Abolizione ticket sanitario con Isee, le fasce agevolate. Parla il ministro
Il ministro della Salute Giulia Grillo, in una recente intervista al Secolo XIX, ha esposto gli obiettivi minimi che intende raggiungere durante il suo mandato. Eliminazione del ticket sulle medicine per le fasce più deboli della società, accorciamento delle liste d’attesa, ripristino della figura del medico scolastico le priorità del medico di origine catanese.
Abolizione ticket sanitario: una riforma mancata
“Ci sono persone, soprattutto anziani, che arrivano a spendere fino a 300 euro al mese di ticket. Sto lavorando all’abolizione del ticket sui farmaci per le fasce più fragili e a chi ha un reddito basso, a cui non bastano le esenzioni”; così è intervenuta sulla prima questione il ministro Grillo interpellata dal quotidiano genovese. Invece, rispetto al superticket, “è una tassa odiosa e un problema soprattutto per i malati cronici. Ho chiesto risorse al governo per poter aiutare le Regioni che non hanno i soldi per toglierla, almeno per le fasce più fragili”.
Alcune Regioni non l’hanno mai imposto, altre solo per alcune prestazioni, in altre ancora è applicato a tutti; si tratta dell’importo aggiuntivo di 10 euro che i cittadini pagano su ogni ricetta per prestazioni di diagnostica e specialistica; in generale, sono esenti dal corrisponderlo gli anziani e i bambini dei nuclei familiari con un reddito inferiore ai 36.150 euro, i disoccupati, i pensionati al minimo o chi percepisce la pensione sociale, gli invalidi civili o di guerra e, in taluni casi, anche i malati cronici e gli affetti da patologie gravi.
La proposta del ministro Grillo di abolirlo del tutto non ha trovato spazio nella Legge di Bilancio 2019 a causa della mancanza di risorse; tuttavia, sempre il ministro ha assicurato che farà un nuovo tentativo con la Finanziaria 2020.
Abolizione ticket sanitario: la carenza di medici
Nella stessa intervista il ministro si è soffermato anche sul tema dell’intramoenia: “Nel programma M5S è previsto che l’intramoenia possa essere sospesa se supera un certo tetto. È, però, un’opportunità perché aiuta il servizio sanitario pubblico a stare in piedi e a non perdere professionisti. Il medico che visita nel suo studio deve essere collegato, per la fatturazione, all’azienda in cui lavora. La trasparenza e la digitalizzazione riducono gli episodi di corruzione”.
Una battuta poi anche sulla carenza di medici e la scelta di richiamare quelli in pensione da parte di alcune aziende sanitarie: “La priorità è garantire le cure ed è ovvio che si tratta di rimedi tampone. Ora purtroppo non abbiamo abbastanza medici con i titoli: sto lavorando a una riforma che consenta di accelerare l’ingresso dei neospecialisti e aumentare le borse, oltre a trasformare gli anni di specializzazione in formazione-lavoro”.
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