È tutta sintetizzata lì, nella prima pagina del The Guardian di questa mattina l’evoluzione della trattativa su Brexit.
“Il Parlamento ha finalmente detto la sua: No. No. No. No. No. No. No. No“.
Dopo il braccio di ferro con il governo di Theresa May, la Camera dei Comuni ha bocciato le otto proposte alternative al piano del governo. Proposte che gli stessi parlamentari avevano deciso di mettere ai voti per superare l’empasse. Ma le ultime notizie da Westminster parlano di un Parlamento bloccato tra il pericolo di un’uscita senza accordo e l’anelito di una nuova consultazione referendaria.
E così, nella speranza di trovare in fretta una soluzione, è stata la stessa premier britannica Theresa May a mettere una nuova proposta sul tavolo delle trattative. Le sue dimissioni in cambio dell’approvazione dell’accordo negoziato con la Ue.
Brexit, le otto proposte bocciate dai Comuni
Sebbene non vincolanti, le otto proposte che il Parlamento aveva deciso di discutere e votare avrebbero potuto indicare una nuova direzione nel difficile cammino della Gran Bretagna in uscita dalla Ue. Tutte, però, al vaglio di Westminister, hanno ricevuto più no che sì.
Tra queste, tuttavia, due hanno registrato una maggiore adesione.
La prima, con 268 sì e 295 no, è la proposta presentata dai deputati laburisti Peter Kyle e Phil Wilson che chiede di chiamare nuovamente gli elettori alle urne. In pratica, per ratificare qualsiasi tipo di accordo che avrà passato il vaglio parlamentare dovrà essere indetto un nuovo referendum su Brexit.
Seconda, in ordine di gradimento, è stata la proposta su un’unione doganale. Bocciata con 272 no e 264 sì, la mozione proponeva di negoziare con Bruxelles un’unione doganale permanente e completa tra Regno Unito e Unione europea, qualsiasi sarà accordo futuro.
I restanti voti indicativi prevedevano altre soluzioni. Dal No Deal, l’uscita senza accordo, al mantenimento dell’unione doganale completa fino a quando non sarà votato un accordo commerciale più ampio. Dalla permanenza nello spazio economico europeo, ma senza l’unione doganale, alla stipula di accordi commerciali preferenziali con l’Unione.
Bocciate dai deputati anche le proposte di una revoca dell’art.50, che bloccherebbe l’uscita, e la prospettiva di una collaborazione economica con l’Europa più stringente di quella negoziata dalla May.
Brexit ultime notizie: May offre le dimissioni in cambio dell’accordo
Il nulla di fatto in Parlamento ha messo il governo di fronte alla necessità di trovare una soluzione. E in fretta. Il termine del 12 aprile, già offerto come proroga da Bruxelles, si sta avvicinando. La premier Theresa May si è detta disposta a lasciare il suo incarico “per il bene del Paese“, se questo porterà alla ratifica dell’accordo negoziato in Europa e già due volte bocciato dal Parlamento.
Diversi parlamentari avallerebbero la proposta del primo ministro inglese e sarebbero disposti a votare l’accordo, partendo da queste nuove prospettive. Lo stesso ex ministro degli Esteri Boris Johnson, che si era dimesso dall’esecutivo proprio perché non allineato sui termini dell’accordo, ora si dice disposto ad appoggiare la soluzione della May.
Del resto, se la proposta della premier andasse in porto, il partito conservatore dovrebbe trovare velocemente un nuovo leader. E tra i nomi in lizza c’è proprio quello di Johnson.
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