In questi ultimi giorni sta facendo discutere (anche negli stessi ambienti PD) la proposta del senatore di area democratica Luigi Enrico Zanda, presentata a fine febbraio e relativa alla possibilità di aumentare lo stipendio dei parlamentari. Vediamo di seguito gli aspetti cardine del ddl in oggetto.
DDL Zanda: il riferimento ai parametri retributivi dei parlamentari europei
Con quello che molti critici potrebbero definire un escamotage, al fine di avere effettivamente più soldi a fine mese in tasca ad ogni parlamentare, il senatore ha affermato che: “Occorre affrontare la questione del trattamento economico dei parlamentari secondo un approccio nuovo, che vincoli tutte le componenti del trattamento a un parametro obiettivo e indipendente dall’ordinamento nazionale, sottraendolo alle pulsioni politiche e alle strumentalizzazioni di parte”. E in effetti, nel ddl, obiettivo principale è legare la retribuzione dei parlamentari italiani a quella dei parlamentari della UE, appunto più alta. Il senatore promotore del progetto ha infatti ricordato che: ” Il migliore ancoraggio obiettivo e autorevole per il trattamento dei parlamentari italiani è quindi quello al trattamento riconosciuto ai membri del Parlamento europeo sulla base della disciplina che lo stesso si è dato”.
Leggendo le norme inerenti alla retribuzione per i membri del Parlamento di Bruxelles, è facile scorgere che la retribuzione – se fosse effettivamente modificata – passerebbe dagli attuali 13-14 mila euro a 16-19 mila. Una proposta di aumento – quella del senatore Zanda – quindi considerevole e che ha suscitato malumori tra i gli stessi colleghi di partito.
TFR e vitalizio nel disegno di legge Zanda
Non solo stipendio. Nel ddl del senatore Zanda, anche norme su trattamento di fine rapporto e una sorta di vitalizio. Per ciò che concerne il primo, avremmo in pratica una liquidazione finale, che trova l’appiglio normativo in quella già esistente per i parlamentari UE. Nella relazione al progetto di legge in particolare è scritto che tale liquidazione è calcolata “su tante quote mensili quanti sono gli anni di esercizio del mandato, e comunque per un minimo di sei mesi e un massimo di ventiquattro mesi”. Inoltre, è previsto quello che il testo definisce un “trattamento differito di natura assicurativa” (una specie di vitalizio nel senso ampio del termine). Esso sarebbe determinato – si legge nel testo in oggetto – con un “metodo di calcolo contributivo, dopo cinque anni di mandato parlamentare e al compimento del 63° anno di età”.
Sembra però che questo progetto di legge sia destinato a restare tale e non evolversi in legge. Il PD ha infatti liquidato l’iniziativa di Zanda, definendola espressione di “iniziative di singoli parlamentari“; e sottolineando come al momento “non esiste alcuna proposta del Pd sul tema delle indennità dei parlamentari“. Lo stesso neo segretario Zingaretti, su Twitter, ha aggiunto che: “
Abbiamo già chiarito e confermo: non c’è nessuna proposta del Pd per un aumento degli stipendi dei parlamentari. C’è una proposta di legge presentata da Luigi Zanda, che ha tutta la mia stima, prima della nomina a tesoriere e addirittura prima delle primarie. No ai polveroni”.
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