Flat tax 2019: 15% fino a 50 mila euro per dipendenti, Lega “per la crescita”
A Palazzo Chigi è il giorno decisivo per l’approvazione del Def. La Lega preme per l’inserimento della flat tax delle famiglie. Siri: “Aiuterà la crescita”
La flat tax “deve essere l’elemento qualificante del Def“. A parlare dalle colonne del Corriere della Sera è Armando Siri, sottosegretario leghista ai Trasporti e teorico della tassa piatta.
Trovare le coperture, almeno 12 miliardi secondo gli studi del Carroccio, non sarà facile. Tanto più in un paese in recessione. Ma Siri rassicura: “Proprio perché il Paese non cresce c’è bisogno della flat tax“.
E così, nel giorno in cui il Consiglio dei ministri varerà il Documento di economia e finanza, la Lega preme affinché nel testo del Def rientri un chiaro riferimento all’introduzione di una tassa piatta per i dipendenti.
Dopo quella per le partite Iva fino a 65mila euro, inserita nella precedente manovra, per il Carroccio è il momento di passare alla fase due della flat tax, quella dedicata alle famiglie.
Flat tax 2019: il nodo della progressività
Il progetto della Lega, da mettere a punto nella manovra del prossimo autunno, è l’introduzione di un’aliquota Irpef unica al 15% per i nuclei familiari con reddito fino a 50mila euro.
La misura è nel contratto di governo ma il Movimento Cinque Stelle preme affinché si rispetti il parametro di progressività imposto dalla Costituzione. Altrimenti il rischio è che “aiuti solo i ricchi“, ha detto il vicepremier Di Maio.
A rassicurare l’alleato di governo, dopo la risposta di Salvini “non esiste la flat tax progressiva”, è stato proprio Armando Siri.
“Il progetto di flat tax consegnato al ministro Tria contiene tutti gli elementi per garantire la progressività“, ha assicurato il sottosegretario leghista. “Salvini ha detto che non può essere progressiva nel senso dimettere più aliquote – ha spiegato Siri -. Ma si può ottenere la progressività anche con un’aliquota unica al 15%, fino a 50 mila euro, con il sistema delle deduzioni“.
L’aliquota sarebbe uguale per tutti, dunque, ma i redditi più bassi sarebbero tutelati da una serie di deduzioni che farebbero calare il conto da pagare all’erario.
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