La bomba atomica finanziaria – 1° Puntata
Questa è la prima puntata di un ampio (ed esplosivo) dossier che il Termometro Politico ha realizzato in merito alla situazione finanziaria “globale” ed alla cosiddetta “ripresa” di cui si sente tanto parlare in tutti media tradizionali o meno. Me non è tutto oro quel che luccica, anzi forse piu’ che oro è…carta straccia.
Il “grande malato” d’oltreoceano
[ad]Aprile 2010. Si sente tanto parlare di “ripresina”, e di “fine del tunnel”, e tra dati (o presunti tali) e dichiarazioni di tale e talaltro tra governatori di banche centrali, politici e quant’altro sembrerebbero dare in effetti qualche indicazione al riguardo.
Quarto trimestre 2009 PIL USA +5,7% ,dati trimestrali Gennaio-Marzo JPMorgan 3,3 Mld di utile, Intel 2,3 Mld di utile, Grafico Dow Jones in netto rialzo (vedi sotto) praticamente da un anno. Sembra tutto ok, e che il “grande malato” americano e non solo si risollevi. Sembra…
Però qualcosa non quadra. Anche perché la disoccupazione continua a salire (nonostante vari “aggiustamenti” per favorire i conteggi diciamo “positivi”) e gli indici di povertà ed il ricorso ai programmi di assistenza pubblica per gli indigenti negli USA (nonchè in EU) continuano a salire vertiginosamente.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
In tal senso ci è molto utile (ed “illuminante”) il report recentemente pubblicato dal superconsulente Anton Valukas (nominato dalla corte fallimentare di Manhattan) sul crac Lehman Brothers. Perche’ ci permette (a titolo esemplificativo) di capire molte cose a riguardo di “come” vengono realizzati i bilanci in USA (e non solo oltreoceano).
Il caso Repo105
Il Repo105 è una specie di “alchimia contabile” che permette diciamo una specie di “restyling” del bilancio per permettere alle aziende di presentare appunto delle trimestrali di bilancio piu’ “attraenti” soprattutto per quanto attiene agli indici di solvibilità e di liquidità. In altri termini si presenta al “mercato” una leva finanziaria media molto più bassa, nascondendo allo stato attuale (stime del WSJ) circa il 42% dei debiti verso il sistema, quindi eclissando in modo fraudolento la vera operatività e la reale esposizione al rischio. La conseguenza è ovvia. L’azionista vede, nella presentazione dei dati, una banca sana, con basso utilizzo della leva, ma molto redditizia.
Lo stesso superconsulente Valukas ha potuto accertare nel caso Lehman l’utilizzo massivo del Repo105 con i seguenti risultati:
Stiamo parlando di oltre 50 miliardi di dollari in un solo trimestre. Per inciso, un ammontare (ripeto, per un trimestre) superiore all’intero crac della Chrysler. E questo per una sola società, e nemmeno la piu’ grossa. Anzi, la Lehman era considerata la più “piccola” tra le banche d’affari di Wall Street. In ogni caso una cifra pari a circa l’entità di due finanziarie italiane. D’altra parte spesso si sottovaluta l’entità spropositata di denaro che viene gestita dalle strutture finanziarie sia USA che Europee.
Uno specchietto riepilogativo ci aiuta a dare una “dimensione” del crac Lehman che per entità, tanto per essere chiari è pari a circa 11 volte quello della Enron e piu’ di 7 volte di quello della General Motors.
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Alla fine della fiera NON si è ancora in grado di quantificare quante MIGLIAIA DI MILIARDI di Dollari (perche’ siamo su queste stime) siano “comparsi” fittiziamente nei bilanci della finanza di Wall Street.
E dire che noi ci lamentavamo di Tanzi e Tonna che al confronto ci fanno la figura dei dilettanti. Con la differenza che questi stanno ancora (con l’eccezione appunto di Lehman) TUTTI al loro posto. Ovviamente a spese del contribuente americano.
Ma non basta ancora.
Perche’ qualcuno potrebbe pensare che dopo la “grande paura” del 2008 e l’immenso sacrificio dei contribuenti americani per il programma TARP per il salvataggio delle “banche” americane (si fa per dire), che la situazione si sia normalizzata, che i dirigenti di Wall Street ora stiano comportandosi virtuosamente e che quindi tutto vada per il meglio.
Ma nemmeno per sogno.
Dove sono andati a finire gli oltre 700 miliardi di dollari del TARP?
Lo vedremo (e non solo quello) nella prossima puntata.