L’attuale presidente indonesiano Joko Widodo dovrebbe essere riconfermato alla guida del paese asiatico. Widodo avrebbe infatti sconfitto il suo avversario Prabowo Subianto nelle elezioni legislative dello scorso mercoledì. Widodo avrebbe raccolto almeno il 54% delle preferenze.
I risultati ufficiali non arriveranno fino a maggio, ma tutte le rilevazioni all’esterno delle urne danno Widodo in testa con ampio scarto. Cinque anni fa Widodo aveva sconfitto lo stesso Subianto con un margine molto più stretto. Rispettate le previsioni della vigilia, che davano Widodo ampiamente favorito. Circa l’80% degli aventi diritto ha partecipato al voto.
Elezioni Indonesia 2019: decisivo l’elettorato giovanile
I 193 milioni di elettori residenti sulle circa 17.000 isole che compongono l’arcipelago asiatico avrebbero dunque optato per la continuità. Subianto, ex capo delle forze speciali dell’esercito, da parte sua si è detto fiducioso di aver ottenuto la presidenza del paese. Subianto è genero dell’ex uomo forte di Giacarta, il generale Suharto, al potere in una dittatura durata dal 1967 fino al 1998.
La sua aspettativa è stata però subito tradita dalla prima pagina del Jakarta Post, che ha significativamente titolato “Five more years“. Dando quindi per scontata la rielezione dell’attuale presidente. Ad essere decisivi per la riconferma di Widodo sembrano essere stati i voti dell’elettorato più giovane. Circa un terzo della popolazione indonesiana ha tra i 17 e i 35 anni.
Elezioni Indonesia 2019: le sfide che attendono Widodo
L’Indonesia è un paese ancora fortemente diviso tra nuclei urbani metropolitani come quello di Giacarta, vicini a Widodo, e un’ampia area rurale molto più indietro in termini di reddito ed opportunità, e più sensibile a Subianto. Il tema della corruzione e del clientelismo, su cui ha puntato Subianto all’interno di una campagna elettorale di taglio “populista” non è stato sufficiente al candidato di centrodestra.
Le sfide che attendono Widodo sono quelle interne al suo progetto di reformasi (Era delle riforme). Vale a dire, un maggiore impegno sul tema dei diritti umani, ma anche la prosecuzione di una politica orientata allo sviluppo economico. Alcune stime vedono l’Indonesia proiettata a diventare la quarta potenza economica mondiale da qui al 2050.
L’anno scorso ha visto l’Indonesia crescere del 5% soprattutto grazie a un forte investimento nell’ambito delle infrastrutture, molte finanziate da partnership internazionali come quelle attivate con la Cina nell’ambito della Belt and Road Initative. Ciò è avvenuto senza però ridurre, anzi allargando, le diseguaglianze in termini di reddito tra le differenti aree del paese. Una sfida che nel secondo mandato Widodo dovrà cercare di affrontare.
Voto in Indonesia: il ruolo della popolazione musulmana
Esiste poi la dinamica relativa alla questione religiosa, che potrebbe farsi sentire anche nelle prossime ore. Infatti, è possibile che nella giornata di domani, in corrispondenza con le preghiere del venerdì, molti sostenitori di Subianto possano scendere in piazza a favore del loro candidato. Già nel 2014 Subianto non accettò inizialmente il risultato facendo appello alla Corte Costituzionale. Quest’ultima poi confermò la vittoria di Widodo.
Le forze dell’ordine, tramite il capo della polizia nazionale Tito Karnavian, hanno invitato a non manifestare, e soprattutto ad evitare ogni tipo di incidente in relazione all’esito del voto. In particolare, a destare attenzione è la possibile reazione della comunità musulmana più oltranzista. Questa fa parte di una popolazione musulmana tra le più grandi al mondo, che conta circa 180 milioni di persone (su 250 totali). Alcuni gruppi, come ad esempio quello noto come Alumni212, hanno già annunciato proteste per venerdì.
Il gruppo ha indetto infatti una marcia con partenza dalla moschea di Istiqlal della capitale Giacarta. In passato i gruppi islamisti hanno avuto grande capacità di mobilitare la popolazione. Ha destato preoccupazione negli scorsi anni sia il numero di foreign fighters partiti dall’arcipelago verso il Medio Oriente, sia l’introduzione della sharia nell’isola di Aceh.
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