L’omocodia non è qualcosa di scarsamente diffuso nel nostro paese. Con questo non comune termine intendiamo, semplicemente, il fenomeno per cui due o più persone presentano, sulla base di un certo calcolo, lo stesso codice fiscale. Si tratta di un’anomalia che va sicuramente risolta, per evidenti motivi. Vediamo che risposte dà la legge in proposito.
Codice fiscale: perché si verifica l’omocodia?
Secondo i dati statistici, il fenomeno in oggetto ha una certa diffusione nella penisola: alcuni anni fa, i casi di omocodia erano ben 24.000, con una media di 1.400 casi nuovi all’anno. Si tratta quindi di un problema di non pochi cittadini, il quale – se non risolto – comporterebbe un’identificazione non univoca del contribuente, con il chiaro rischio di dover pagare le tasse per qualcun’altro. L’omocodia, come accennato, dipende dal calcolo del codice fiscale in automatico: essa ha luogo se risulta non solo un’omonimia, ma anche una equivalenza di data di nascita e città di nascita da parte di due o più cittadini. In queste circostanze, il sistema dell’Anagrafe Tributaria è destinato ad andare in tilt e a generare l’omocodia. È vero che sarà l’Agenzia delle Entrate a risolvere l’inesattezza, ma sulla base della richiesta dell’interessato. Vediamo come.
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Come risolvere l’omocodia?
In verità, non è impegnativo – per il cittadino – risolvere questo problema. Sarà sufficiente rivolgersi all’Agenzia delle Entrate e domandare che il proprio documento di identificazione sia corretto. Di seguito, spetterà all’Agenzia delle Entrate modificare il codice in oggetto, sostituendo con delle lettere uno o più numeri che hanno generato l’omocodia. Per utili ragguagli in merito, è opportuno consultare la pagina web di riferimento, nel sito dell’Agenzia delle Entrate.
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