Il sistema tributario italiano prevede, come è noto, tutta una serie di tasse ed imposte, che il cittadino deve pagare, sussistendone i requisiti. Vediamo di seguito quando la cosiddetta TASI non va pagata, tenendo ben distinti i concetti di prima casa ed abitazione principale.
TASI: che cos’è secondo la legge italiana e quale funzione ha
Preliminarmente, occorre chiarire in sintesi che cosa sia la TASI, in modo da aver consapevolezza circa l’oggetto della questione. La TASI, detta anche tributo per i servizi indivisibili, insieme con l’IMU e la TARI (tassa sui rifiuti), è una delle tre componenti dell’imposta unica comunale. Trova la sua fonte normativa nella legge di stabilità 2014. Circa il piano delle funzioni, tale tributo riguarda i cosiddetti servizi comunali indivisibili, destinati cioè a tutta la collettività che ne beneficia indistintamente. Nel dettaglio, l’incasso della TASI fa sì che siano finanziati alcuni importanti costi come l’arredo urbano, la manutenzione dei parchi e giardini pubblici, l’illuminazione pubblica.
TASI prima casa: i casi di evasione fiscale e la distinzione tra prima casa ed abitazione principale
Non possono essere taciuti i numerosi reati di evasione fiscale che molti contribuenti italiani poco inclini ad osservare la legge, hanno commesso negli ultimi anni. La prassi è stata infatti quella di dichiarare una falsa residenza all’interno della seconda casa, al fine di non pagare la TASI. Ciò perché, in passato, il requisito della residenza era il solo richiesto per ottenere l’agevolazione. Tali comportamenti sono stati però finalmente impediti, grazie alla normativa oggi vigente e alla giurisprudenza che ne ha specificato ulteriormente i contenuti. La Cassazione ha infatti precisato proprio quest’anno, che l’agevolazione TASI prima casa, non è ottenuta solo sulla base del requisito della residenza. Occorrono anche altri requisiti obbligatori.
L’attuale impianto normativo, come accennato, oggi tutela maggiormente contro reati fiscali. E dispone che la TASI non si paga sulla cosiddetta abitazione principale. È quindi tecnicamente erroneo parlare di TASI prima casa, in quanto la legge fa riferimento, semplicemente, al concetto di abitazione principale; non guarda invece al termine “prima casa”, più generico e idoneo a generare equivoci. Infatti, al fine di avere l’agevolazione, la casa in oggetto non deve essere per forza la prima acquistata dal contribuente. Per “abitazione principale” deve intendersi il luogo dove si svolge la quotidianità della vita famigliare, ed è ad essa che si rivolge l’esenzione in oggetto. Vediamo di seguito, con maggior dettaglio, quando scatta la suddetta agevolazione.
TASI prima casa: i requisiti dell’agevolazione
A questo punto, vediamo quando la legge esonera dal pagamento della TASI. Superata la precedente impostazione che dava esclusiva rilevanza alla mera residenza (la quale essendo dichiarazione formale, è facilmente falsificabile), oggi la legge statuisce che, oltre alla residenza, l’abitazione per la quale si vuole l’esenzione, deve essere dimora principale del titolare dell’immobile e dei familiari del suo nucleo. Non basta più la sola dichiarazione di residenza, occorre poter dimostrare che l’intero nucleo familiare vive stabilmente nella stessa casa. E la giurisprudenza della Cassazione non giunge a conclusioni dissimili: se chiamato in causa, il contribuente deve provare di essere residente nell’abitazione, ma anche che essa è il luogo di dimora abituale propria e dei suoi familiari.
Se ti interessa saperne di più sulla differenza tra residenza e domicilio, clicca qui.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it