L’incendio di Notre Dame è stato un disastro che ha colpito pressoché tutto il mondo. Milioni di persone hanno twittato le loro emozioni, subito riprese dalla stampa secondo il protocollo “il web”. Nessuno sa davvero chi sia o dove abiti il web, ma torna utile quando si tratta di promulgare la narrazione “che tempi, signora, che tempi”. Consiste nello scandagliare i fondali dei social network, pescare i commenti più idioti, farneticanti o estremisti, cucirli insieme e servire a tavola un ritratto desolante della popolazione mondiale, nascondendosi dietro l’autorevolissima parola “il web dice”.
È una manovra diffusa quanto infame
Tutti abbiamo visto e sentito interviste – o letto blog fatti apposta – che raccolgono opinioni di deficienti, di solito intitolate “il peggio di”. Ecco allora che Notre dame per il popolo è un attentato terroristico, una metafora dell’occidente, bruciamo tt le kiese, oscure profezie, i francesi se l’ammeritano perkè Ciarli Ebdo, haha guardate Trump vuole mandare i canadair di Di Maiooooo!1!!!!!!11 e altre vette di umorismo da terza elementare. Quando leggiamo questi abissi di mestizia ci sentiamo molto intelligenti e vogliamo farlo sapere a tutti, così ci affrettiamo a cliccare e condividere, indignati e orgogliosi: Queste sono le conseguenze di BerluscSALVEENEE, bisogna ripartire dalla scuola, ci vuole più Europa.
Perché?
Dolcezza ed empatia rovinano gli editoriali indignati
Dopo che “il web” ha espresso la solita opinione cucita ad hoc, i VIP del giornalismo accorrono a strapparsi i capelli tuonando corsivi indignati. Che schifo, che mondo, che orrore, laggente è diventata razzista, sessista, omofoba, xenofoba e via col solito carrozzone. Peccato che “il web” sia una costruzione narrativa faziosa, parziale e ignobile costruita per fomentare altro odio, al solo scopo di aumentare le interazioni social. L’incendio di Notre Dame ha commosso e unito come raramente s’è visto. Governanti da tutto il mondo, supportati da milioni di persone indipendentemente dal colore politico, si sono stretti attorno alla Dama di Parigi. Persino i gilet gialli si sono fermati; è stato uno spettacolo di umanità e speranza enorme.
La scelta migliore
La terza legge di Newton funziona nel mondo fisico e in quello sociale: a ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria. Possiamo scegliere di diventare scimmie che si tirano la merda addosso, in modo che altre scimmie facciano lo stesso in un crescendo di livore, aggressività e infantilismo che di solito termina con dazi, incidenti diplomatici e guerre fredde-quasi-nucleari. Oppure possiamo scegliere di vedere il lato bello, raro e prezioso dell’incendio a Notre Dame. Il tweet del Teatro della Fenice. Uomini e donne di tutte le età in ginocchio che guardano una cattedrale del 1260 bruciare e cantano “Je vous salue Marie” senza cellulare in mano non stanno “cercando di spegnere l’incendio con le preghiere”. Stanno facendosi coraggio l’un l’altro, pur non conoscendosi. Dipende come la si vede, ma anche come la si vuole raccontare.
Come Jep Gambardella, scegliere la grande bellezza invece dei selfie della cinquantenne sgallettata.
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