India-Pakistan, ultime notizie: tensione alle stelle nel Kashmir
India-Pakistan: dietro l’escalation militare nelle aree contese tra i due paesi. Le ragioni di politica interna, le reazioni della comunità internazionale
La tensione tra India e Pakistan, potenze nucleari dell’Asia centro-meridionale, è ai massimi livelli da decenni. Causa scatenante, l’escalation militare degli ultimi giorni, avviata dall’attacco via autobomba dello scorso 14 febbraio. Attacco che ha portato alla morte di quaranta paramilitari indiani. L’attentato, rivendicato dal gruppo Jaish-e-Mohammed (JeM) è avvenuto a Pulwama, nella regione del Kashmir.
Questa è un’area contesa tra i due paesi sin dal 1947, quando l’India divenne indipendente dalla Gran Bretagna, separandosi però a sua volta dal Pakistan. Il conflitto tra i due paesi, oltre che religioso (l’India è a maggioranza hindu, il Pakistan è musulmano) riguarda dunque anche territori i cui confini non sono mai stati oggetto di accordo. Come appunto le regioni del Jammu e del Kashmir, controllate da Nuova Delhi, e quella del Gilgit-Baltistan, sotto controllo di Islamabad. I fatti accaduti hanno avuto forti ripercussioni sul traffico aereo internazionale. Molte compagnie hanno dovuto cancellare o deviare voli che attraversano le aree in questione, dopo che i due paesi hanno imposto temporanee no fly-zone.
India-Pakistan: uno scontro con ragioni di politica interna?
A contare molto nello scontro che si è prodotto è anche l’imminente tornata elettorale indiana di maggio. Il nazionalista hindu Narendra Modi, attuale presidente alla ricerca della riconferma, ha spesso utilizzato in passato una retorica anti-pakistana per infiammare i suoi sostenitori. Modi sta cercando di sfruttare il recente innalzamento della tensione, e l’attacco del 14 febbraio, per ottenere dei vantaggi in chiave elettorale.
Infatti, i media di stato e quelli più legati al partito di Modi, il BJP, hanno riportato con enfasi la distruzione il 26 febbraio da parte dell’esercito indiano, tramite una serie di attacchi aerei, di un campo di reclutamento del JeM nei pressi di Balakot, nella provincia pakistana di Khyber Pakhtunkhwa. La narrazione dell’operazione militare è stata però duramente criticata dal partito rivale del Congress. Alcuni esponenti del partito hanno esposto dubbi sulla riuscita dell’iniziativa e chiesto prove a supporto della tesi del governo.
In particolare, non sarebbero confermate le trecento vittime causate dal contro-attacco indiano. Il presidente del BJP Amit Shah ha però respinto ogni dubbio, dicendo che l’attacco è andato a buon fine è che chi “non crede ai militari sta aiutando il Pakistan”. Da parte sua Islamabad ha smentito la riuscita dell’attacco dell’India, affermando che non ci sarebbe stata alcuna vittima. Del resto, anche l’attuale presidente pakistano Imran Khan, il cui paese è colpito da una profonda crisi debitoria, potrebbe vedere nell’innalzamento delle tensioni con l’India una via di sviare l’attenzione da alcune pressanti questioni interne. Ad esempio, il ruolo sempre più determinante della Cina nell’economia del paese. Khan, ex campione di cricket, ha vinto le elezioni presidenziali nell’agosto 2018, grazie anche al forte appoggio delle Forze Armate.
India-Pakistan: la comunità internazionale preme per la distensione
In risposta agli attacchi dell’India, l’esercito pakistano ha effettuato una serie di incursioni aeree oltre la Linea di Controllo. Questa Linea divide le aree rispettivamente controllate dai due paesi nella regione contesa. Esito dell’attacco è stato l’abbattimento di un aereo militare indiano. L’esercito pakistano ha poi preso in custodia il comandante dell’aereo. Il ministro degli Esteri pakistano Qureshi ha in seguito dichiarato che nella giornata di oggi l’uomo verrà rilasciato, in un gesto orientato ad abbassare le tensioni militari.
Come d’altronde richiesto dai principali attori internazionali, quali Usa, Cina, Unione Europea, Russia. Tutti gli attori hanno in maniera diversa comunicato il desiderio di giungere ad un abbassamento delle tensioni militari tra due paesi dotati dell’arma nucleare. Non si fermano però le polemiche diplomatiche. Lo stesso Qureshi ha rifiutato la partecipazione alla riunione dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica in programma ad Abu Dhabi. Motivo, la presenza della sua controparte indiana.
In sintesi, anche se probabilmente ci sarà una distensione, quanto avvenuto rende sempre più vane le speranze di una risoluzione del conflitto tra India e Pakistan negli anni a venire. I due paesi hanno già combattuto tra di loro conflitti bellici nel 1965, nel 1971 e nel 1999, e ancora più spesso si sono fronteggiati in conflitti “irregolari” agiti da milizie più o meno appoggiate dalle rispettive forze armate. La tendenza non sembra starsi invertendo.
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