Chi è Angela Lucanto
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La nuova fiction di canale 5, L’amore strappato, andrà in onda domenica 31 marzo. È diretta da Simona Izzo e Ricky Tognazzi e interpretata da Sabrina Ferilli ed Enzo Decaro.
L’amore strappato si prospetta un grande successo per via dei fatti cui si ispira: un terribile errore giudiziario che ha coinvolto la famiglia di Angela Lucanto, del quale, l’ormai madre Angela che al tempo era solo una bambina, è divenuta simbolo. I suoi panni verranno vestiti da Elena Minichiello e Francesca di Maggio, che interpreteranno – nelle vesti di Arianna, le due età centrali della sua esperienza, ovvero rispettivamente sette e diciassette anni.
Non è solo una fiction: l’incubo Di Angela Lucanto è reale
A soli sette anni, Angela è stata strappata dalla sua famiglia perché la cugina, al tempo quattordicenne e sofferente di disturbi mentali, ha accusato Salvatore Lucanto di aver fatto violenza ad entrambe. Inizia così un incubo.
Il 24 novembre 1995 era un venerdì come tanti. Angela era a scuola, in classe con i suoi compagni che ascoltava la lezione. A un certo punto, in aula fecero irruzione due carabinieri in divisa e un assistente sociale, come spiega in un’intervista rilasciata nel 2009 in occasione della presentazione del suo libro. Senza spiegazioni, la prelevarono per portarla in un istituto per minori di Milano gestito dal Cismai (Centro italiano contro il maltrattamento e l’abuso dell’Infanzia).
Intanto, Raffaella e Salvatore Lucanto trascorrevano la mattinata come nulla fosse, non essendo stati avvertiti. Si resero conto che qualcosa non andava quando, alla fermata del pulmino, non era presente. L’agitazione era destinata a trasformarsi in un’angoscia costante per quei dieci anni che seguirono. Cioè una tortura vera e propria.
Angela dunque, senza capire cosa stesse realmente accadendo, si trova circondata da persone che tentano di farle ammettere questi abusi. Ad “incastrare” il padre non è stata una confessione della bambina, che mai si piegò a queste vessazioni – è stato un fantasmino che, a detta della madre, le venne chiesto di disegnare. Venne interpretato poi come un simbolo fallico. E così, spiega Raffaella, “mio marito il 26 gennaio 1996 alle 5 del mattino fu trascinato a San Vittore. Non capivamo cosa stesse accadendo, eravamo certi che in poche ore l’equivoco si sarebbe chiarito, invece restò in cella due anni e mezzo”.
La verità certe volte non è abbastanza
Raffaella e Salvatore sono stati presenti alla conferenza stampa di presentazione della serie televisiva; con loro, i giornalisti Caterina Guarneri e Maurizio Tortella, che con il libro Rapita dalla giustizia hanno denunciato a gran voce la sofferenza della famiglia Lucanto. A proposito de L’amore strappato, il giudizio di Raffaella è stato positivo. Intervistata da Today, ha sottolineato che, certo, per ovvi motivi sono presenti elementi inseriti ad hoc, ma la storia è la sua, la storia è vera.
Ben rende quell’errore giudiziario che la giustizia ammise essere tale due anni dopo quel fatidico 24 novembre. Eppure, nonostante il padre Salvatore sia stato assolto in appello (e poi in Cassazione), Angela non poté ritornare a casa perché il Tribunale dei Minori aveva già avviato le pratiche per l’adozione da parte di una nuova famiglia. I suoi nuovi genitori le confessarono che i precedenti, di cui ovviamente non riusciva a dimenticarsi, erano morti: questo per convincerla a cambiare cognome.
Tuttavia, l’adozione “salvò” Angela Lucanto dalla realtà di soprusi rappresentata dagli istituti in cui è stata rinchiusa. La madre non si stancò mai di lottare per riaverla indietro: si incatenò davanti all’istituto di Milano, provocando una reazione che evidentemente non voleva. La bambina venne trasferita da Milano a Genova, dove la situazione peggiorò. Racconta: “Un giorno salutai un passante dalla finestra e subito dopo, l’istituto venne recintato con una rete per impedirci di guardare fuori. Io ero intollerante al latte e dissi di non poterlo bere perché stavo male. Allora mi tenevano senza mangiare, con davanti la tazza di latte fino a quando non lo bevevo. Se lavavi male i piatti o facevi qualcosa che non andava, ti facevano fare 100 flessioni. Se chiedevo dei miei genitori mi veniva detto che non mi cercavano e non si ricordavano nemmeno più di me”.
Ma “le bugie hanno le gambe corte”
L’incubo non era destinato a durare per sempre. Anche l’ostacolo rappresentato dalla famiglia di Varese che l’adottò, venne superato. Grazie a un documento, infatti, i genitori riuscirono a capire dove la loro “bambina” si trovava. Seppero che andavano spesso al mare ad Alassio: cominciarono a setacciare tutte le spiagge, finché un giorno il papà Salvatore non ebbe la sensazione che fosse proprio lei, Angela, quella che vedeva. Non osarono avvicinarsi per non mandare in fumo quello che, finalmente, erano riusciti a ottenere. Fu il fratello di Angela a rivolgerle la parola. La ragazza venne messa al corrente dell’accaduto, e così, nel 2005, la famiglia finalmente si riunì.
Today chiede a Raffaella Lucanto se la messa in onda della fiction potesse rappresentare una sorta di riscatto per il dramma che lei e la sua famiglia sono stati costretti a vivere, e la donna così rispose: “La mia speranza è che possa essere d’aiuto a tutte quelle famiglie che ancora oggi si trovano nella stessa situazione”.
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