Gli 80 anni di Giovanni Trapattoni: carriera e presente del Trap
Gli 80 anni di Giovanni Trapattoni: carriera e presente del Trap. “Questo mio atteggiamento è un attestato. E io ci credo molto perché è credibile.”
“Questo mio atteggiamento è un attestato. E io ci credo molto perché è credibile.”
“Nel mondo di oggi, conta più l’immagine che l’essere. Io preferisco essere. Io, orco zio, quando guardo sotto il tavolo voglio trovare le mie gambe.”
Giusto un paio di esempi di citazioni, chiare ed eloquenti, che descrivono la caratura del personaggio. Un uomo mai di mezze misure, una figura iconica del calcio italiano nel mondo, un ambasciatore in toto della qualità che il “made in Italy” è in grado di offrire.
Di ruolo mediano, colonna per quattordici anni del leggendario Milan di Nereo Rocco, che mordeva le caviglie degli avversari più famosi. Per poi la carriera da allenatore, infinita, nella quale ha coniugato catenaccio e calcio totale.
Giovanni Trapattoni, la leggenda.
Giovanni Trapattoni: la carriera
La carriera di Trapattoni distingue due fasi distinte, entrambe tanto magiche e indimenticabili quanto vincenti.
In quella del giocatore ha vinto tutto quello che poteva vincere con la maglia del Diavolo. Una storia infinita, bellissima, condita con due scudetti, due Coppe dei Campioni, e una coppa Intercontinentale.
14 anni da mediano. La nota canzone di Ligabue “Una vita da mediano” con ogni probabilità si riferiva a lui, al suo correre sul rettangolo di gioco senza fermarsi mai, senza mai smettere di apprendere, studiare, migliorare, e soprattutto vincere. La parentesi al Varese di 10 presenze completa una favola straordinaria.
Il salto dal campo alla panchina
In quella dell’allenatore, poi, non ne parliamo. La sua vita da calciatore ha creato le premesse perfette per una mente lucida, anarchica e rivoluzionaria nel gestire 11 giocatori sul prato dei sogni sportivi che è il Calcio.
Si è aggiudicato dieci scudetti in quattro paesi differenti, fra Italia, Germania, Portogallo e Austria, più sette titoli ufficiali. Juventus, Inter, Milan, Fiorentina, Cagliari… ovunque sia andato si è sempre fatto amare e apprezzare. All’estero, poi…
Il record condiviso del Trap
Assieme allo jugoslavo Tomislav Ivić, all’austriaco Ernst Happel, al portoghese José Mourinho e al suo connazionale Carlo Ancelotti è stato capace di vincere almeno un torneo nazionale di prima divisione in quattro paesi diversi. È stato uno dei pochissimi a conquistare Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e coppa Intercontinentale sia da giocatore che da allenatore.
Il precursore della “Zona Mista” è stato definito da Salvatore Lo Presti “l’allenatore più rappresentativo del calcio italiano del secondo dopoguerra“.
Giovanni Trapattoni: un “anziano ragazzino”, com’è oggi
I numeri del Trap parlano da soli. Significativi ed eloquenti, danno un’idea della caratura del personaggio. Ma non totale.
Di lui sappiamo che, come molti giovani dentro, non ha una cognizione tradizionale dell’età, non ce l’ha mai avuta: era magari più anziano di quanto si potesse pensare, quando correva per i prati coi pantaloncini corti, ed è molto più giovane di quanto ci si aspetterebbe, oggi.
Malinconico e moderno al tempo stesso. Un tandem sulla carta incompatibile, che con lui trova il matrimonio perfetto. Il figlio di Cusano Milanino del biondino nato all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Allora “si godeva di niente, in quegli anni di ricostruzione. Il boom era dietro l’angolo, ma chi se ne accorgeva in quel piccolo mondo tra periferia e paese?”.
La terza età di Giovanni Trapattoni
Un malinconico Trapattoni che ricorda il suo passato.
Il lato moderno ha del sorprendente. Giovanni, del resto, rimane un giovanotto dentro. È infatti appena sbarcato sui social media, rimettendosi in gioco in un terreno storicamente spinoso per la terza età. Un po’ per rilanciare la sfida dei nipotini, un po’ perché senza sfide non può resistere, un po’ perché così si racconta uno dei personaggi cardine del nostro calcio.
Dunque, lo scorso 28 ottobre, il Trap ha confessato: “Ho dovuto affrontare l’inevitabile corso della vita che avevo cercato così disperatamente di rimandare. E solo Dio lo sa quanto sia stato difficile buttare giù il boccone”.
“Io, che per una vita avevo lavorato instancabilmente ogni giorno per costruirmi la strada da percorrere, mi ero rassegnato finalmente al mio destino… Un destino composto da una pensione che mi spaventava per la sua monotonia. Una condanna a sentire il corpo invecchiare lontano da un campo di calcio. Scrivere su che cosa? Data l’età e le esperienze accumulate, vorrei riuscire a comunicare i valori che mi hanno fatto diventare la persona che sono e, allo stesso tempo, sensibilizzare su dei temi a me cari”.
Una giovane grande icona con così tanto ha da insegnare, senza mai fermarsi, nemmeno oggi. Lo ricordiamo in occasione dei suoi 80 anni. Tanti auguri Trap!
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