Goldman e Sachs nell’occhio del ciclone. L’istituto di Lloyd Blankfein (in foto) finisce sotto accusa da parte della SEC di aver operato in danno dei suoi investitori con dei prodotti di tipo CDO (Collateralized debt obligation) che sono delle obbligazioni con garanzia (collaterale) costituita da un debito. Ma dietro c’è ben altro…
In brevi termini la Banca avrebbe permesso che la selezione dei titoli obbligazionari presenti in un determinato prodotto (nel caso denominato Abacus 2007-AC1), fosse effettuata attraverso i dettami di un hedge fund (Paulson & Co) che “scommetteva” sul crac dei medesimi titoli con un CDS (ovverossia un derivato “assicurazione” contro il default). Il tutto con la copertura di una agenzia “indipendente” (o presunta tale), la ACA Management che costituiva lo “specchietto per le allodole” per la clientela.
Perdonatemi, ma la cosa mi fa abbastanza sorridere….si puo’ tranquillamente affermare che tali tipi di “operazioni” (o “raggiri” se volete) erano praticamente usuali e normali all’interno della grosse banche d’affari statunitensi, e la procedura della SEC puo’ considerarsi decisamente tardiva, semprechè ci sia la reale volontà di fermare questo tipo di operazioni finanziarie.
In realtà, questa procedura della SEC fa parte di una complessa “partita a scacchi” che l’amministrazione Obama sta giocando al Congresso relativamente alla cosiddetta “riforma” di Wall Street. In ballo non c’è solo un qualche provvedimento per limitare il potere assoluto delle banche, ma molto di piu’, per certi versi la sopravvivenza di un “certo tipo” di predominio statunitense sull’intero globo. E spieghiamo il perchè. Ora osservate questa mappa (fonte Zerohedge):
In questa mappa viene rappresentata la “struttura di interconnessione” della potentissima merchant bank statunitense. Come si puo’ osservare, tale “interconnessione” riguarda tutti i settori (e società) strategici dell’intera economia americana. Ivi compresa grande porzione della politica e delle banche centrali. Non vi è raffigurata la parte “europea” che è comunque rilevante, in quanto GS può contare su altri uomini come Peter Sutherland (GS Chief della sezione Europa), ed in via indiretta anche su altri “amici” tra cui Charles de Croisset, ex capo del Credit Commercial de France (Ccf), Lord Griffiths, che ha consigliato l’ex primo ministro Margaret Thatcher, e in Germania su Otmar Issing, ex membro del direttorio della Bundesbank ed ex capo-economista della Banca centrale europea (Bce), nonchè Mario Draghi attuale governatore della banca d’Italia.
Tornando comunque alla “partita a scacchi”, l’amministrazione Obama sembrerebbe avere un effettiva intenzione di bloccare buona parte delle “discutibili” operazioni finanziarie delle merchant bank americane (in primis appunto GS) per evitare altri bailout e potenziali crisi. Intento lodevolissimo ma che si scontra con dei problemi enormi.
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[ad]E’ paradossale, ma attaccare la finanza statunitense, in questo momento è minare alla base lo stesso fondamento dell’economia USA. Come potrete vedere nella seconda puntata de “La bomba atomica finanziaria” che pubblicheremo a breve, si puo’ tranquillamente affermare che la stessa attuale “ripresa” è in pratica esclusivamente finanziaria e non economica. E “delimitare” le operazioni che le merchant bank possono effettuare sul “mercato” (si fa per dire) significa perdere anche buona parte dell’influenza (o forse sarebbe piu’ corretto chiamarla “sistema di ricatti”) che la stessa GS insieme con le altre “sorelle” di Wall Street ha in “rappresentanza” degli USA nel mondo. Sia a livello economico che politico. Con relativi (ed enormi) utili derivantisi. Puo’ sembrare “tranchant”, ma attualmente tali utili sono il “nocciolo” della ipotetica ripresa e del “galleggiamento” che ha ancora il “sistema” America.
