Decreto dignità: come funziona contro la disoccupazione
Più contratti a tempo indeterminato e lotta alla disoccupazione: quali sono e come funzionano i provvedimenti giallo-verdi per, con focus su decreto dignità
A più di sei mesi dall’entrata in vigore del decreto dignità, l’INPS fotografa la situazione occupazione nel paese: aumento dei contratti a tempo indeterminato e meno precarietà nel periodo novembre – dicembre.
I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps sono stati accolti con soddisfazione da Di Maio, in quanto prova che “il decreto dignità funziona”.
Lotta al precariato e strumenti per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Questi gli obbiettivi del provvedimento economico varato lo scorso luglio dall’esecutivo giallo-verde, che ha ridotto da 36 a 24 mesi la durata massima del contratto a tempo determinato. Tra le altre misure, maggiori paletti sulle causali, un’analogia di trattamento per il contratto a termine e quello di somministrazione e un rincaro contributivo per il datore di lavoro che assume a tempo determinato.
I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps e quelli dell’Istat
Secondo l’Inps, lo scorso anno ha visto un aumento del
5,1% delle assunzioni. Quelle a tempo indeterminato in particolare sono salite del 7,9% rispetto al 2017 e a ciò ha corrisposto una diminuzione dei rapporti a termine, molti dei quali hanno visto la stabilizzazione.
Sembra quindi che la lotta al precariato si sia rivelata efficacie. Sono però meno rassicuranti i dati dell’Istat, che fornisce un quadro ben differente: rispetto al 2017 scende di 72 mila unità il numero degli occupati rispetto e di 122 mila nel caso di lavoro con contratto a tempo indeterminato. L’Istat fotografa una situazione quindi ben diversa e ciò è dovuto dall’utilizzo di un’altra metodologia statistica.
Con decreto dignità, per ora, non diminuisce la disoccupazione
In ogni caso rimane un allarme di fondo: la disoccupazione, specie quella giovanile, non sembra diminuire e manca la creazione di lavoro di qualità.
Tra i 15-24 anni i disoccupati sono il 31,9%, con un picco soprattutto nelle regioni meridionali. 15,7% invece nella fascia 25-34 anni. Come rileva l’Istat, nessun miglioramento rispetto agli anni precedenti visto che il calo di 1 punto percentuale rispetto al 2017 viene compensato con un pari aumento degli inattivi.
È particolarmente preoccupante il numero dei cosiddetti Neet, che non lavorano nè lo cercano: 2,2 milioni al terzo trimestre del 2018.
Quali sono le misure giallo-verdi per il contrasto alla disoccupazione
Con il decreto dignità si voleva arrivare a smorzare la disoccupazione attraverso rapporti contrattuali più stabili, cercando di allontanarsi dal modello del Jobs Act.
Come mossa successiva per la riforma del mondo del lavoro, si è intervenuto poi con il reddito di cittadinanza. Un ibrido con una funzionalità duplice: sostegno alla povertà e stimolo alla creazione dell’impiego, anche se va precisato che la platea dei disoccupati che ne potranno beneficiare è di appena il 18% dei totali.
Il reddito di cittadinanza dovrebbe rivolgersi a tutti quei soggetti che sono al di sotto di un certo livello di entrate, prevedendo la corresponsione di 780 euro mensili e un percorso di ricerca occupazionale con l’obbligo di accettazione di almeno una delle tre proposte occupazionali dei centri per l’impiego.
Quali effetti avrà il reddito di cittadinanza sull’impiego?
Per capire se il reddito di cittadinanza sarà uno strumento efficace contro la disoccupazione, sarà da vedere se l’erogazione del sussidio porterà effettivamente allo stimolo della ricerca dell’occupazione.
Dipenderà molto anche da come riusciranno a coordinarsi e funzionare i centri per l’impiego.
Sul punto vi sono alcune perplessità tra chi, come il Sole 24 Ore, sottolinea che negli ultimi sette anni, tali centri siano riusciti a pervenire al ricollocamento nella misura di appena il 3%.
Resta inoltre da vedere se si riveleranno fondate o meno le critiche alla misura palesate da alcune regioni, riguardo all’operatività dei centri l’impiego e all’assunzione dei “navigator“. Dubbi riguardo alla compatibilità con le norme del titolo V della Costituzione in quanto ai profili di competenza, che in materia di politiche attive e formazione è in capo alle Regioni.
Come potrebbero cambiare le assunzioni con il decreto dignità
Se per Di Maio i risvolti positivi sui tassi di occupazione saranno presto evidenti, non è della stessa opinione Andrea Garnero. L’economista OCSE ritiene infatti che con il reddito di cittadinanza si rischierà una destabilizzazione ulteriore del mondo del lavoro, che spingerà le imprese ad assunzioni part-time per mantenere la retribuzione al di sotto dei 780 euro al fine di far percepire comunque il reddito.
La legge di conversione del decreto legge su reddito di cittadinanza e quota cento passa il 27 febbraio al Senato.
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