Greta Thunberg ha 16 anni e da quando, ad agosto, ha iniziato a protestare contro il cambiamento climatico fuori dal Parlamento svedese, i venerdì non sono più stati gli stessi.
Di settimana in settimana la sua contestazione ha superato i confini nazionali diventando un fenomeno globale. Al grido di #FridayforFuture migliaia di studenti, e non, sono scesi in piazza. Dalla Germania all’Australia, dall’Italia alla Gran Bretagna, ragazzi e ragazze hanno riempito le strade per richiamare l’attenzione della classe politica sui rischi del cambiamento climatico.
Ma Greta Thunberg, sguardo fermo e lunghe trecce bionde, non è diventata solo il nuovo punto di riferimento del movimento ambientalista e una dei candidati al Nobel per la pace. È diventata un interlocutore, non certo accomodante, per i potenti del mondo. Prima alla COP24, il vertice Onu, poi al forum di Davos e al Parlamento europeo, ha pronunciato parole molto dure. Parole che non ha risparmiato nemmeno davanti al nostro Senato, in occasione del suo viaggio in Italia. “Ci avete mentito, ci avete rubato il futuro” ha detto.
Greta Thunberg: la protesta e il marketing
La protesta di Greta Thunberg, però, non ha provocato solo una grande mobilitazione. In molti, soprattutto all’interno del suo paese, hanno iniziato a chiedersi chi ci sia dietro la sua azione.
La prima traccia seguita è stata quella della famiglia. Ha sollevato più di una critica il fatto che la madre di Greta, Malena Ernman, nota cantante, abbia atteso l’inizio della protesta della figlia per pubblicare un suo libro, Scenes from the Heart, proprio sul cambiamento climatico.
Alle critiche si è aggiunto il sospetto quando Ingmar Rentzhog, esperto di marketing, ha inserito Greta nel comitato direttivo della sua startup We Do not Have Time, tradotto “non c’è più tempo”. Lo stesso slogan della protesta di Greta.
A tutto ciò si aggiunge che lo stesso Rentzhog è anche a capo della Global Utmaning, un think tank fondato dall’ex ministro allo sviluppo della Svezia Kristina Persson, del partito socialdemocratico.
In molti, soprattutto tra i media svedesi, accusano Rentzhog di aver sfruttato l’immagine di Greta. Non solo per trarne profitto economico, ma anche politico a favore del partito socialdemocratico e contro i nazionalismi europei.
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