Calcolo valore buoni fruttiferi
Può accadere che sistemando la casa di un genitore venuto a mancare si possano trovare dei cimeli di valore impagabile. Ricordi del cuore, souvenir, scoperte incredibili, ma anche sorprese sotto l’aspetto finanziario. Come nel caso dei buoni fruttiferi postali. In circolazione, infatti, ci sono diversi buoni fruttiferi postali “antichi”, ovvero risalenti a diversi anni fa e ancora oggi riscuotibili, oppure ancora buoni del tesoro e altri prodotti “finanziari”.
È quanto successo ad un anziano 88enne di Torino, che sistemando la cantina della casa del padre, ha trovato 5 buoni del tesoro risalenti al 1949. Un caso non raro come si potrebbe pensare, visto che in Italia circolano circa 10 milioni di vecchi Titoli di Credito non riscossi ma che ancora oggi si possono riscuotere. A dare la notizia QuotidianoPiemontese, che per l’occasione ha anche intervistato l’avvocato Luigino Ingrosso per sapere quanto valgono questi buoni e come fare per saperli riconoscere.
Buoni fruttiferi postali antichi: rimborso ancora possibile
Innanzitutto si precisa che per i titoli antichi è possibile ancora oggi richiedere il rimborso. Ovviamente non per tutti, ma per alcuni sì. Al rimborso si dovranno poi aggiungere gli interessi e la rivalutazione monetaria. Tuttavia non devono essere scaduti i termini di prescrizione, che ammontano a 10 anni. Un termine che però non decorre dalla scadenza del titolo. Ma solo dal momento in cui il soggetto che ha trovato i titoli antichi ha la possibilità di far valere il proprio diritto. Insomma, nel caso di buono risalente a più di 30 anni fa, come nel caso dell’esempio sopraccitato, il periodo di prescrizione decorre dal suo ritrovamento. Ovvero dalla presa di consapevolezza del soggetto erede dell’esistenza di quel titolo antico, ancora rimborsabile.
Buoni fruttiferi postali antichi: quanto valgono
Resta tuttavia complicato individuare il valore per un titolo o un buono fruttifero antico, perché ogni caso andrebbe esaminato singolarmente. I fattori che determinano il valore degli stessi sono diversi e riguardano la tipologia di titolo, il tasso applicato, l’anno di emissione e altre variabili che da sole sono difficilmente riconducibili a una soluzione univoca. In ogni caso è possibile “avere un’indicazione di massima del valore attuale del proprio titolo considerando il potere di acquisto che aveva la lira all’epoca di emissione del predetto titolo”, spiega l’avvocato Ingrosso all’edizione locale piemontese di Quotidiano.net.
In ogni caso la buona notizia è che “in linea generale tutti i titoli possono essere riscossi, anche quelli emessi sotto la vigenza del regno d’Italia”. I titoli rimborsabili anche a distanza di anni più frequenti restano comunque i buoni fruttiferi postali, i libretti di risparmio bancari e postali, i certificati di debito pubblico del Regno d’Italia e quelli dello Stato Italiano.
Buoni fruttiferi postali antichi: i termini di prescrizione
Come abbiamo scritto in precedenza, i termini di prescrizione decorrono dal ritrovamento del titolo, ma certamente non basta la sola parola a dimostrarlo. Ingrosso spiega che “nei moduli informativi che invia lo Studio viene specificato di indicare una persona che sia a conoscenza del luogo e del periodo di ritrovamento del titolo”. E sarà proprio questo nominativo un fattore importante da presentare tramite dichiarazione da allegare poi alla documentazione richiesta per il rimborso.
Buoni fruttiferi postali antichi: come richiedere il rimborso
E per i buoni fruttiferi postali come funziona? Quelli a scadenza trentennale si prescrivono in 10 anni, ovvero, alla scadenza dei 30 anni, si hanno 10 anni di tempo per richiedere il rimborso. Ma se il soggetto è differente dal titolare, ad esempio il figlio che li ritrova per caso, vale lo stesso discorso pronunciato sopra. Pertanto i termini di prescrizione partiranno dal ritrovamento del buono stesso.
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