Pfas in Veneto: cosa sono e valori sangue alterati. Le sostanze pericolose
È disponibile l’ultimo report della Regione Veneto (n. 9 di marzo 2019) in merito alle analisi sulle concentrazioni di Pfas nel sangue, nel periodo di riferimento luglio 2018-marzo 2019 sui cittadini veneti che risiedono nella zona rossa tra Vicenza, Padova e Verona. I risultati hanno dimostrato come rispetto al precedente rapporto siano raddoppiati i cittadini con concentrazioni elevate di Pfas nel sangue, nonché alterazioni della pressione arteriosa o degli esami bioumorali. Su 47.213 persone invitate, fa sapere la Regione, si è registrata un’adesione del 60%. Gli esiti rilevati su 25.288 persone hanno riscontrato 16.400 persone con valori elevati o alterati. Questi ultimi sono invitati, gratuitamente, a “un percorso di approfondimento di secondo livello”.
Pfas in Veneto: dati e numeri dei residenti analizzati
A luglio 2018 erano infatti 7.716 i cittadini nati tra il 1966 e il 2002 con valori elevati di Pfas nel sangue ai quali fu offerto un percorso di approfondimento di II livello. Al 5 marzo 2019 il numero è praticamente raddoppiato, ammontando a 16.400 unità, ovvero il 64,8% della popolazione monitorata.
Come scrive Il Fatto Quotidiano, tuttavia, questa può essere solo la punta di un iceberg e i numeri sono destinati a crescere. Solo poco più del 50% della popolazione è stata convocata agli esami specifici, ovvero 47.213 persone. “Di queste hanno risposto 27.968 (61% dei chiamati) e gli esami completati sono 25.228, che equivale al 27% della popolazione da analizzare. Per questo il numero di 16.400 cittadini andrebbe probabilmente moltiplicato per quattro”, è la conclusione di Giuseppe Pietrobelli. “Significa che le persone intossicate dai Pfas e che richiedono un approfondimento medico sono almeno 60 mila, anche se non lo sanno ancora”.
Pfas in Veneto: cosa sono
Ma cosa sono i Pfas? Si tratta di sostanze perfluoroalchiliche che, come rivela il Ministero dell’Ambiente, sono usati dagli anni Cinquanta come “emulsionanti e tensioattivi prodotti per la pulizia, nella formulazione di insetticidi, rivestimenti protettivi, schiume antincendio e vernici”. Inoltre sono utilizzati anche per i capi d’abbigliamento impermeabili, prodotti per stampanti, pellicole fotografiche e contenitori del cibo da fast food. “Come conseguenza dell’estensiva produzione e uso dei PFAS”, spiega il Ministero nel suo documento, “questi composti sono stati spesso rilevati in concentrazioni significative in campioni ambientali e in organismi viventi, inclusi esseri umani”.
Pfas: le conseguenze sull’ambiente e la salute
Nel caso veneto preso in esame, tali sostanze hanno determinato un importante livello di inquinamento nella falda che scorre proprio sotto la succitata area interessata, tra Vicenza, Padova e Verona. Sostanze a suo tempo scaricate dalle produzioni industriali fiorenti nella zona, con conseguenze rilevanti sotto l’aspetto ambientale e sanitario.
Pfas in Veneto: cosa dice la Regione
Tra le note conclusive comunicate dalla Regione Veneto in merito al recente rapporto, si precisa che in questa fase non è ancora approfondita l’associazione tra le concentrazioni di PFAS e gli stili di vita. In merito agli esami bioumorali, invece, si segnala come il colesterolo risulti il parametro con valori più fuori norma, e che questo parametro cresce con l’aumentare dell’età. Inoltre, “si evidenzia che all’aumentare degli anni di esposizione alla contaminazione aumentano le concentrazioni sieriche di POFA, PFOS e PFHxS”. E che le femmine in età fertile hanno concentrazioni sieriche di PFAS considerevolmente più basse rispetto a quelle dei maschi. Ciò dovrebbe dipendere da una differente capacità di escrezione. “Le femmine infatti eliminano attraverso le mestruazioni una parte dei PFAS contenuti nel loro sangue. Tale dato è confermato dall’assenza di differenza tra generi riscontrata nella popolazione pediatrica”.
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