nel 2024: Donald Trump non deve ricandidarsi (e questa è una condizione che vale per qualsiasi aspirante candidato) e la maggioranza del GOP deve rinnegare gli anni di Trump alla Casa Bianca. In questo modo l’ex vicepresidente potrebbe presentarsi agli elettori come colui che ha fermato il dispotismo di Trump e che ha garantito il rispetto della Costituzione, sempre al netto di eventuali giovani candidati che potranno rinfacciargli di essere stato per 4 anni il fedele vicepresidente proprio di Trump.
Il limbo politico di Mike
Proprio per questi motivi, al momento Mike Pence si trova in un limbo politico. Inviso sia dai sostenitori che dai detrattori di Trump e facile bersaglio di qualsiasi altro candidato alle primarie. Al momento può contare solo sul sostegno dei cristiani conservatori, di cui lui stesso fa parte, ma che sono un gruppo sempre meno influente all’interno del GOP e pronti, comunque, a sostenere altri candidati al primo momento di difficoltà dell’ex governatore dell’Indiana.
Riuscirà Pence a risollevarsi?
Pence pensa al 2024, ma la strada è tutta in salita. Dovrà dimostrare notevoli doti politiche se vorrà presentarsi alle primarie del 2024. Dovrà smentire le voci che lo vorrebbero come un traditore pronto a colpire nel momento del bisogno e dovrà dimostrare a chi, nel Partito Repubblicano, non sosteneva le politiche di Trump, di non essere un semplice prosecutore di quelle stesse politiche, ma di essere in grado di averne di proprie.