Data annunciazione 2019
Opera in immagine tratta dalla collezione del Museo della Collegiata
CastiglioneOlona/ foto: Franco Canziani
26 Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
(Luca 1,26-38)
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La festa dell’Annunciazione ricorre il 25 di marzo: celebra il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Anticamente era chiamata festa della Divina Incarnazione. L’unico Vangelo a parlare di questo episodio è il terzo, quello di Luca (Luca, I, 26-38). In questo passo del Vangelo si racconta di come l’angelo Gabriele sia apparso a Maria, a Nazareth e le abbia annunciato che sarebbe diventata, per opera dello Spirito Santo, madre del figlio di Dio, il Messia Gesù.e3
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.
(Luca 1,26-38)
Festa dell’Annunciazione: significato e perché il 25 marzo
La data della festa al 25 di marzo, testimoniata dal sesto e settimo secolo, fu fissata in relazione con il Natale, probabilmente con l’idea che l’Incarnazione, come la creazione del mondo – secondo calcoli eruditi e considerazioni mistiche – coincidesse con l’equinozio di primavera.
L’Annunciazione, così chiamata perché fa riferimento all’annunzio del concepimento verginale e della nascita verginale di Gesù dell’angelo Gabriele a Maria – che diviene l’Annunziata-, celebra anche l’Incarnazione del Signore.
Per la coincidenza tra l’Annunciazione e l’Incarnazione del Verbo, il festum annuntiationis venne fissato – così credevano anche gli stessi apostoli – nove mesi prima del giorno della nascita del Signore, cioè il 25 marzo.
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Origini e prime notizie della Festa dell’Annunziata: quando e dove non si festeggia il 25 marzo
A Nazareth fin dal IV secolo esisteva una basilica dedicata all’Annunciazione, ciò nonostante, la prima notizia certa relativa alla celebrazione della festa risale a non prima della metà del sesto secolo: quando Abramo, vescovo di Efeso, scrisse una omelia In Annuntiatione Deiparae in cui si nomina la magnam festivitatem del mese di marzo.
A renderla popolare, quindi, contribuì la condanna di Nestorio e l’esaltazione della Vergine come madre di Dio (ϑεοτόκος) fatta nel concilio di Efeso nel 431.
Secondo alcune ricerche storiche la festa dell’Annunciazione è sorta all’interno della celebrazione del Natale, come conseguenza o come preparazione. La Chiesa di Costantinopoli, nella prima metà del VI secolo, celebrava con solennità l’Euaggelismòs (Annunciazione) il 25 marzo. Queste celebrazioni si trasferiranno a Roma e in Spagna nel secolo seguente.
Nel VII secolo, dunque, la ricorrenza doveva essere una delle più solenni per la Chiesa, visto che il concilio in Trullo (Costantinopoli, 692) aveva stabilito che l’Annunciazione si celebrasse in Quaresima: papa Sergio (687-701) dispose che nelle quattro feste della Vergine si organizzassero delle precessioni solenni. Era permessa, dunque, la celebrazione della festa anche in tempo di Quaresima.
L’Annunciazione e il rapporto con l’Avvento: la Spagna mozarabica
In alcuni casi, però, come per es. in Spagna fu spostata al 18 dicembre per evitare la sua cadenza quaresimale, infatti, nel 656 il decimo concilio nazionale di Toledo trasportò la festa all’epoca dell’Avvento, il 18 dicembre.
Vari testi liturgici dimostrano che anticamente tra la festa dell’Annunciazione e l’Avvento ci fosse una stretta correlazione.
La concezione rigida, secondo la quale non si dovevano celebrare feste nel periodo pasquale, perdurò, oltre che nella liturgia mozarabica della Spagna, anche nel rito ambrosiano – che dedica alla Vergine la sesta domenica del proprio Avvento -; forse nei riti di Aquileia e di Napoli; e nella liturgia nestoriana.
La data di questa solennità viene ancora oggi trasferita quando il 25 marzo cade nella Settimana Santa (come è accaduto nel 2013 e nel 2016); nella Settimana di Pasqua o coincide con una Domenica di Quaresima (come nel 2012) o di Pasqua (come nel 2008).
Altre testimonianze dell’Annunciazione: i Vangeli apocrifi e l’iconografia dell’Annunciazione
Molto più ricche di particolari sono le descrizioni dell’evento fatte dai Vangeli apocrifi dell’infanzia, soprattutto: il Protovangelo di Giacomo (200 ca.), lo Pseudo-Matteo (VII-VIII secolo e oltre) e la Natività di Maria (846-849) di Radberto Pascasio, abate di Corbie.
Queste descrizioni del “buon annuncio” (εὐαγγελισμός) – come chiamarono i Greci la festa dell’Annunciazione – hanno fortemente influenzato l’iconografia delle raffigurazioni artistiche.
Questa letteratura ha trovato nel Medioevo la sua massima diffusione, divenendo il modello per le applicazioni figurative, grazie anche alle compilazioni di carattere divulgativo come: lo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais (m. nel 1256) e la Legenda aurea di Jacopo da Varazze (m. nel 1298).
