Puntuale, come ogni stagione, a via XX Settembre è partita la corsa per l’approvazione del Def. Il termine è stato fissato a domani, martedì 9 aprile, quando si riunirà il Consiglio dei ministri per votare il nuovo Documento di economia e finanza.
Nel provvedimento, che dovrà essere poi approvato dal Parlamento, saranno inserite le linee guida che il governo intende mettere in atto nella stesura della prossima legge di bilancio.
Per il ministro dell’Economia Giovanni Tria la scelta migliore è mantenere una linea prudente, evitando di caricare il documento di troppe aspettative. Scelta che si scontra con la strategia dei due azionisti di governo. Sia la Lega che il Movimento Cinque Stelle, infatti, insistono affinché si inseriscano alcuni provvedimenti cari al loro elettorato. La flat tax, da un lato, e gli sgravi per le famiglie, dall’altro.
Nel tentativo di trovare una mediazione in vista del Cdm di domani, nel pomeriggio di lunedì è stato convocato un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte, il sottosegretario Giorgetti, i ministri Tria e Fraccaro e i due viceministri del Mef, Castelli e Garavaglia.
Def 2019: la bozza del Mef
Nelle ultime versioni del documento che domani sarà discusso a Palazzo Chigi, il Ministero dell’Economia ipotizza una crescita del Pil dello 0,2% e un deficit in aumento fino al 2,4%. Un soglia che, come abbiamo già sperimentato lo scorso autunno, metterebbe in allarme Bruxelles.
Per questo il ministro del Tesoro sarebbe pronto a tagliare ben due miliardi di spesa, andando a raffinare i conti di alcuni ministeri. In testa proprio il suo. Al Mef sarà chiesto di sacrificare fino a 1,2 miliardi di contributi, per lo più destinati alle imprese. Altri tagli riguarderanno il ministero delle Infrastrutture e il Mise.
Flat tax Def 2019: il pressing della Lega
A premere affinché nel Def rientri anche il tema della flat tax è la Lega. Il segretario del Carroccio Matteo Salvini fa sapere di non voler fare passi indietro e invia un messaggio all’alleato di governo: “Abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto“.
La flat tax che la Lega vuole nella prossima manovra è la cosiddetta tassa piatta per le famiglie: un’aliquota al 15% per i redditi fino a 50mila euro. Il nodo sono però le coperture, sulle cui stime già in passato il Carroccio si è scontrato con il Tesoro. Per il Ministero delle Finanze il provvedimento può arrivare a costare fino a 60 miliardi. Cifre ben diverse da quelle proposte dalla Lega, che si aggirano intorno ai 12 miliardi.
“Può costare di più o di meno, ma costa il primo anno perché lo Stato incassa di meno“, puntualizza il vicepremier Salvini durante le registrazioni di Quarta Repubblica in onda lunedì sera su Rete Quattro. E aggiunge: “Dal secondo anno lo Stato va in pareggio e poi incassa di più perché si liberano risorse ed energie“.
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