Domani martedì 9 aprile, oltre 6 milioni di israeliani sono chiamati alle urne per eleggere i 120 deputati della Knesset e, quindi, sostanzialmente indicare il prossimo premier del paese. La sfida principale quella tra l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex Capo di Stato Maggiore Benny Gantz.
Elezioni Israele 2019: il duello
Netanyahu, 69 anni, potrebbe conquistare il quinto mandato (quarto consecutivo) della sua carriera; il leader del Likud guida il paese ininterrottamente dal 2009, è stato premier anche dal 1996 al 1999. Già 13 anni ai vertici del potere, quindi; d’altro canto, se rieletto diventerebbe uno dei leader più longevi dell’intera storia d’Israele: eguaglierebbe il numero di mandati del fondatore d’Israele David Ben Gurion. Può contare sull’appoggio di Donald Trump e Vladimir Putin. In particolare, il Presidente Usa gli ha fornito due assist: il primo lo spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, il riconoscimento della sovranità israeliana sulle Alture del Golan il secondo. Detto ciò, su di lui pesano 3 inchieste per corruzione, abuso d’ufficio e frode per cui presto potrebbe essere incriminato.
Proprio questo è uno dei punti deboli dell’attuale premier su cui sta fortemente premendo l’ex Capo di Stato Maggiore 59enne Benny Gantz. È a capo del partito moderato – sostanzialmente, di centro-destra – Blu e bianco, gli stessi colori della bandiera israeliana; nelle sue fila si candidano altri importanti vertici delle Forze Armate (si è guadagnato il soprannome di “Partito dei generali”). Nel complesso, l’ex militare si propone in netta alternativa all’atteggiamento “divisivo” dell’attuale premier sia per quanto riguarda le principali tematiche di politica interna che estera; appunto, “noi siamo l’alternativa: un’alternativa di moderazione, di senso dello Stato e di dirittura morale” uno degli slogan più significativi della campagna elettorale di Gantz.
Elezioni Israele 2019: parlamento frammentato
Secondo gli ultimi sondaggi, Gantz ha delle buone possibilità di scalzare Netanyahu, comunque favorito. Blu e Bianco fino a qualche tempo fa era saldamente in testa alle intenzioni di voto per poi essere nuovamente superato dal Likud. Tuttavia, anche se il suo partito prendesse più voti di quello del primo ministro potrebbe avere notevoli difficoltà a formare una maggioranza; infatti, dalle urne potrebbe uscire un parlamento israeliano particolarmente frammentato (soglia di sbarramento al 3,25%). Per questo motivo, Gantz – di fatto – non chiude a nessuna ipotesi di alleanza: nemmeno a quella con un Likud post-Netanyahu (dà per certe le sue dimissioni in seguito all’incriminazione, non arriverebbe che a ridosso dell’Estate). Molto in chiave governo dipenderà da quali, tra i partiti più “piccoli”, riuscirà ad eleggere dei deputati alla Knesset.
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