“Morire” per la Tav? Da una parte, i leghisti con in testa Matteo Salvini non perdono occasione per ribadire che l’Alta Velocità Torino-Lione deve essere realizzata a tutti i costi; dall’altra, i 5 stelle ribadiscono il loro No, oscillando tra la linea della ridiscussione del progetto con la Francia e il rifiuto anche solo di prendere in considerazione l’ipotesi di inizio dei lavori. Lo stallo si aggrava dopo la presa di posizione del Premier Conte; sulla Grande Opera ha affermato: “non sono affatto convinto che sia quello di cui l’Italia ha bisogno”.
Crisi Governo news: stallo e voto anticipato
La Telt, la società incaricata dei lavori, ha fino a lunedì per far partire i bandi di gara senza perdere i finanziamenti europei. Dunque, il tempo stringe mentre il duello tra le due anime della maggioranza diventa sanguinoso. “Siamo in due a dire No, vediamo chi ha la testa più dura. Sono abituato ad andare in fondo” il commento del capo del Carroccio; “Salvini minaccia una crisi di governo? Mi pare un atteggiamento irresponsabile” chiosa poco dopo Di Maio.
Per quanto siano molte le voci che si ergono a tranquillizzare gli animi sulla tenuta del governo, lo spettro di una crisi e, addirittura, di un voto anticipato ha cominciato ad aggirarsi dalle parti del Quirinale. L’evenienza, è cosa nota, non è gradita a Mattarella, in generale, per via dei contraccolpi che l’instabilità istituzionale porta all’economia nazionale; d’altra parte, dal Colle si preferirebbe ricucire lo strappo anche perché, dopo tutti gli sforzi fatti per dare un governo “politico” al paese, l’unica strada percorribile – oltre al voto – sarebbe quella di nominare un governo tecnico destinato all’impolarità.
Crisi Governo news: l’Election Day con le Europee
Al netto delle speculazioni sullo scontro in atto nella compagine di governo sulla Tav, ponendo il caso che portino a una crisi di governo, si potrebbe votare per il Parlamento giorno 26 maggio 2019, quindi, in contemporanea con le Europee? È uno scenario possibile se non probabile, secondo alcune indiscrezioni avvalorate dalla testata Open. Stando alla legge, è tecnicamente possibile; a prevedere tale possibilità – meglio, l’obbligo, se si svolgono nello stesso anno – è, infatti, l’articolo 7 del Decreto Legge 98/2011. Ora, l’articolo 61 della Costituzione stabilisce la durata di una legislatura in 5 anni a partire dalla prima riunione di Camera e Senato; terminato tale periodo si deve tornare a votare entro 70 giorni.
Detto ciò, cosa succede se le Camere vengono sciolte prima della loro scadenza naturale? Il potere di scioglimento delle Camere è assegnato dal dettato costituzionale al Presidente della Repubblica. Quest’ultimo lo esercita constatata l’impossibilità di superare una crisi di governo; può avvenire in seguito a un voto di fiducia sfavorevole nei confronti dell’esecutivo in carica o alle dimissioni del Presidente del Consiglio. Quindi, il Capo dello Stato emana un decreto con cui dichiara sciolti i due rami del Parlamento; ciò avviene solo dopo aver svolto delle consultazioni con i rispettivi presidenti. A questo punto la palla passa al Premier cui tocca controfirmare il decreto del Presidente della Repubblica e poi andare al Quirinale per concordare la data di pubblicazione del decreto con cui si comunicherà la data del voto anticipato.
Secondo gli articoli 61 e 77 della Costituzione la data delle elezioni deve essere fissata entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere. Tuttavia, la legge ordinaria prevede che la pubblicazione del decreto che dispone la data di convocazione dei comizi elettorali (in pratica, quella delle elezioni) non può avvenire oltre il 45esimo giorno precedente a quello della votazione. D’altra parte, il termine dei 45 giorni appare più che altro teorico visto che, in base alla normativa sul voto estero, non si può superare il termine dei 60 giorni antecedenti al voto. Su tutte le norme “vince” comunque quella più alta gerarchicamente parlando, cioè quella di rango costituzionale che impone la scadenza dei 70 giorni. Si può concludere che Mattarella ha tempo fino al 17 marzo per sciogliere le Camere; oltre tale data, Politiche ed Europee non potranno svolgersi lo stesso giorno.
Il braccio di ferro tra i due vicepremier dovrebbe davvero precipitare in queste ore perché in una settimana si realizzino tutte le “tappe” informali e formali che portino allo scioglimento delle Camere. Basta citare uno tra i più “veloci” casi assimilabili a quello odierno; nel 2008 il Governo Prodi II entrò in crisi il 24 gennaio; d’altra parte, dopo un mandato esplorativo con esito negativo – durò solo 4 giorni – tentato da Franco Marini, le Camere vennero sciolte solo il 6 febbraio.
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