A quarant’anni di distanza, e dopo una vita in fuga tra la Francia e il Sudamerica, Cesare Battisti ha ammesso la sua colpevolezza. Il terrorista dei Pac, per la prima volta, si è detto responsabile degli omicidi per cui è stato condannato. Condanna che sta scontando con l’ergastolo nel carcere di Oristano, dopo la sua rocambolesca cattura in Bolivia.
A dare la notizia è stato il procuratore capo di Milano, Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa. La confessione di Battisti è avvenuta sabato 23 marzo, durante un’interrogatorio in carcere voluto dal pm Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo di Milano.
Cesare Battisti, le vittime del proletario armato
Un gioielliere, un macellaio e due agenti. Quattro vittime, quattro persone che negli anni ’70 hanno perso la vita per mano di Cesare Battisti, in un Paese dilaniato dalla violenza degli Anni di Piombo.
La prima vittima fu Andrea Santoro, maresciallo degli agenti di custodia del carcere di Udine. Secondo i terroristi, Santoro era responsabile di maltrattamenti ai danni dei detenuti. E per questo, il 6 giugno del 1978, Cesare Battisti, insieme ad Enrica Migliorati, lo attese fuori dal carcere, dove lo freddò.
L’anno successivo, nel 1979 ci furono gli altri tre omicidi. Due di questi furono organizzati nello stesso giorno, il 16 febbraio. A farne le spese furono il gioielliere milanese Pierluigi Torregiani e il macellaio mestrino Lino Sabbadin, entrambi avevano sparato e ucciso un rapinatore. Torregiani fu colpito all’uscita del negozio, insieme al figlio. Provò anche a rispondere al fuoco, ma non riuscì a salvarsi. Il figlio 15enne, colpito alla spina dorsale, rimase paralizzato. Qualche ora dopo, Battisti e una complice, Paola Filippi, entrarono nella macelleria di Sabbadin. Esplosero contro di lui quattro colpi, che lo uccisero.
Qualche settimana dopo, il 19 aprile, fu la volta di Andrea Campagna, di soli 24 anni. La sua colpa era quella di essere un agente della Digos, “torturatore di proletari ” scrissero nel volantino di rivendicazione.
Cesare Battisti: l’ammissione e le scuse
“Mi rendo conto del male che ho fatto e chiedo scusa ai familiari delle vittime“. Durante l’interrogatorio, come riferito dal pm Nobili, Cesare Battisti ha chiesto scusa ai familiari delle vittime senza però rinnegare gli ideali che lo mossero. “Quando ho ucciso avevo 22 ani e per me era quella era una guerra giusta“, ha ammesso.
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