“Io voglio e auspico che si avvi nel Paese, nel Parlamento, una riflessione serena, dove non ci siano reazioni emotive“.
È una dichiarazione non scontata quella del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul tema dello Ius soli. Durante un incontro con i giovani ad Assisi, dove il premier si è recato per la consegna della Lampada della Pace al re Abdullah II di Giordania, Conte apre uno spiraglio sulla questione della concessione della cittadinanza italiana a chi nasce in territorio italiano. Ben consapevole, tuttavia, che l’argomento “non è nel contratto di governo“.
A riaprire la discussione sul tema nel nostro Paese è stata la vicenda del bus di San Donato e la successiva decisione del Viminale di concedere la cittadinanza a due dei protagonisti della vicenda, Ramy e Adam. Una decisione, tuttavia, arrivata dopo giorni di confronto tra le stesse forze alleate di governo. Il M5S, con il vicepremier Di Maio e il ministro Bonafede, si era detto subito a favore del provvedimento. La Lega, invece, ha mantenuto un profilo più cauto, almeno fino alla decisione del ministro Salvini di dire sì la cittadinanza.
Ius soli, Conte: “Cittadinanza senza integrazione non vale molto”
Per il presidente del Consiglio la questione dello Ius Soli ha senso solo se ancorata ad una maggiore e più profonda integrazione.
“Nascere su un territorio può essere anche una mera occasione geografica – ha spiegato Conte.- Occorre qualcosa di più, occorre quello che è mancato, ad esempio, in Italia, perché quella politica degli anni scorsi dove abbiamo avuto degli sbarchi incontrollati ci ha impedito di elaborare una politica di integrazione“. E ha aggiunto: “Accoglienza indiscriminata è uguale a non accoglienza. E questo fa male, crea paura, crea diffidenza verso chi non si conosce. Per questo dobbiamo lavorare di più sull’integrazione“.
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