Albania: opposizione chiede nuove elezioni, Rama non cede

Pubblicato il 18 Febbraio 2019 alle 15:21 Autore: Michele Mastandrea

Albania: opposizione chiede nuove elezioni, Rama non cede. Il tema della corruzione e lo scontro sulla riforma della giustizia.

Albania opposizione chiede nuove elezioni, Rama non cede
Albania: opposizione chiede nuove elezioni, Rama non cede

Non ha alcuna intenzione di dimettersi Edi Rama, primo ministro di Albania e leader del locale Partito Socialista. Lo ripete oggi in un’intervista al Corriere della Sera. In questa, Rama afferma che riconoscere i problemi del paese e del governo non implichi tradire il mandato popolare ricevuto.

Rama è al potere dal 2013. Eppure, la legittimità del suo governo è sempre più contestata. Dopo diverse settimane di mobilitazione da parte degli studenti universitari, impegnati nel richiedere l’abbassamento delle tasse di iscrizione e maggiori finanziamenti all’istruzione, altre forze stanno scendendo in campo in questi giorni.

Albania: Basha guida la protesta

A scuotere Rama è la protesta da parte dei supporters del Partito Democratico, all’opposizione. Questo è guidato da Lulzim Basha. Tra le sue figure di riferimento ha il fondatore Sali Berisha, 75enne ex premier del paese. Lo scorso sabato in migliaia sono scesi in piazza contro la corruzione, i brogli elettorali e le relazioni tra governo e narcotrafficanti. Curiosamente, siamo di fronte alle stesse proteste che andarono in scena nel 2011, ad attori invertiti. Ai tempi Rama era infatti all’opposizione e Berisha al governo. Quel giorno negli scontri persero la vita quattro persone.

A dare carburante alla protesta è stato lo svilupparsi di un nuovo scandalo di corruzione.  Secondo gli inquirenti, il governo avrebbe manipolato le procedure per la concessione di appalti ad alcune aziende. Queste dovrebbero costruire un nuovo raccordo stradale intorno alla capitale, demolendo nel frattempo numerose abitazioni di cittadini.

I fatti hanno portato al licenziamento da parte di Rama del suo ministro dei trasporti e a scandali come la sorte di un amministratore delegato di una delle compagnie coinvolte. Questi avrebbe ricevuto 18 milioni di euro per costruire una sezione del raccordo ed ora è in fuga mentre la magistratura prosegue le indagini sulla liceità dell’appalto.

Albania: tra la richiesta di nuove elezioni e la riforma della giustizia

Nemmeno il rimpasto di governo dello scorso fine dicembre ha placato le tensioni. La piazza di Basha chiede infatti dimissioni immediate e nuove elezioni. Per quattro ore sabato i manifestanti si sono confrontati con la polizia e con la Guardia Repubblicana. Quest’ultima ha risposto lanciando gas lacrimogeni e usando idranti quando un gruppo di persone è riuscito a sfondare il cordone delle forze dell’ordine. Obiettivo puntare alla volta dell’ufficio di Rama.

Qui i manifestanti hanno provato con bastoni di ferro ad entrare nell’ufficio. Sono state lanciate anche alcune bottiglie molotov. La polizia ha infine respinto l’attacco. Immediatamente l’opposizione accusava Rama di aver utilizzato agenti provocatori per deviare l’attenzione dalla protesta pacifica e di massa contro il suo governo. Rama, parlando ad un comizio a Valona, ha chiesto di mantenere la calma. Accusando l’opposizione di voler destabilizzare il paese per evitare l’approvazione di lungamente attesa una riforma della giustizia.

Se approvata, questa potrebbe portare ad una maggiore autonomia del potere giudiziario. Rendendo più semplici le indagini anche contro numerosi membri dell’opposizione. In particolare, rispetto a pratiche di corruzione e altri tipi di malversazione risalenti quando ricoprivano cariche pubbliche.

Albania: le reazioni internazionali. Giovedì nuova protesta

Domenica, 17 febbraio 2019, Basha ha annunciato l’intenzione di ritirare i membri del suo partito dal Parlamento, in una nuova mossa mirata a minare la legittimità dell’attuale governo. Berisha ha rincarato la dose paragonando Rama a Maduro e definendo l’attuale Albania un narco-Stato. Per entrambi i leader saranno i manifestanti stessi a scegliere quando e se mettere fine alla protesta. Eppure l’attuale premier sembra avere l’appoggio incondizionato delle istituzioni internazionali.

L’ambasciata USA nel paese ha infatti condannato le violenze di piazza. Stessa reazione da parte della Delegazione dell’Unione Europea a Tirana e da parte dell’OCSE. Da ricordare come a metà del 2019 è previsto l’inizio dei colloqui per l’accesso dello stato balcanico nell’Unione Europea. L’Albania è già membro della NATO. Giovedì prossimo nuova manifestazione a Tirana, con concentramento proprio di fronte al Parlamento del paese. Il Presidente Meta ha fatto appello alla calma. Ma non è detto che le sue parole abbiano effetto.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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