Continua in Libia la battaglia nella periferia meridionale di Tripoli. La capitale libica è ormai da quasi due settimane teatro di combattimenti. Questi sono attualmente in fase di stallo dopo una serie di pesanti bombardamenti aerei e offensive condotte da entrambe le parti. Come noto, lo scontro è tra le truppe vicine al governo riconosciuto dalla comunità internazionale di Fayez Al-Sarraj e quelle inquadrate nell’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar. La conta dei morti è arrivata a circa 150. Seicento sarebbero i feriti finora registrati. Preoccupa anche la sorte di circa 1500 migranti rinchiusi in alcuni centri di detenzione nei pressi della capitale, vicini ai luoghi dove infuriano i combattimenti.
Intanto, quasi ventimila persone hanno dovuto lasciare nel corso delle ultime due settimane le proprie abitazioni. Circa 2500 lo hanno fatto soltanto nelle ultime 48 ore, secondo quanto riportato dall’Agenzia per le Migrazioni delle Nazioni Unite. Quest’ultimo dato ha ripercussioni forti anche sulla politica italiana ed europea. Infatti, l’aumento dei flussi migratori dalla Libia verso l’Europa meridionale sarà tra i primi effetti tangibili di queste settimane di guerra.
Al-Sarraj ha chiesto ieri all’Europa di prendere una posizione comune contro l’offensiva di Haftar, sottolineando come dalla Libia possano muoversi in direzione nord fino ad ottocentomila persone. Diverse organizzazioni umanitarie hanno però smentito i numeri forniti da Al-Sarraj. Questi, con le sue dichiarazioni, dimostra l’intenzione di voler toccare un tasto su cui molte cancellerie europee sono come minimo sensibili.
Libia ultime notizie: ripercussioni sulla campagna elettorale
Sul tema si è divisa, come preventivabile, l’attuale maggioranza gialloverde. Il premier Conte ha dichiarato il rischio che nel contesto del caos Libia possano dirigersi verso le coste italiane anche numerosi foreign fighters. Il ministro dell’Interno Salvini ha ribadito la volontà di “tenere chiusi” i porti italiani anche di fronte all’attuale contesto. Di Maio e Toninelli hanno sottolineato, d’altro canto, l’insufficienza della misura. I due esponenti pentastellati hanno fatto piuttosto appello alla redistribuzione su scala europea degli eventuali migranti. L’ex premier Gentiloni ha dichiarato che la situazione in Libia rende i migranti rifugiati a tutti gli effetti e di conseguenza soggetti meritevoli di protezione umanitaria.
Dunque, di fatto, l’argomento entra a gamba tesa nel dibattito verso le prossime elezioni europee, che proprio nel controllo delle frontiere ha uno degli argomenti più divisivi. Intanto, l’inviato ONU Ghassam Salamè ha attaccato duramente il generale Haftar. Starebbe tentando di condurre un colpo di stato in Libia affossando il processo politico messo in campo dalla comunità internazionale.
Il generale avrebbe infatti emesso un ordine di arresto verso Al-Sarraj. Una mossa che per Salamè fa emergere le intenzioni golpiste del generale dell’Est, piuttosto che quelle di “sradicamento del terrorismo” annunciate nella sua propaganda. Proprio le credenziali di nemico degli islamisti sono tra le più rivendicate da Haftar. Il quale però, come riportato dalla Reuters, ha tra le sue truppe anche alcune centinaia di militanti salafiti. Alcuni dei quali indagati dalla Corte Penale Internazionale.
Libia ultime notizie: la comunità internazionale continua ad essere divisa
Secondo Repubblica, il ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani (che ha visto ieri il premier Conte) avrebbe invitato la comunità internazionale ad un embargo nella vendita di armi alle truppe guidate da Haftar. Difficilmente però paesi come l’Arabia Saudita, l’Egitto e gli Emirati, tra i grandi sostenitori del generale, saranno d’accordo. Il Qatar è sin dal 2017 in scontro diplomatico soprattutto con Riad e Abu Dhabi. Il dossier Libia è un’altra puntata del conflitto che comprende anche altri teatri di guerra come quello yemenita.
L’Unione Europea continua invece a muoversi in ordine sparso. Lo scontro tra Italia e Francia non è ufficiale ma evidente. Parigi è notoriamente tra i principali sostenitori dell’opzione Haftar come mossa per risolvere il caos libico che perdura dal 2011. Se la stessa Francia si è detta a parole disponibile a riprendere in mano l’opzione della conferenza diplomatica, la comunità internazionale non ha ancora trovato una nuova data in cui rimettere al tavolo tutte le principali parti in causa.
Originariamente una conferenza di riconciliazione nazionale doveva svolgersi tra il 14 e il 16 aprile nella città di Ghadames. Il vicepremier libico Maitig, uomo forte del governo di Tripoli con grande influenza sulle milizie islamiste di Misurata, ha affermato come Haftar stia retrocedendo. Ma questo non sembra ancora portare all’avvio di un processo diplomatico internazionale. Ad essere decisivi saranno allora i prossimi giorni. In cui, in mancanza di un avanzamento reale delle truppe di Haftar, la via diplomatica potrebbe tornare l’unica per uscire dall’attuale impasse.
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