La consacrazione tardiva e gli occhi dell’Italia: chi è Tadic, il matador del Real
La consacrazione tardiva e gli occhi dell’Italia: chi è Tadic, il matador del Real. Chi segue il calcio europeo, anche se non assiduamente, avrà sentito…
Chi segue il calcio europeo, anche se non assiduamente, avrà sentito parlare almeno una volta di Dusan Tadic. Esterno serbo classe 1988, nella serata di 5 marzo si è messo sulle spalle l’Ajax, facendo cadere l’impero europeo del Real Madrid nel match di ritorno degli ottavi di finale di Champions League giocato al Santiago Bernabeu.
Un gol e due assist, una nottata pregevole in uno degli stadi più importanti del calcio mondiale, lo hanno forse portato alla consacrazione personale, ricercata da tanto tempo. Una partita del genere non può non averlo messo nel mirino dei top club europei, che monitoreranno sicuramente la sua situazione.
In Italia ci pensano già Milan e Roma, che la prossima estate potrebbero darsi battaglia per riuscire ad ottenere il suo cartellino. Ma l’Olanda sembra essere la sua terra promessa, nella quale è tornato dopo i quattro anni passati in Premier League al Southampton.
Il profilo di Dusan Tadic
Esterno alto di ruolo, può agire però su tutto il fronte offensivo. È un giocatore mancino abile anche con il piede destro, che fa di dribbling, velocità e potenza le sue armi più raffinate. Ben piazzato fisicamente, è alto 1,81 m.
Dopo gli inizi in Serbia per quattro anni tra le fila del Vojvodina, è passato in Olanda al Groningen, dove è rimasto per due stagioni. Il passaggio biennale al Twente gli ha aperto le porte del grande calcio. Il Southampton lo ha accolto per quattro anni, dove tra alti e bassi si è confermato giocatore sul quale prestare attenzione. La scorsa estate il ritorno nel paese dei tulipani, proprio all’Ajax, dove sembra essere definitivamente esploso il suo talento.
Sembra strano parlare di consacrazione quando la carta d’identità recita trenta alla voce anni, ma come per tanti giocatori slavi, anche la carriera di Tadic è stata contrassegnata da alti e bassi. Un serbo con l’Olanda nel destino dunque. Anche in Inghilterra, quando si è espresso ad alti livelli con Ronald Koeman in panchina, facilitato anche dalla filosofia di gioco offensiva dell’attuale CT proprio della nazionale olandese.
Vedremo dunque se, ripetendo le prestazioni di quest’anno, deciderà di tentare l’avventura in una big di un campionato top o se preferirà restare in quell’Olanda che lo ha pian piano reso il giocatore che è adesso.
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