Pensioni ultima ora: Quota 100 costa 33 miliardi. 250 mila uscite entro l’anno

Pensioni ultima ora: il Presidente Centro Studi Itinerari Previdenziali Brambilla presenta stime sulle conseguenze delle misure previdenzali del Governo.

Pensioni ultima ora Quota 100 costa 33 miliardi. 250 mila uscite entro l'anno

Pensioni ultima ora: Quota 100 costa 33 Mld. 250 mila uscite entro l’anno

Pensioni ultima ora: a tratteggiare uno scenario poco incoraggiante sia per le casse dello Stato che per i livelli occupazionali è il Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla. In un intervento pubblicato sul Corriere della Sera presenta le sue stime relative alla introduzione di Quota 100 e delle altre misure previdenziali volute dal Governo e approvate col decreto n. 4/2019 pubblicato lo scorso 28 gennaio 2019.

Pensioni ultima ora, i costi per lo Stato di Quota 100 e delle altre misure previdenziali

Dopo aver premesso che per valutare eventuali benefici è necessario attendere “qualche trimestre” anticipa alcune previsioni frutto della analisi dei “dati di flusso delle domande”.

La prima cifra comunicata dall’economista Brambilla si riferisce al costo complessivo della operazione “attorno 30-33 miliardi, tra mancato flusso di contributi in entrata nella casse dell’Inps e maggiori spese per le prestazioni anticipate, ipotizzando 300 mila persone che approfittino di quota 100 nel triennio con durate medie dell’anticipo tra i 4,5 anni e un anno e mezzo”.

Il costo, oltre ad Quota 100, considera le adesioni a pensione anticipata e Opzione Donna. Nel calcolo rientrano i costi sino al 2026, ovvero sino alla data ultima in cui i potenziali beneficiari avranno raggiunto i 67 anni ovvero la soglia di pensionamento pre-Quota 100.

Pensioni ultima ora, percentuale di ricambio occupazionale

L’altro fattore determinante per decretare il successo delle misure è nella percentuale di ricambio occupazionale delle misure approvate. In pratica la finalità del Governo insita in Quota 100 prevede di liberare spazi nel mercato del lavoro per consentire l’ingresso dei giovani. In tal senso una prima stima è stata presentata nei giorni scorsi dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Secondo quanto annunciato ogni tre nuovi pensionati si creerà un nuovo posto di lavoro.

Molto più negative le stime di Alberto Brambilla. “le aspettative di un discreto rimpiazzo di neopensionati sono modeste. Tanto più che siamo in presenza di ciclo economico negativo”.

“La maggior parte dei circa 53.000 lavoratori dipendenti del settore privato che al 21 marzo hanno presentato domanda per quota 100 daranno luogo a pochissimi posti di lavoro per i giovani, forse meno di un 10%. Quanto ai 17.200 autonomi, è più facile che una volta andati in pensione, intesteranno l’attività ai familiari e proseguiranno in «ombra». Molti, soprattutto al Sud, avranno anche diritto all’integrazione al minimo per gli scarsi contributi versati”.

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Pensioni ultima ora, Brambilla contrario a Quota 100 e reddito di cittadinanza

Lo scenario ipotizzato dal Presidente Centro studi Itinerari previdenziali Brambilla non è affatto lusinghiero per l’esecutivo. C’è da dire che Brambilla ha con molta nettezza espresso tutte le sue perplessità già nelle settimane precedenti all’approvazione delle misure contenute nel Decreto. E non ha parlato solo di pensioni l’economista ritenuto vicino a Salvini. Altrettanta contrarietà l’economista l’ha espresso rispetto alla impostazione del reddito di cittadinanza.

Nella parte finale del suo intervento Brambilla si concentra sul numero di domande di pensione anticipata pervenute sinora. “Vista la rapidità nell’arrivo delle domande, è ipotizzabile che per la fine di marzo saranno superate agevolmente le 110 mila richieste di quota 100, le 40 mila anticipate e le 10 mila opzione donna”.

Altro elemento per niente rassicurante. Infatti conclude: “ciò significa che entro la fine di quest’anno avremo circa 250 mila lavoratori attivi in meno e altrettanti pensionati in più con un pericoloso deterioramento del rapporto attivi/pensionati che calerà di circa l’1,5% e un aumento del saldo negativo tra entrate contributive e uscite per prestazioni”.

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