Tornata di amministrative sfavorevole al Presidente Erdogan e al suo AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) quella che si è svolta ieri in Turchia. Il “sultano” non perdeva un’elezione sin dal 2002; da quando è stato eletto primo ministro per la prima volta, infatti, in testa al suo partito ha vinto tutte le elezioni che si sono tenute nel paese, sia a livello locale che a livello nazionale.
Elezioni Turchia 2019: persa Ankara e forse Istanbul
Il voto di circa 57 milioni di turchi – affluenza intorno all’85% – ha determinato la prima vera battuta d’arresto per Erdogan dopo 16 anni di strapotere assoluto. Nonostante l’alleanza a guida AKP abbia raccolto il 51% delle preferenze in totale, ha perso la Capitale – dopo 25 anni – e molto probabilmente anche Istanbul. Ad Ankara ha vinto Mansur Yavas, candidato del partito d’opposizione CHP (Partito Popolare Repubblicano); quest’ultimo ha raggiunto il 51% dei voti, il candidato dell’AKP Mehmet Ozhaseki, invece, si è fermato al 47%.
Il partito del Presidente, d’altra parte, sembra essere in procinto di perdere anche Istanbul; dal 1994, quando Erdogan fu eletto sindaco, è governata da formazioni politiche riconducibili proprio all’attuale capo di Stato. Tuttavia, lo scrutinio è ancora in corso è il candidato del CHP Ekrem Imamoglu ha un vantaggio ancora troppo scarno sul candidato dell’AKP ed ex primo ministro Binali Yildirim. Il CHP ha conquistato anche Izmir, la terza più grande città del paese.
Elezioni Turchia 2019: recessione dopo 10 anni
Erdogan è stato eletto per un secondo mandato nel giungo scorso; aveva preso il 52,5%, un risultato considerevole ma comunque in calo rispetto alla tornata precedente. Per governare, già da anni, l’AKP ha dovuto sancire un’alleanza con il partito di estrema destra MHP. Nonostante la dimensione del voto, a tenere banco in campagna elettorale soprattutto i risultati economici del governo; la Turchia a marzo è entrata in recessione, non succedeva da un decennio.
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