Scudo Fiscale: danno istituzionale?

Il politico Giulio Tremonti

Scudo Fiscale: danno istituzionale?

 

di GIORGIO CORTELAZZO

Resta al centro di accese discussioni la sanatoria studiata dal Governo per favorire il rientro nel nostro paese dei capitali sottratti all’imposizione tributaria.

SANATORIE ESTREME

Lo scudo fiscale, fino allo scorso 15 Dicembre, ha consentito agli evasori di rimpatriare il capitale nascosto all’estero pagando una supertassa pari al 5%, con la garanzia di tutela da ogni ulteriore sanzione, salvo in caso di procedimento amministrativo o giudiziario già aperto, come esplicitato dal decreto legge 78/2009. (1) Secondo quanto annunciato inizialmente dal Governo, scaduto l’ultimo giorno utile per rimettersi in regola col Fisco, sarebbe stata attivata una “caccia” all’evasione con 35000 controlli sul campo entro due anni. (2)
Nella Teoria dei Giochi, ogni strategia economica è efficace solo se accompagnata da una minaccia credibile per chi intenda sottrarsi ad essa. Gli esiti dello scudo fiscale, secondo questa prospettiva, dipendono dalla capacità del Governo di mantenere fede alla propria strategia iniziale. Il 17 dicembre scorso, tuttavia, il Consiglio dei Ministri ha tradito i suoi primi annunci. Lo scudo fiscale è stato prorogato per altri quattro mesi, con aliquote maggiorate nel primo e nel secondo bimestre, rispettivamente al 6% e al 7%. (3) Una simile infrazione dei patti iniziali non può che compromettere la credibilità (e quindi i benefici) di una manovra tanto rischiosa, rendendo al contempo meno accettabili i suoi costi.

UN MAGRO BOTTINO

Nonostante il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, abbia esaltato trionfalmente il piano di scudo fiscale, affermando che i capitali “con il governo Berlusconi rientrano per essere utilizzati in investimenti e, attraverso le tasse, per fare opere pubbliche”, (2) Tommaso Di Tanno, uno dei più importanti tributaristi italiani, ha ricordato invece che “l’ 80 per cento dei capitali rientrati con le precedenti edizioni dello “scudo” furono investiti in case e non andarono quindi a finanziare lo sviluppo di attività produttive”. (3)

Lo Stato, in compenso, si è mostrato nuovamente disposto a patteggiare con chi viola le sue leggi fiscali. Il Governo sta di fatto vendendo agli evasori italiani la possibilità di sottrarsi alle proprie responsabilità penali. Una simile elasticità istituzionale, se ha garantito un risultato vicino e concreto (il recupero di 5 miliardi di euro a diretto beneficio dell’Erario) (2), rischia di indebolire ulteriormente il già fragile sistema di deterrenze del prelievo fiscale italiano. Ciò non può che determinare effetti nefasti per lo sviluppo economico nella penisola, storicamente afflitto dal
fenomeno dell’evasione: secondo un’indagine effettuata per conto del portale Contribuenti.it, il nostro paese non dichiarerebbe complessivamente il 51,2% del reddito imponibile, tanto da meritare, quest’anno, la maglia nera in Europa. (4).


Note:

(1) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Finanza%20e%20Mercati/2009/private-banking/scudo-fiscantrollle/domanderisposte.shtml
(2) http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/12/12/visualizza_new.html_1645406214.html
(3) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/12/18/scudo-fino-ad-aprile-con-costi-del.html
(4) http://www.asca.it/news-FISCO__CONTRIBUENTI_IT__ITALIA_PRIMA_PER_EVASIONE_IN_EUROPA-871269-ora-.html