Inoltre esiste un’altro rischio. Mettere sotto accusa le manipolazioni finanziarie di GS significa aprire letteralmente il Vaso di Pandora. L’iniziativa della Sec apre, infatti, la porta a una serie, potenzialmente interminabile, di richieste di risarcimento, a cominciare da quella della Royal Bank of Scotland (ormai posseduta all’84% dal governo di Londra) che, quando acquistò l’olandese ABN Amro, pagò 840 milioni di dollari per chiudere la partita dell’esposizione assicurativa sui titoli delle operazioni ora incriminate dalla Sec. Si puo’ ragionevolmente pensare che la voragine che si aprirebbe potrebbe (e seriamente) risucchiare tutto il sistema. Perchè tale “sistema” è costituito da una sorta di “assicurazione” di “mutua distruzione reciproca”. Spieghero’ meglio il meccanismo nel prossimo articolo, ma diciamo che i CDS (Assicurazioni sui default) reciproci sono ad un livello tale che è interesse di tutte le piu’ grosse entità finanziarie mondiali evitare che anche UNO solo dei membri di questa “rete” fallisca perche’ se casca uno, cascano tutti.
E’ quindi chiaro, che al di là delle fortissime pressioni di lobbying effettuate da Wall Street sul Congresso, che sta portando ad una versione molto “annacquata” della riforma, che il problema è di difficilissima soluzione.
Che fare? Tentare davvero di “ripulire” il sistema con la seria possibilità che sprofondi tutto o fare solo qualche operazione “cosmetica” lasciando inalterati i perversi meccanismi che hanno portato ai trionfi (ed alle successive rovine) il “sistema Wall Street”?
All’interno della partita c’è anche il problema di capire chi sarebbe il “garante” del sistema. Ed ipotizzare che l’unico ente che ha una reale cognizione delle condizioni e delle interazioni del “mercato” (metto tra virgolette perche’ è oramai difficile definirlo tale), nonchè le capacità tecniche per la comprensione del groviglio dei vari prodotti “finanziari” ovvero la Federal Reserve (alias FED) possa costituire un qualche garante, detto senza mezzi termini è come pensare di nominare il “palo” di una banda di rapinatori come giudice della stessa. La SEC? Ha poteri sanzionatori, ma in presenza di una qualche “denuncia” e non ha la possibilità reale e nemmeno gli strumenti per monitorare una situazione generale, nè sugli andamenti nè nella prospettiva.
Insomma, è un rebus. Attualmente si sta discutendo se rendere pubblica la “mappa” della banche che hanno beneficiato del “salvataggio pubblico”, e già si hanno difficoltà su questo profilo minimale con vari pretesti di “turbativa del mercato”. la vera partita pero’ la si gioca su un reale progetto di regolamentazione dei cosiddetti “Derivati OTC” (Over-the-counter), uno dei veri “buchi neri” del sistema (ne parleremo). Tralaltro, la stragrande maggioranza delle operazioni sopracitate, (dai CDO, ai CDS e miriadi di altre tipologie) appartengono a questa categoria.
Perche’ regolamentare i derivati significa “portare a galla” non solo il “sistema di distruzione mutua collettiva” (da taluni definito TBTF (Too big to fail)), anche se preferisco tale dizione in quanto piu’ “precisa” nella definizione del problema, con la diretta conseguenza che anche il “sistema di potere” di Wall Street a livello economico sia messo seriamente a rischio, ma anche la ridefinizione di una mappa di potere vastissima a livello mondiale, e cio’ puo’ essere fatto solamente con una reale e fattiva collaborazione a livello mondiale, non solo americano o europeo. E gli interessi in gioco, sono semplicemente enormi. In tutto il pianeta, perche’ le interconnessioni finanziarie riguardano non solo le merchant bank, ma anche tutte le piu’ grosse entità economiche mondiali, ivi compresi gli stati sovrani e le loro emissioni di bond per il finanziamenrto del proprio debito. La partità è appena cominciata.