A poco più di due mesi dal voto per le elezioni europee 2019, si consuma la frattura tra il Partito popolare europeo e la formazione Fidesz del presidente ungherese Viktor Orban.
Con 190 voti a favore e appena 3 contrari, i vertici del Ppe hanno votato una mozione che sancisce la sospensione del partito. Una scelta combattuta, arrivata al termine di una giornata in cui la situazione ha rischiato più volte di precipitare.
A scontrarsi due fazioni: da un lato, l’ala più a sinistra del gruppo che premeva per una linea dura nei confronti di Fidesz. Dall’altro, il ministro della presidenza ungherese e numero due di Fidesz, Gergely Gulyas, che ha minacciato l’abbandono. La mediazione è stata trovata in una modifica della proposta che ha avanzato l’ipotesi di una autosospensione.
Ora sarà un comitato di saggi a decidere sulla futura convivenza tra Fidesz e il Partito popolare. La decisione, tuttavia, potrebbe non arrivare prima dell’autunno, ben oltre l’appuntamento delle elezioni europee di maggio. Fino ad allora il partito magiaro resterà fuori da qualsiasi riunione e decisione del gruppo.
Scontro tra Orban e Ppe, i motivi della frattura
A chiedere l’allontanamento del partito ungherese dal gruppo europeo erano stati 13 dei 56 partiti del Partito popolare. Il premier ungherese, infatti, è da tempo sotto l’occhio vigile dei colleghi europei per i suoi modi illiberali e xenofobi. Nel dicembre scorso la stessa Unione europea ha avviato una procedura formale a suo carico per violazione dei valori fondamentali.
Ma a far precipitare la situazione è stata la dura campagna messa in campo da Orban in vista delle elezioni europee 2019, espressione di un sentimento antieuropeo e antisemita. Nel mirino del partito ungherese è finito il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, affiancato nei manifesti del Fidesz a George Soros, il finanziere ebreo da anni al centro della propaganda antisemita.
Il Ppe ha chiesto ad Orban delle scuse formali e di mettere fine allo scontro con Central European University di Soros, che aveva lasciato la capitale ungherese per via di una legge anti Ong ad hoc. Le scuse sono arrivate ma insieme a una non troppo velata minaccia. In caso di espulsione, ha fatto sapere Orban, Fidesz prenderebbe in seria considerazione l’eventualità di allearsi con il PiS, il partito nazionalista polacco, in un nuovo gruppo che potrebbe comprendere anche la Lega di Salvini.
Elezioni europee 2019, il fronte Orban Salvini
“Su Salvini, non ho mai fatto mistero del fatto che rispettiamo molto le figure chiave del governo italiano”, ha detto il presidente ungherese
in conferenza stampa a Bruxelles, dopo il vertice del Ppe. E ha aggiunto: “Salvini ha dimostrato che l’immigrazione può essere fermata se c’è una leadership politica con la giusta volontà. Lui lo ha fatto in mare, noi sulla terraferma”.
Orban, del resto, non ha mai nascosto le sue simpatie per il leader della Lega. Una simpatia reciproca, suggellata dal vertice sovranista del 28 agosto scorso a Milano, che potrebbe rafforzarsi dopo le elezioni europee. Dentro o fuori il Ppe, sarà da vedere.
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