La “Nuova Napoli” dei Nu Guinea figlia della tradizione
nasce l’ album Nuova Napoli dei Nu Guinea, duo napoletano composto da Massimo Di Lena e Lucio Aquiliana, i due vivono a Berlino
Emigrare è spesso una necessità, a volte una scelta. Ormai è diventato normale spostarsi dal Sud al Nord Italia, dall’ Italia al resto d’ Europa e dall’ Europa al resto del mondo. Si va via per motivi di studio, di lavoro o in cerca di un futuro migliore ma, in casi meno drammatici, anche per confrontarsi con realtà diverse, per mettersi in gioco, crescere ed affrontare il nuovo. Ed è quando si abbandona la propria città che spesso si capisce quanto in realtà sia bella ed unica, anche nella sua quotidianità e con i suoi pregi e difetti.
È da questa malinconia per la propria città che nasce l’ album Nuova Napoli dei Nu Guinea, duo napoletano composto da Massimo Di Lena e Lucio Aquiliana, i quali vivono da anni a Berlino. L’album uscito nel 2018 è un mix di funk, blues, disco anni ’70 – ’80, musica napoletana ed afrobeat che trova ispirazione nella musica di Pino Daniele, James Senese e Toni Esposito, solo per citarne alcuni. Questa commistione di generi da vita ad un sound veramente raffinato e ad uno dei migliori album in assoluto usciti lo scorso anno. I due, inoltre, dimostrano di avere una vasta conoscenza musicale, prediligendo sonorità ricercate e sperimentali, lontane dalle mode del momento; insomma, qualcosa di unico.
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I riferimenti culturali di Nuova Napoli
Il titolo Nuova Napoli è tratto dal film di Massimo Troisi “No grazie, il caffè mi rende nervoso” e fa riferimento al Festival musicale “Nuova Napoli”, inscenato nel film, che verrà sabotato dal misterioso killer Funiculì Funiculà, convinto che “Napoli nun adda cagnà”. Ma questo non è l’unico riferimento alla cultura napoletana presente nell’album; il brano Je Vulesse, cantato – come anche Doje Facce, Disco Sole e Parev Ajere– da Fabiana Martone, è stato ispirato dalla poesia “Je vulesse truvà pace” di Eduardo De Filippo, le stesse parole con cui inizia il brano.
Il primo pezzo dell’album ad essere stato composto, però, è Stanne fore, nato per gioco durante una jam session improvvisata in studio a Berlino, quando i Nu Guinea avevano appena terminato la loro collaborazione con Tony Allen per l’album Afrobeat Makers (The Tony Allen Experiments). Il titolo ed il testo sembrano alludere ad un qualcuno che sia impazzito e che sia alla ricerca di non si sa cosa “Si asciuto ‘e casa cercando qualcosa; Che cosa? Qualcosa; Che cosa? So asciuto ‘e cap; Ma comm? E na vot”.
Nuova Napoli: i ricordi della città
Doje Facce è uno dei pezzi più interessanti dell’album e racconta la Napoli di tutti i giorni, quella fatta di contrasti: proprio in questi contrasti risiedono la vera essenza e la bellezza di Napoli;“Chesta vita ‘e prepotenza c’ha ‘mparato a ce cumpurtà; So’ ddoje facce ‘e ‘na medaglia, o t”a piglia o l’hê lassà” e ancora “Panni spase ‘nmiezz ‘e viche ‘int”o rione Sanità; ‘E turiste annammurate accorte a nun se fa rubà; C”o trerrote ‘o fruttaiuol c”o microfono; Napule è ‘na malatia, è ‘na bucia, è ‘na verità”.
Altro pezzo degno di nota è “Parev Ajere” che ripercorre con nostalgia i luoghi dell’infanzia trascorsa a Napoli, tra filoni alla Gaiola e gelati a Vanvitelli, prendendo atto dei cambiamenti “a signora d’he pizze fritte nun ce sta chiù”; ma capisci che le cose cambiano quando “E poje nu juorno mamma me dice: “Tu t’ea scetà; a vita cha vulive e sunnave non a può fa’“; e quindi la soluzione “A verità è che si cresciuto che ce vuo fa’; sientete nu poco ‘e funk e nun ce penza”.
I Nu Guinea sono un esperimento che piace molto anche all’estero e il loro tour tocca numerosi paesi europei. Inoltre, lo scorso nove maggio hanno aperto il concerto di Liberato a Napoli.
In conclusione, se la parole indie stesse ad indicare un prodotto musicale indipendente, lontano dalle logiche di mercato, dalle grandi etichette e da ciò che è moda, potremmo dire che i Nu Guinea sono la band più indipendente degli ultimi anni.
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