Secondo la narrazione degli Apocrifi l’angelo Gabriele si sarebbe presentato a Maria due volte: la prima, mentre la giovane si recava ad attingere acqua a una fonte: l’angelo senza rendersi visibile le rivolse la parola, spaventandola; la seconda, quando, Maria era in casa a filare e tessere un velo di porpora per il Tempio: l’arcangelo le apparve in sembianze umane annunciandole che avrebbe concepito e partorito un figlio per virtù dello Spirito Santo.
I protagonisti dell’Annunciazione: l’incontro dell’umano e del divino
Gli elementi fondamentali che compaiono nell’episodio dell’Annunciazione, e ne contraddistinguono l’iconografia sono dunque rappresentati dalla Vergine Maria e dall’arcangelo Gabriele.
Tuttavia, anche le tre persone della Trinità possono apparire: lo Spirito Santo, in genere sotto sembianze di colomba. Il Padre, a volte significato da una mano che compare dall’alto nell’atto di inviare la colomba o il raggio che rappresenta il Verbo che si fa carne; e il Figlio, che anche se non visibile, si presenta, o nella sua natura divina, o in quella umana come un’entità nuova.
Il nucleo concettuale dell’Annunciazione è l’incontro dell’umano e del divino, a diversi livelli. Questi differenti livelli vengono espressi iconograficamente nella scena dell’Annunciazione, grazie a sistemazioni spaziali e prospettiche. Gli elementi fondamentali sono in relazione ma anche di diversa natura: la rappresentazione iconografica deve significare la diversità delle nature e allo stesso tempo mettere in evidenza la relazione che si istituisce fra esse.
L’Annunciazione nella storia dell’Arte: un must dell’arte cristiana
Il saluto dell’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria ha ispirato l’arte cristiana in tutte le epoche. Percorre la storia dell’arte in infinite variazioni e in tutti i secoli. La prima testimonianza risale al III secolo: l’ignoto pittore delle catacombe di Priscilla raffigura la Vergine seduta in trono e l’angelo messaggero ai suoi piedi.
Ispirandosi alla descrizione del protovangelo di Giacomo, gli artisti, nel V secolo, rappresentano la Vergine seduta, nell’atto di filare oppure presso una fonte. Nelle rappresentazioni successive (VI secolo) Maria e l’angelo si scambiano di posto, l’angelo passa dalla destra alla sinistra della Vergine. E la Vergine, tolte rare eccezioni, sarà da questo momento rappresentata non più seduta, ma in piedi.
L’iconografia della Vergine in piedi appare per la prima volta nel VI secolo in Siria e in Palestina. È comune a Bisanzio e all’Oriente, e sembra che questa nuova rappresentazione si sia diffusa a Costantinopoli, affiancandosi, senza eliminarla, all’immagine della Vergine seduta.
L’Annunciazione nell’epoca Medievale: la rappresentazione si trasforma
Nel Medioevo, la Vergine Maria impegnata a filare cede il passo a una Vergine orante e più meditativa. Al posto del fuso, nelle rappresentazioni di questa epoca, la Vergine, regge in mano il libro – immagine che ha lontane origini nei racconti dei Vangeli apocrifi (Protovangelo di Giacomo, Psedo-Matteo) e che verrà spesso rappresentata dai pittori italiani, dal Cavallini in poi – del salterio o della Parola di Dio.
In questo periodo – come si può ammirare nella cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto (1305) – sia Maria che l’angelo iniziano a essere rappresentati in ginocchio.
Inoltre, cominciano a comparire nelle rappresentazioni dell’Annunciazione le persone della Trinità: il Padre, lo Spirito e il Verbo in forma di piccolo bambino. Nel mosaico di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere (1291), per esempio, alla sommità della scena si intravede il volto del Padre e in una scia emanata da lui si nota la colomba simbolo dello Spirito.
Anche l’ambientazione dell’episodio nel corso dei secoli ha subito delle trasformazioni. Se Jan van Eyck colloca la scena all’interno di una chiesa gotica in piena atmosfera sacrale (prima metà del XV secolo), Leonardo Da Vinci la situa in un meraviglioso giardino rinascimentale (ca. 1472).
In epoca rinascimentale, invece, il “bastone viatorio” o “scettro di Gabriele” dei Bizantini che l’angelo reggeva si trasforma in elementi vegetali simbolici: una palma; un ramoscello d’ulivo come nella famosa Annunciazione di Simone Martini (1333) o in un giglio come nel Codice miniato di Chantilly (1411-16).
Il luogo dell’Annunciazione: la casa di Maria
Secondo un’antichissima tradizione la casa di Maria, in cui avvenne l’Annunciazione, è la grotta che oggi si trova nella cripta della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth.
La casa era composta: da una parte scavata nella roccia (la grotta) e una parte costruita in muratura. Questa parte in muratura, sembra, sia rimasta a Nazaret fino alla fine del XIII secolo. Poi è stata trasferita prima a Tersatto (Trsat, Croazia) e dopo a Loreto, nelle Marche: per la sua conservazione.
Il trasporto della casa di Maria è avvenuto per nave tra il 1291 e il 1294, a opera della famiglia Angeli Comneno, un ramo della famiglia imperiale bizantina. La Santa Casa, come è chiamata, si trova tuttora all’interno della Basilica di Loreto, ed è continuamente visitata da numerosi pellegrini.
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