Assegno bancario scoperto o cabriolet: cosa fare, sanzioni e rischi
Che cos’è un assegno bancario scoperto o cabriolet e come comportarsi nel caso si abbia a che fare con un titolo di credito di questo tipo.
Si tratta di una eventualità non infrequente, quella relativa a transazioni commerciali effettuati tramite assegni che si rivelano scoperti o cabriolet. Vediamo di seguito come comportarsi in queste sgradite situazioni, quali sono le sanzioni e i correlati rischi per illeciti di questo tipo.
che cos’è un assegno scoperto o cabriolet e l’attualità del fenomeno
Un assegno scoperto, detto peraltro in tanti altri modi (cabriolet, senza provvista, a vuoto) è quel titolo di credito per il quale colui che deve incassare la somma, scopre in seguito che sul conto corrente del traente non ci sono sufficienti fondi per coprire l’importo riportato sul titolo di pagamento. Circa l’attualità del fenomeno non ci sono dubbi. Infatti i dati ISTAT e Unioncamere confermano la frequenza di questi illeciti. Negli ultimi anni, riportano le fonti, si sono create truffe per decine di milioni di euro e titoli non adeguatamente coperti pari a decine di migliaia di unità. Insomma ciò indica quanto sia importante avere cautela nelle transazioni aventi ad oggetto assegni.
Èanche vero che non sempre però il fenomeno è collegato a comportamenti truffaldini o insolvenza mirata a non saldare il debito: altre volte semplicemente si tratta di disattenzione, relativa a non aver controllato nel conto che ci fosse ancora la provvista. Essa è la somma che occorre tenere a disposizione sul conto corrente per fronteggiare i pagamenti, anche con assegno. In tutti questi casi, la banca non sarà tenuta a versare alcunché: vediamo allora cosa fare in queste circostanze.
Assegno bancario scoperto: che cosa fare e i compiti della banca
In caso allo sportello sia individuato un assegno scoperto, vi saranno comunque degli obblighi per la banca. Farà in pratica gli interessi della persona creditrice e dovrà, infatti, informare il soggetto emittente con lettera raccomandata; con la quale sarà messo a conoscenza delle conseguenze previste dalla legge. L’istituto di credito dovrà, in particolare, indicare nella missiva, la possibilità di regolarizzare, pagando entro 60 giorni la somma indicata sull’assegno, cui si somma però una penale fissa del 10% nonché gli interessi legali maturati e le spese di eventuale protesto. In questi casi si parla di cosiddetto pagamento tardivo. Esso se perfezionato, impedirà sanzioni gravose per colui che ha emesso l’assegno scoperto. Tale raccomandata inoltre conterrà l’avviso di revoca dell’autorizzazione ad emettere altri assegni. Scaduti i 60 giorni senza regolarizzazione, scatteranno le sanzioni.
Assegno bancario scoperto: l’iscrizione nel registro CAI
In caso di mancato adempimento entro il termine suddetto di due mesi, alla banca spetteranno nuovi compiti nell’interesse del creditore. Dovrà segnalare nome e cognome di colui che ha emesso l’assegno alla CAI (Centrale di allarme interbancaria); inoltre dovrà informare il prefetto del luogo di pagamento dell’assegno, il quale avrà la funzione di comminare le sanzioni. È sconveniente essere presenti nell’elenco tenuto alla CAI, dato che questo archivio ha la funzione di infliggere a tutti gli iscritti la cosiddetta revoca di sistema. Essa consiste nell’impossibilità di emettere assegni per un periodo di sei mesi. Altre preclusioni saranno il divieto di accesso al credito (come ad esempio un mutuo) e di apertura di altri correnti. È fortemente penalizzante essere nell’archivio CAI in quanto la propria reputazione come pagatore è pregiudicata verso tutte le banche, in quanto qualsiasi istituto può consultare questo elenco.
Assegno scoperto: gli aspetti sanzionatori
Sul piano delle conseguenze per colui che emette un assegno a vuoto e poi non si occupa di saldare il debito, non è finita qui. Il prefetto, informato dalla banca, darà luogo ad un procedimento amministrativo, in cui l’interessato avrà modo di difendersi. Nel caso di mancanza di valide argomentazioni o nel caso non siano state presentate, il prefetto potrà infliggere un’ordinanza di ingiunzione di pagamento di una sanzione pecuniaria che sarà oscillante tra un minimo di 516,34 euro ed un massimo di 3.098,74 euro. Ciò in base alla gravità del comportamento. In casi di assegni cabriolet superiori a 10.329,14 euro o in casi di recidiva, la sanzione sarà doppia: da un minimo di 1.032,92 euro a un massimo di 6.197,48 euro.
Ancora, se l’importo in oggetto supera i 2.582 euro, si aggiungerà la revoca dalla possibilità di emettere assegni per un periodo da 2 a 5 anni. Se la somma indicata nell’assegno scoperto è superiore a 51.645,69 euro, sarà applicata anche l’ulteriore pena dell’interdizione dall’esercizio della professione. Essa è evidentemente molto pesante per chi svolge lavori imprenditoriali, commerciali o comunque autonomi.
Le conseguenze penali di tale condotta sono state abbandonate da tempo dal legislatore, nella convinzione che, in sostanza, non servissero a reprimere questi comportamenti. Esse emergeranno soltanto laddove sia provato che l’emissione dell’assegno scoperto sia da ricollegare ad un vero e proprio piano di truffa o insolvenza fraudolenta.
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