Elezioni europee 2019: candidati partiti, focus liste a 2 mesi dal voto
Elezioni europee 2019: mancano poco meno di due mesi e la situazione riguardante partiti, liste e candidati è ancora lontana dall’essere totalmente definita
Mancano poco meno di due mesi alle prossime Europee e la situazione riguardante partiti, liste e candidati è ancora lontana dall’essere totalmente definita.
Elezioni europee 2019: la strategia del Pd
In questo senso l’attenzione degli analisti è rivolta in particolare alle prossime mosse del neosegretario del Pd Nicola Zingaretti. Di certo non gli si può intestare, almeno non del tutto, la cocente debacle in Basilicata; tuttavia, la recente sconfitta nella regione che il centrosinistra controllava sin dal 1995, impone un cambio di strategia per i Dem che finora si sono arroccati nel tentativo che la maggioranza si faccia del male da sola. Qualcosa su questo versante già si è visto proprio in occasione dell’ultima tornata di Regionali.
Tra le liste non ne compariva una con il simbolo del Pd o meglio era presente Comunità Democratiche-Pd (con il simbolo Pd “in scala ridotta”). L’idea che sembra emergere da questa scelta è quella di unirsi con altre forze politiche per creare una coalizione in vista delle Europee. A testimoniarlo ci sarebbe anche quanto stabilito nell’ultima direzione del partito; secondo le indiscrezioni, Zingaretti avrebbe proprio chiesto il mandato a trattare con altre partiti (incluso quello degli scissionisti Bersani e Speranza).
Elezioni europee 2019: cosa faranno M5S e Lega?
La Lega non ha di questi problemi, anzi, il test europeo potrebbe servire a ribaltare gli equilibri della maggioranza in suo favore. D’altronde, anche da Fratelli d’Italia si esclude il listone “sovranista” con il Carroccio; il partito della Meloni, tra l’altro, sembra sempre più in competizione con Forza Italia: l’obiettivo – per certi versi dichiarato in vista del voto per l’Europarlamento – è strappare il secondo posto ai berlusconiani all’interno della coalizione di centrodestra.
Diametralmente, con l’avvicinarsi del 26 maggio aumentano i timori del Movimento 5 Stelle: nessuna mossa al momento sembra poter evitare il calo vertiginoso dei consensi incassati lo scorso 4 marzo. Cosa fare una volta ridotti – di fatto – a seconda forza della maggioranza? Le elezioni anticipate a quel punto diventeranno più di un’ipotesi (anche se continuano a non convenire a nessuno).
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